gufo con occhi rossi

Le parti dell’occhio

Di solito si dice che gli occhi sono lo specchio dell’anima e che attraverso gli occhi riusciamo addirittura a capire se abbiamo qualche malattia o almeno una certa predisposizione ad ammalarci.
Non a caso, l’igiene di questa delicata parte del corpo risulta fondamentale per mantenersi in salute. Per fare tutto questo è importante conoscere e riconoscere le vari parti dell’occhio e soprattutto essere in grado di analizzarle, essendo la vista uno sensi più importanti di cui siamo dotati.

gufo con occhi rossiPer meglio definire questo ambito di studio, a metà strada tra l’anatomia e scienza olistica, potremmo ricorrere ai principi dell’ iridologia, che attraverso lo studio dell’iride, ci permette di prevenire alcune patologie.

Analisi delle parti dell’occhio

Ma di quanti elementi è formato l’occhio? Se anche tu vuoi sapere qualcosa in più sullo studio di questo particolare organo, non soltanto dal punto di vista anatomico, allora continua la lettura di questo articolo.

L’occhio umano
è la parte periferica dell’apparato visivo, ovvero lo strumento attraverso cui la mente percepisce ciò che
avviene nel mondo. In parole più semplici è come se l’occhio fosse una “ telecamera” con cui registriamo e trasmettiamo poi al cervello, che possiamo considerare con un “computer”, le informazioni esterne.

Eventuali carenze visive possono compromettere la vita di alcune persone ed è per questo che si indossano lenti a contatto o occhiali per correggere eventuali difetti alla vista.

Ma vi siete mai chiesti:

come è fatto l’occhio?

L’occhio è una sfera, formato essenzialmente da due parti:

  1. La parte anteriore a sua volta composta da:

  1. La cornea , da cui ha inizio il processo visivo ed è la parte più esterna dell’occhio;

  2. La pupilla, è la parte centrale e scura dell’occhio che si dilata al buio e si ritrae con la luce;

  3. Il cristallino , un insieme piccolissimo di cellule, necessario per mettere a “fuoco” i raggi di luce;

  4. L’iride , che si trova davanti al cristallino, in continuo movimento per adeguare l’apertura della pupilla;

  1. La parte interna degli occhi è composta da:

  1. La retina , la cui funzione fondamentale è quella di raccogliere le informazioni che il nervo ottico invia al cervello;

  2. Il nervo ottico , che rappresenta il principale recettore dell’occhio, capace di trasmettere gli impulsi ad una velocità di circa 480 km all’ora.

Proprio per essere precisi e rendere conto di quanto sia complesso l’apparato visivo, possiamo tranquillamente affermare che noi vediamo molto più con il cervello che con gli occhi!

Proprio perché l’occhio è un organo particolarmente importante e delicato, esso è protetto dall’orbita e dagli zigomi della fronte, che lo tutelano da eventuali traumi.

Nonostante questa difesa naturale, appare importante impegnarsi affinchè tutte le parti dell’occhio siano costantemente igienizzata e mantenuta pulita, soprattutto nel caso si utilizzino lenti a contatto.

Al di là dei falsi miti o delle inesattezze che circolano sulla modalità di conservazione delle lentine per gli occhi è essenziale imparare il metodo corretto per metterle e non toglierle in continuazioni.

Togliere e mettere le lenti a contatto aumentano la possibilità che i germi, depositati sulle nostre mani, infettino la cornea e quindi danneggino, a lungo andare, la qualità della nostra vista.

In linea di massima, in un fisico perfettamente funzionante, esistono dei sistemi naturali per proteggere questo senso, in modo tale la limitare al massimo le possibilità di infezioni, come nel caso di congiuntivite e
vedere senza appannamenti o altre limitazioni.

L’importanza delle lacrime

Vi siete mai chiesti perché piangiamo?

Lasciando da parte il fatto che gli occhi rispecchiano anche un aspetto emotivo e seduttivo e che con lo sguardo
possiamo trasmettere mille emozioni, sia belle che brutte (ad esempio la passione, ma anche la paura…), non dimentichiamoci che con gli occhi si piange, ovvero si producono lacrime.

Qual è la funzione delle lacrime? Esse svengono prodotte dalla ghiandola lacrimale, posta all’esterno dell’orbita e servono per spazzare via, le polveri e i corpi estranei all’occhio, aiutando questa area a rimanere pulita. Fisiologicamente, possiamo attribuire alle lacrime un’importante funzione di pulizia dell’occhio.

Nonostante questo, purtroppo, come ci insegnano i film d’amore, quando qualcuno piange lo fa generalmente per un fattore emotivo, più che fisiologico!

Il colore dell’iride

Una componente importante dell’occhio è l’iride. Si tratta dei quella parte colorata esterna che notiamo immediatamente nelle persone che abbiamo di fronte. Il colore degli occhi dipende dalla quantità di melanina e dal tipo di pigmento dell’iride ed è in grado di condizionare in giudizio estetico che abbiamo di quella persona.

Come è facile ipotizzare, nel caso di occhi scuri si tratta di soggetti con un alto quantitativo di melanina che invece risulta decisamente ridotto, nel caso di persone con occhi chiari.

Le sfumature di colore degli occhi sono tante, anche se nel mondo, a livello prettamente statistico, si nota una prevalenza degli occhi scuri rispetto a quelli chiari.


Molto particolari sono gli occhi di color verde, che pare piacciono molto alle persone perché ritenuti affascinanti e misteriosi allo stesso tempo, anche se pure gli occhi nocciola o completamente neri, come nel caso delle popolazioni subsahariane, sono molto seduttivi.

Dopotutto la legge del “è bello tutto ciò che non posseggo” vale anche quando si parla di colorazioni degli occhi ed è facile pensare che una ragazza finlandese trovi molto più apprezzabili degli occhi neri, di una ragazza senegalese.

Se volessi degli occhi di un altra tinta potresti comunque indossare delle lentine a contatto colorate, anche se più dell’aspetto estetico, dovrebbe interessarti la salute.

Scegliere cibi genuini, in sintonia con quello che ci dice il nostro gruppo sanguigno permetterà di ottenere grandi benefici, di cui si accorgerà anche l’iridologa quando “leggerà” i tuoi occhi.

foto di una tenia

Come curare la taenia e altri parassiti intestinali

La presenza di parassiti nell’intestino è spesso sottovalutata, sebbene sia ancora frequente anche nel mondo occidentale. I vermi dell’intestino sono di numerose specie anche se nella maggior parte dei casi si tratta della taenia, o verme solitario. Ecco cosa è necessario sapere.

I parassiti intestinali

foto di una teniaLa taenia, ma questo in realtà vale per molte specie di vermi intestinali, può giungere nel corpo umano in diverse modalità. In particolare attraverso le carni bovine e suine. A loro volta questi animali possono infettarsi a seguito del cibo mangiato. Accade di fatto che le uova della taenia, che si trovano nelle feci degli animali, si diffondano prima nell’erba ed nell’acqua e quindi vengano nuovamente ingerite da questi stessi animali e arrivino nell’intestino dell’uomo, quando consumano queste carni.

Per questa ragione sarebbe preferibile, se proprio non potete rinunciare del tutto a questi alimenti, consumare carne sempre ben cotta e assumere una sufficiente quantità di fibra, ad esempio attraverso i cereali, in quanto aiuterebbero a pulire le pareti dell’intestino. I parassiti intestinali possono arrivare a destinazione anche attraverso acqua contaminata o in situazioni igieniche precarie.

Tra i vari modi attraverso cui è possibile che avvenga la trasmissione nell’uomo è bene ricordare come sia spesso il gatto il responsabile di tali infezioni.

I nostri mici sono infatti colpiti molto spesso da parassiti intestinali e tra questi alcuni possono essere diffusi all’uomo, come nel caso dell’Ancylostoma tubaeformi che si rivela particolarmemente pericoloso, perchè si
nutre di sangue e può creare lesioni alle pareti dell’intestino.

Molto noto è anche il toxoplasma, che sarebbe un protozoo molto diffuso e che potrebbe creare più di una complicazione durante una gravidanza.

Si sottolinea come questo parassita, che vive negli intestini, difficilmente arriva all’uomo tramite il gatto. Molto più frequentemente, il contagio arriva tramite il consumo di verdure crude.

I bambini risultano essere in statisticamente i più colpiti da questo batterio, in quanto possiedono un sistema immunitario più debole e hanno l’abitudine di introdurre nella bocca oggetti di vario tipo, soprattutto giocattoli, che hanno contatto con l’erba e con i prati e potrebbero divenire dei potenziali canali di trasmissione.

 

Quali danni provocano i parassiti intestinali

I danni provocati dai parassiti, tra cui la taenia, sono diversi. In primo luogo vi è una difficoltà nell’assorbimento delle sostanze nutritive. La persona interessata dal problema potrà avere problemi di anemia, e se si tratta di un soggetto adolescente o comunque in fase di sviluppo, potrebbe registrare delle difficoltà nella crescita.

Qualora non si agisse tempestivamente per contrastare il problema, le conseguenze della permanenza dei parassiti intestinali nell’intestino potrebbero essere ancora più gravi.

Le persone debilitate a causa di batteri che hanno intaccato la salute del sistema immunitario o in anziani, tendenzialmente più deboli, la presenza di parassiti intestinali non ancora diagnosticati e quindi non curati
potrebbe danneggiare irrimediabilmente l’organismo.

I parassiti intestinali possono provocare un’ alterazione della flora batterica intestinale che ricordiamo avere un ruolo importante nella produzione di vitamine, sali minerali e nella preparazione di proteine assimilabili dall’organismo. In base alla tipologia di parassita è possibile anche che questi “intrusi” possano risalire l’intestino e raggiungere la valvola di Oddi, creando un danno enorme, infestando di fatto le vie biliari e pancreatiche.

Nel caso della tenia, un ulteriore rischio è legato alla formazione di cisti all’interno di muscoli e o nell’encefalo, in questo caso si parla anche di cisticerchi e neurocisticercosi.

 

Sintomi

Quando vi è un parassita intestinale, come ad esempio la taenia, il soggetto accusa diarrea alternata a stitichezza, dolori addominali, nausea, vomito, prurito anale. Eseguendo le analisi del sangue sarà possibile
rilevare una carenza vitaminica, sebbene la persona, a causa della costante sensazione di fame, continui a mangiare molto. Nel caso più grave, ma raro, in cui ci sia una neurocisticercosi sarà possibile il manifestarsi di sintomi ben più gravi, come epilessia, cefalea, confusione, sino ad arrivare a problemi visivi.

Nel caso di presenza di una tenia ben sviluppata è possibile notare dei pezzettini bianchi nelle mutandine. E’ il segnale che il vermone abbia raggiunto dimensioni ragguardevoli e che sarebbe il momento di iniziare un
trattamento definitivo.

 

Diagnosi

Per avere una diagnosi che indichi con certezza la presenza di un parassita nell’intestino è necessario rivolgersi al medico. Il professionista medico, oltre a prescrivere esami del sangue, necessari per valutare la presenza di
carenze alimentari/anemia, prescriverà quasi certamente l’ esame colturale delle feci, teso a rilevare la presenza di larve e uova. Per diagnosticare la presenza di cisticerchi, invece, sarà possibile eseguire RX, visto che, considerate le dimensioni del parassita, sarà ben visibile anche in fotografia.

 

Quali cure scegliere per debellare i parassiti intestinali

La terapia più indicata prevede la somministrazione di farmaci, il cui obiettivo sarà quello di aiutare la persona afflitta dal parassita intestinale, in modo tale da eliminarlo attraverso le feci.

Solitamente per curare i malati di tenia si prescrive la niclosamide che serve per bloccare lo sviluppo e l’accrescimento del lungo verme. Per altre forme parassitarie si utilizzano inzece il praziquantel e l’albendazolo, che si dimostra un efficace antidoto nei confronti di numerosi tipi di parassiti intestinali.

 

All’interno di questo trattamento, a seconda della specificità del problema e degli effetti secondari evidenziati nel paziente, il medico può ritenere utile anche la somministrazione di lassativi, il cui obiettivo resta quello della pulizia dell’intestino.

Un’ulteriore misura che sta prendendo sempre più piede, anche in Italia, finalizzata a rimuovere i parassiti intestinali depositati lungo il tratto digestivo è l’idrocolon terapia.

brocca di latte frescoSi tratta di un vero e proprio lavaggio intestinale eseguito introducendo acqua dolce attraverso il retto e che permette di eliminare tutte le cellule morte, gas intestinali, rifiuti depositati sulle pareti dell’intestino. La nostra alimentazione sballata, spesso caratterizzata dall’abbondanza delle scorie alimentari potrebbe ostacolare la regolare peristalsi e interferire con la qualità della nostra flora batterica.

Agire in tempo, prima che un eccesso di fibre, depositato lungo il colon, e mai rimosso, possa formare un tappo naturale che impedisca alle tossine di essere allontanate dal corpo, risulta fondamentale per vivere meglio.

Per chi vuole eliminare i parassiti intestinali con rimedi omeopatici una soluzione è rappresentata dall’olio di rosmarino, venduto anche in pratici opercoli. Questa spezia, infatti, ha proprietà antimicrobiche, in grado di debellare i parassiti intestinali, incluso la tenia.

Sul mercato esistono anche integratori alimentari a base di manganese,rame, zinco, selenio, magnesio, ideali per raggiungere lo stesso scopo.
Sempre in funzione antifungina, sarebbe intelligente introdurre nelle nostre diete anche lo zenzero, il prezzemolo e il pompelmo.

E’ consigliato periodicamente di dedicare delle giornate alla pulizia del colon, evitando cibi a base di prodotti di origine animale e assumendo acqua e limone, in grande quantità.
Un ultima curiosità, in passato, quando queste tecniche di depurazione non erano così sviluppate, per far uscire la tenia dal colon si poneva una ciotola contenente del latte caldo durante la notte, in corrispondenza dell’ano, cercando di rimanere accovacciati.

Si tratta di un rimedio della nonna molto truce che oggi che esistono farmaci per spezzettare il vermone nell’intestino e solo successivamente espellerlo, appare a dir poco “folkloristico”.

disegno di vermi nell'intestino

I pericolosi vermi intestinali

ta la froma e lo spessore.Quando si parla di vermi dell’intestino non è mai corretto generalizzare. Esistono così tanti parassiti intestinali, ognuno dei quali con delle caratteristiche specifiche, che sarebbe opportuno capire prima da quali vermi o larve è infestato il nostro colon, prima di sbilanciarci in qualche diagnosi.
Non sarebbe professionale consigliare una terapia antiparassitaria generica quando le cure a base di farmaci impiegate per eliminare alcuni vermi intestinali, possono essere completamente differenti da quelle usate contro altri virus.

 


Impariamo a riconoscere quindi di quale tipo di vermi del colon stiamo parlando, sia analizzandone l’aspetto fisico al microscopio e sia illustrando quelle che sono le sue peculiarità (sintomi, cause e cure).

I Nomi dei vermi intestinali

Vermi intestinali ascaridi: rappresentano la causa principale di una malattia detta ascaridiasi. Tra i sintomi principali del disturbo che interessa le pareti intestinali sono:

  • forti dolori addominali,
  • coliche,
  • cacca sciolta (soprattutto nei bambini)

Sono vermi lunghi, alcuni tra quelli di maggiori dimensioni che possono colpire le pareti intestinali. Non sono tanto larghi e somigliano a degli spaghetti, considerata la forma e lo spessore. Il colore dominante di queste forme parassitarie è il giallo, anche se non manca la presenza di striature biancastre sul loro corpo.
Sono estremamente diffusi tra le fasce di popolazioni più povere, dove l’alimentazione risulta scarsa e spesso caratterizzata da scarse norme igieniche. Circa 1 persona su 5 è afflitta da questa tipologia di lombrico ma, prendendo come riferimento il continente africano, infestazioni intestinali come questa, diventano ancora più frequenti. Le condizioni igieniche scarse e la disinformazione, sono tra le cause principali di diffusioni di malattie come queste nelle zone più povere del Mondo, come accade per le larve di oncocercosi, che si manifesta nell’uomo soprattutto a livello oculare.

La modalità di trasmissione più comune di questi nematodi, nei paesi occidentali, è legata alla presenza di animaletti domestici non ancora sverminati.
Non è raro che, giocando con piccoli gatti non ancora sottoposti a sverminazione, dei bambini possano essere contagiati da ascaridi.
Il tempo di incubazione del parassita intestinale ascarislumbricoides è molto lungo.
Un uomo potrebbe ammalarsi a causa di vermi ostinati, in grado di sopravvivere sul pelo di un gatto o di un cane, anche per 3 anni.
Pensare che non possa avvenire il “passaggio” dei vermi da un animale domestico a un essere umano è assolutamente sbagliato, ma è anche esagerato preoccuparsi qualora l’amico a quattro zampe o il pelosissimo persiano che avete in casa siano stati già portati dal veterinario per sverminarli.

In Africa l’infestazione parassitaria da ascaridi è una delle principali cause di mortalità infantile.
Il decesso avviene a causa di larve in grado di perforare la parete dell’intestino, raggiungendo altri organi vitali o generando emorragie interne, difficili da arginare.
Tra i sintomi ricorrenti nei pazienti colpiti da questa infezione ritroviamo:

  • forte impulso al conato,
  • sensazione di fastidio generalizzato e inappetenza,
  • spasmi nell’addome

In alcuni soggetti si noterebbero dei sintomi secondari come surriscaldamento corporeo e stanchezza cronica.

Vermi intestinali ossiuri

Si tratta dei parassiti infantili più noti, molto diffusi anche tra i piccoli bimbi italiani. Vero terrore di ogni mamma, la possibilità che il proprio figlio subisca un’infestazione parassitaria da ossiuri è abbastanza elevata.
Dal punto di vista dell’aspetto si presentano come vermi intestinali di dimensioni assai ridotte, ma non così tanto da non essere riconoscibili ad uno sguardo attento. Il colore dominante di questi vermetti che si annidano nel colon è il bianco, ma la caratteristica principale dei questi organismi che popolano la zona interna dell’intestino è l’aspetto esteriore.

A guardarli attentamente sono molto simili a fili di lana bianchi e se particolarmente formati è possibile osservarli anche sottopelle, consentendo una diagnosi piuttosto rapida, da parte del pediatra.
La possibilità di vederli camminare sotto l’epidermide rende questo parassita molto difficile da affrontare sul piano emotivo, soprattutto quando la vittima è un bambino piccolo.
La causa principale che spiega perchè vengono questi vermi è l’alimentazione.
Non ci stancheremo mai di spiegare come mangiare “cibo appiccicoso”, difficile da digerire, come nel caso delle carni animali, aumenti le probabilità che scorie alimentari si depositino lungo le pareti del colon, senza che possano essere evacuate attraverso il retto.

Metodi di prevenzione

idrocolonterapiaLa funzione preventiva del lavaggio intestinale permetterebbe la rimozione di questi scarti di cibo che, incrostati nell’intestino, diventerebbero il nutrimento principale perchè i vermi ossiuri possano alimentarsi e quindi crescere a scapito dell’organismo ospitante.

Allo stesso tempo, l’idrocolonterapia si dimostra un rimedio assolutamente valido e una terapia naturale ed efficacie per debellare questa fastidiosa presenza parassitaria.
La pulizia attraverso il colon è il modo migliore per contrastare ad esempio il sintomo principe di questa infermità, ovvero il prurito nell’ano.
Soltanto una terapia in cui l’acqua viene introdotta a pressione attraverso la zona rettale può liberarci da quell’orribile sensazione di prurito insopportabile all’altezza del sedere che, nel caso delle signorine, può manifestarsi come una voglia inarrestabile di grattarsi la vagina.
Questi sintomi, tipici di una colonizzazione parassitaria da ossiuri, dovrebbero essere combattuti quanto prima, considerata la facilità con cui può avvenire la trasmissione, anche tra le persone adulte.
Sarà sufficiente respirare, toccare accidentalmente le uova di questi vermi ossiuri, per contrarre la malattia. Se si considera che le larve possono trasportare le uova sino alle zone intime e quindi depositarle sulle mutandine, immaginiamo come possa verificarsi facilmente una situazione potenzialmente contagiosa.

Quanto più è piccolo l’ambiente in cui si vive, quanto più la temperatura domestica sarà elevata, maggiori saranno le possibilità che il virus si diffonda, alimentando focolai estremamente pericolosi per i bambini.
Uno dei segnali più diffusi che caratterizzano l’ossiuri infantile è la pipì a letto, in bimbi che avevano già superato questa fase dell’infanzia. I genitori con figli afflitti da questi parassiti sono soliti lamentare una grande difficoltà nell’addormentarsi, a causa dei continui lamenti notturni dei pargoletti che appaiono costantemente agitati.
Rassicurarli serve a poco quando le larve sono nel pieno della loro forza ed è facile che altri segnali collaterali come la tendenza alla collera e un mix tra bruciore e perenne surriscaldamento segnino le giornate dei piccini malati.

La prevenzione di questo parassita andrebbe svolta costantemente da una mamma che si considera saggia e reputa di avere amore per la propria creatura. Tra le operazioni di routine, che andrebbero svolte indipendentemente dalla certezza che in casa ci sia l’ossiuri, ricordiamo:

  • l’igienizzazione ad altissime temperature, anche a 65° in lavatrice, di tutti gli oggetti e vestiti che entrano in contatto con il figlio;
  • permettere di giocare a terra, soltanto se si avrà la cura di far togliere sistematicamente le scarpe a tutte le persone che faranno ingresso nella casa. Questa usanza, tipicamente giapponese, dovrebbe contagiare anche le culture più occidentali;
  • applicare numerosi risciacqui ed eventuale permanenza in soluzione acquosa contenente bicarbonato di sodio, a tutta la frutta e la verdura che si intende consumare cruda;
  • Acquistare soltanto carne rossa di qualità biologica certificata, limitandone il consumo a solo 1 volta al mese.

Per sapere se si hanno questi vermi intestinali si effettua il test dello scotch. Si tratta di un metodo molto rapido per determinare, tramite applicazione di un nastro adesivo sulla pelle del soggetto, se si è stati colpiti da questa epidemia parassitaria o no. Il test di Graham, altro modo per indicare questo metodo di controllo, si effettua di mattina presto, prima di andare in bagno o di mangiare. Le larve di ossiuri sono solite migrare di notte sino all’ano, luogo in cui depongono e ragione del perchè si prova così tanto prurito prima di andare a letto. Per effettuare questo test bisogna dotarsi di guanti, vista la semplicità di diffusione del virus e la natura appiccicosa delle uova.
Il kit per effettuare la prova di Graham contiene, oltre allo scotch trasparente, anche un vetrino e un bastoncino che serviranno per raccogliere un campione.

Cause batteriche e precauzioni da seguire

Esistono svariate cause che possono favorire il prolificarsi dei vermi nell’intestino. Bisognerà scoprire in tempo quali sono le ragioni del perchè di questa invasione, prima che tali parassiti possano creare squilibri nel nostro organismo.

Tra i motivi principali di un attacco parassitario vi è la una mancata attenzione alle norme igieniche che dovrebbero essere eseguite quando si mangia. Essere certi della qualità dell’acqua e assicurarsi che sia potabile risulta indispensabile quando occorre lavare le verdure, soprattutto quando non dobbiamo cuocerle.
Anche lavarsi le mani di frequente eviterà che dei germi, provenienti da luoghi più sporchi, che abbiamo visitato in giornata, possano introdursi nel nostro corpo. Buona norma è pulirsele sempre prima e dopo aver mangiato, utilizzando uno specifico sapone antibatterico.

La brutta abitudine di mangiarci le unghie può essere un’altra modalità con cui i vermetti riescono ad entrare nel corpo ed è per questo che dovremmo tagliarle spesso per limitare le possibilità di contagio batterico.
E’ la stessa ragione per cui chi lavora in una salumeria o comunque maneggia il cibo dovrebbe avvolgere i capelli all’interno di una retina e indossare costantemente dei guanti.

In bagno dovremmo essere più attenti, visto che il passaggio di microbi infettivi potrebbe venire dal nostro amico, parente o partner. La buona abitudine a mantenere distinti gli asciugamani, avendo la premura di separare quello che utilizziamo per il bidet da tutti gli altri teli presenti in casa.
E’ per questo che nei bagni di servizio degli autogrill o dei locali commerciali si predilige l’uso di asciugamani elettrici a fotocellula, molto più igienici perchè non necessitano di un contatto per essere azionati.
Ogni qual volta un asciugamano in tessuto cadrà accidentalmente per terra sarà opportuno metterlo in lavatrice e sottoporlo ad un lavaggio a 50°, con detersivo a cui avremo aggiunto polvere antifungina.
Anche dopo aver avuto un rapporto sessuale non dovremo “abbassare la guardia”, soprattutto in caso di rapporto anale.

Le infezioni virali, come le contaminazioni da parte dei batteri sono assai più frequenti quando si limitano le possibilità che l’escherichia coli limiti la nostra vita sociale. Questo virus è molto frequente contrarlo anche quando si utilizza un water non perfettamente pulito.
Il sedimentare di residui fecali lungo le pareti del gabinetto può aumentare il rischio che vermi di questo tipo possano insinuare il nostro intestino. Per scongiurare questa situazione si consiglia di utilizzare sempre l’amuchina per pulire l’anello del wc e quindi di posizionare uno strato di carta igienica sul fondo della tazza. Spesso è da qui che provengono e hanno origini violente infezioni.

Questa operazione eviterà che gli schizzi di urina o dell’acqua del gabinetto, a seguito di un’evacuazione solida, possano ritornare verso l’alto e colpire gli organi sessuali.
Sono le ragazze le più esposte a questo tipo di rischi, guarda caso la categoria di persone in cui le infezioni vaginali e i vermi intestinali sono più frequenti.

Vermi e cibo

Resta però l’alimentazione in canale attraverso il quale è più facile andare incontro a questo tipo di rischi.
Non ci stancheremo mai di ammonire dal mangiare il pesce crudo, soprattutto quando si sceglie di mangiarlo in un sushi “all you can eat”. L’importanza dell’abbattitore alimentare nelle cucine dei ristoranti è fondamentale affinchè il verme dell’anisakis non ci metta ko, causando diarree abbondanti, persistenti e debilitanti.
I vermi intestinali che provengono da pesce crudo sono molto difficili da combattere.

E’ per questo motivo che sarebbe sempre preferibile la scelta di cucinare i prodotti ittici, anziché consumarli senza cuocerli o marinati.
L’acido del limone è un potente disinfettante, in grado di agire sulle proteine del pesce. Affermare che il limone cuoce il pesce sarebbe però una falsità, visto che per essere sicuri dai rischi parassitari bisognerà sempre utilizzare il fornello o il forno in cucina e non limirarsi alla “marinatura”

La migliore dieta antiparassitaria

pianta di rosmarino in autunnoAnche se molti continueranno a sostenere che i vermi non sono pericolosi e il più delle volte vanno via da soli, onde evitare episodi di recidività e pericolose ricadute, sarebbe meglio curarsi nel minor tempo possibile.
Esistono degli ingredienti che hanno la proprietà di attaccare i parassiti e aiutare l’organismo ad eliminarli naturalmente.
Tra gli alimenti suggeriti, quando si intende debellare i vermi interinali senza l’uso di farmaci, andrebbero annoverati:

 

 

  • aglio,
  • semi di anice,
  • olio extra vergine d’oliva,
  • rosmarino,
  • semi di papaya,
  • genziana,
  • cipolla,

Se dovessimo invece pensare ad una bevanda che può aiutare l’intestino a cacciare questi vermetti o a limitare i danni da essi prodotti, non possiamo non ricordare le proprietà drenanti e depurative del succo di pompelmo.
A tutte le persone che si sentono gonfie e vorrebbero iniziare una dieta contenitiva, suggeriamo di bere 2 bicchieri di succo derivato dal pompelmo.

Sarà importante in questo caso non utilizzare l’estrattore con questo frutto esotico, in quanto si rischierebbe di eliminare completamente le fibre che rappresentano uno tra i componenti più importanti di questo alimento.
Ad ogni modo, pur volendo suggerire qualche rimedio casalingo per mettere fine a questo problema, suggeriamo più che altro di prendere coscienza su quanto il cibo possa influire sul nostro stato di salute e sui vantaggi effettivi di un lavaggio intestinale.

Soltanto una pulizia attraverso il colon potrà uccidere questi vermi e parassiti, ricreando le basi per “educare l’intestino” in maniera appropriata.

1 rimedio contro i vermi intestinali:
Tagliare 6 cipolle rosse e riporle all’interno di un recipiente. Assicurarsi che siano completamente ricoperte dall’acqua e farle riposare per un giorno e mezzo. Consumare questa bevanda rigorosamente a stomaco vuoto, la mattina presto. Sarà sufficiente berne una tazza al giorno per un’intera settimana per osservare dei miglioramenti

 

2° rimedio naturale

Mettere ad asciugare al sole 7 semi di melograno. Qualora si abitasse in una città con poche giornate di sole si potrà ottenere lo stesso risultato riponendo le semenze nel forno, avendo cura di mantenere la temperatura del fuoco piuttosto bassa, sino a tostarle.
A questo punto dovrete sminuzzare i semi sino ad ottenere una polvere e successivamente riversare il tutto in un succo d’ananas, rigorosamente senza aggiungere zucchero. Questa bevanda andrà quindi consumata 4 volte al giorno, lontana dai pasti e per circa 10 giorni.

Terza soluzione per combattere i vermi e i parassiti dell’intestino

Versare un cucchiaino di corteccia essiccata di frangula in una tazza di acqua e far bollire per 3 minuti. Togliere dal fuoco e lasciare raffreddare la soluzione per almeno 15 minuti. Filtrare il tutto e somministrare 1 tazza poco prima di andare a dormire.

Vermi e peso

Tra i sintomi della presenza parassitale nel corpo si segnalano problemi legati al peso.
Anche se la logica farebbe protendere verso il contrario, i parassiti possono a volte contrastare con la perdita di peso e far ingrassare, perchè necessitano di glucosio e grassi per sopravvivere e svilupparsi. Lo conferma un esperimento molto interessante portato avanti da Michael Mosley per la BBC, durante il quale si è esposto volontariamente ad un trattamento a base di parassiti, per poterne osservare le conseguenze. Tra gli effetti più evidenti, si è notato un aumento importante del peso corporeo.

Inoltre, l’atteggiamento tipico del soggetto che è coinvolto da un’infezione cronica nel tratto gastrointestinale, è quello di cercare un prodotto che generi sollievo immediato. Nel momento in cui si viene aggrediti dai parassiti, si produce un’infiammazione che genera stress, e porta il soggetto ad assumere un maggiore quantitativo di cortisone, nella speranza che questo prodotto ne attenui il bruciore.

Questa abitudine risulta molto negativa in termini di peso in quanto l’assunzione di cortisolo spinge l’individuo a mangiare di più e a ingrassare.
Introdurre cortisone nel corpo è un errore che non dovremo compiere, in quanto esistono rimedi naturali che consentono di disintossicare il colon e dimagrire allo stesso tempo.

semi in una ciotola

Mangiare senza scorie alimentari

Le fibre sono le componenti principali delle piante. Le fibre dietetiche si trovano un po’ in tutti gli alimenti
che mangiamo quotidianamente, dalla frutta alla verdura.

Quando si decide di seguire una dieta con poche fibre si sceglie quindi di assumere solo qui cibi con un quantitativo di fibre ridotto.

 

 

Questa caratteristica garantirà a chi seguirà un regime alimentare di questa natura di introdurre nell’intestino degli elementi molto più facili da digerire.

I pasti a base di fibre sono infatti tra le cause principali di disturbi tipici del colon, come la diarrea, il meteorismo e l’infiammazione delle mucose gastriche.

Perchè seguire una dieta priva di fibre?

Sono svariate le ragioni che spingono gli individui a intraprendere scelte alimentari più drastiche, come quelle legate al rifiuto netto dei piatti con fibre.

Non si tratta soltanto di un modo per dimagrire, in quanto il “perdere peso” sarà una conseguenza indiretta di una digestione più lenta, di un intestino più riposato, che ha meno possibilità di andare sottosforzo.

Un regime alimentare a bassissimo contenuto di fibre va bene per:

  • arginare le infiammazioni legate alla sindrome dell’ intestino irritabile
  • lenire la sofferenza da diverticoli
  • confrastare gli effetti negativi della malattia di Crohn
  • guarire dai sintomi della colite ulcerosa

Alcune situazioni particolari possono obbligare i soggetti a intraprendere queste scelte in cucina, come nel caso di persone sottoposte a colonstomia.

Trattandosi di una tra operazioni chirurgiche più delicate, sotto il piano delle ripercussioni emotive che possono coinvolgere il soggetto, rinunciare alle fibre vegetali nel menù non rappresenta quindi il sacrificio più
grande.

Altre volte una brevissima dieta con assenza di fibre è necessaria per pulire l’intestino e concedergli un certo periodo di riposo, prima di poter permettere al paziente di ritornare a mangiare quello che si desidera.

Colesterolo

Quando dalle analisi del sangue emerge un eccesso di colesterolo nei vasi, una delle prime contromosse suggerite dal dietologo, ma anche dal cardiologo è quella di iniziare ad eliminare gli alimenti con molte fibre dalla nostra dieta settimanale. Si tratta di un rimedio veloce e abbastanza rodato per contrastare gli accumuli di grassi saturi nel sangue, a patto di essere costanti e rigorosi.

Non possiamo autonomamente decidere che cosa mangiare e cosa no. La definizione dell’elenco dei cibi che sarà possibile consumare spetterà principalmente al nutrizionista, sotto stretta collaborazione di un dottore gastroenterologo e non andrà mai presa sotto gamba.

Ciò nonostante, la composizione degli alimenti la conosciamo, avendo suggerito nel corso di anni a numerosi pazienti d’idrocolonterapia che cosa era più corretto mangiare in quella condizione.

Molto spesso, per garantire maggiori benefici ad un percorso d’ idrocolonterapia si seguirà una dieta senza scorie alimentari, per abituare l’organismo a ripulirsi, soprattutto quando l’infiammazione delle pareti intestinali ha raggiunto livelli molto elevati.

Pertanto, speriamo di fare cosa gradita ai lettori di Heliantus, lasciando qualche indicazione di massima su come nutrirsi in questi casi.

Gli alimenti con scorie

Per iniziare a vivere meglio, occorrerà conoscere l’elenco di quei cibi ricchi di scorie, dai quali dovremo imparare irrimediabilmente a stare alla larga.

Si tratta di pasti spesso deliziosi a cui, almeno in un primo momento, avremo difficoltà a rinunciare. Eppure con la giusta pratica e una buona dose di volontà, se l’obiettivo è migliorare le condizioni del colon, sarà facile convincersi che non possiamo mangiare queste pietanze.

Anche se la lista dei prodotti con scorie alimentari è molto più lunga, a titolo semplicistico, cerchiamo di riassumere i cibi inqueste categorie:

  • fagioli
  • legumi
  • verdure crude come sedano o finocchi
  • succhi di frutta e frutti con buccia (specie quella più pelosa, come nel caso di pesche),
  • i tessuti nervosi delle carni animali
  • noci e semenze
  • pasta o riso integrale

Possiamo vivere senza fibre?

Nessun nutrizionista sarà mai così scellerato da rispondere di sì. Esiste un quantitativo diario necessario per garantire al corpo il corretto svolgimento delle proprie funzioni.

Alla stregua dei sali minerali, delle proteine e delle vitamine, per crescere in salute bisognerebbe integrare nella dieta senza fibre, un quantitativo minimo di fibre, pari a circa 13 grammi.

Cosa potremo inserire in una dieta povera di fibre?

Fermo restando che certi alimenti potrebbero favorire l’infiammazione del colon e andrebbero assunti con moderazione, sino ad interromperne la somministrazione, qualora gli effetti fossero particolarmente spiacevoli,
ecco alcuni esempi di “sostituti delle fibre”.

Anche se quelle che seguono sono le indicazioni di massima per chi intende seguire una dieta senza scorie, ma non vuole rinunciare ai latticini, si precisa come il Centro Heliantus sia assolutamente contrario al consumo di prodotti contenenti caseina e frumento, in ogni sua forma.


Latticini
: la giusta quantità di latte per chi non vuole seguire una dieta di fibre, senza rinunciare a questa bevanda tipica della colazione, sarebbe pari a 2 tazze. Queste tazzine potrebbero contenere yogurt, formaggio bianco cremoso e persino un budino. Per limitare conseguenze negative più accentuate sarebbe auspicabile mantenersi attorno ai 50 grammi di prodotti a base di latte al giorno.

Anche se più saporiti, si sconsiglia di scegliere latticini contenenti noci, frutta secca o semi, come nel caso degli buonissimi yogurt con semi di zucca che però potrebbero fare molto male al nostro debole intestino.

Per quanto riguarda il companatico, potremmo sostituirlo con prodotti di panificazione più raffinata o con gallette di mais, forse meno gustose, ma desisamente più salutari se lo scopo resta ridurre l’apporto di fibre, anche a colazione.

Per quel che riguarda le verdure, esistono alcune varietà che potranno essere consumate anche senza cucinarle, come ad esempio la lattuga, i cetrioli e le zucchine.

In questo caso sarà d’obbligo seguire qualche indicazione in più onde evitare che piccoli peccati di gola possano compromettere il nostro percorso di guarigione e influire negativamente nella ricerca delle ricette senza scorie.

E’ per questa ragione che appare importantissimo eliminare ogni traccia di seme o residuo di scorza da tutto quello che mangiamo, essendo questi i due componenti che contengono più fibre in assoluto. Con un po’ di attenzione in più riusciremo a continuare a mangiare le cucurbitacee estive senza rischiare pericolose fughe in cerca di un bagno dove poter evacuare.

Verdure senza scorie

Non potrebbe esistere alcuna dieta se non vi fossero presenti dei vegetali.
In quanto sostenitori della cultura vegan e della filosofia vegetariana non possiamo che appoggiare il consumo di questiprodotti.

Anche se le verdure che hanno le fibre possono fare molto male, esistono vegetali che, se ben cucinati e mangiati lessi, al vapore, dopo averli privati dei semi, non causano danni al nostro colon.

Ecco l’elenco delle verdure da considerare utili se si ha la necessità di mangiare senza scorie alimentari:

  • zucca viola,
  • spinaci,
  • melanzana,
  • patate,
  • fagioli verdi,
  • asparagi,
  • carote,
  • barbabietola,

Non perdete d’occhio l’obiettivo di sentirvi bene e regolarizzare la peristalsi e imparate, di conseguenza, ad evitare tutte le ricette che contengono i pomodori o anche solo la salsa con semi.

Frutta senza scorie

ananas in campo aperto

Per migliorare la qualità della frutta di cui ci nutriremo sarebbe auspicabile acquistare un estrattore, in grado di separare perfettamente le fibre dalla polpa vera e propria.

Gli stessi succhi di frutta in vendita nei supermercati non sono immuni a pericoli, perchè potrebbero contenere alti tassi di buccia e quindi di fibra. Impariamo a leggere l’etichetta o meglio ancora, a preparare da soli dei gustosi succhi da estrarre, in modo da essere sicuri di quello che mettiamo tra i denti.

La frutta che possiamo mangiare anche cruda è:

l’albicocca, la banana, il melone arancione, il melone giallo, la regina dell’estate per antonomasia (l’anguria), la papaya e le prugne, a patto che siano molto mature.

Tra i frutti più zuccherini e con molte fibre, che non possiamo consumare,citiamo:

l’ananas, i fichi freschi e i fioroni.

Proteine consentite

Tutti i prodotti a base di carne o di pesce, a patto che non contengano filamenti, nervetti o ampie sezioni con cartilagine. Evitate di eccedere con i condimenti. Ogni salsina o miscela di spezie con soffritto potrebbe essere il colpo di grazia per l’intestino e divenire la causa diretta di quelle scorie intestinali che i centri d’idrocolonterapia come Heliantus tanto combattono.

Evitate qualunque condimento piccante, a partire dal peperoncino, sino a comprendere l’uso di zenzero, essenziale per la preparazione di numerosissimi piatti asiatici.

Che cosa si può bere in una dieta priva di fibre

Se il paziente soffre di diarrea è consigliabile mantenere ben idratato il corpo e quindi preferire la scelta di acqua naturale, meglio se vitalizzata, al posto di bibite eccitanti, come il caffè o contenenti alcool, come il
vino.

Si precisa che non tutti gli individui reagiscono in maniera speculare difronte ad un regime dietetico a basso contenuto di fibre. Qualora si optasse per questa strada diventa essenziale il ruolo di un medico che possa controllare i valori principali del sangue, onde assicurarsi che tutto stia filando per il meglio.

Qualora si riscontrassero delle carenze vitaminiche, sarà compito del dottore quello di consigliare l’assunzione di un integratore multi-vitaminico, onde compensare eventuali deficit.

fiore disegnato con piselli e carote

Alimentazione e dieta per bambini autistici

I pediatri di tutto il Mondo concordano nel ritenere l’alimentazione un fattore immensamente importante nella crescita di un bambino.
In questo caso non si allude ad uno sviluppo prettamente fisico, ma anche al fatto che il rapporto con il cibo possa influenzare il carattere del bimbo.

 


Questo discorso è ancora più vero quando si parla di cibo e di bambini autistici.
E’ giusto chiedersi se quello che mangiano i bimbi con spettro autistico possa migliorare la loro salute. Alla stregua di come una dieta genuina senza scorie, organizzata sulla base dei nostri gruppi sanguigni e predisposizioni naturali, legate al patrimonio genetico, aiuta a mantenere il fegato più pulito e ad affaticare meno l’intero organismo, c’è da capire se esiste una dieta specifica per bambini autistici.

Come mangiano i bambini con autismo

I ragazzi più piccoli, classificati come “autistici”, hanno un rapporto piuttosto conflittuale con il cibo. Quelle che sono le naturali difficoltà dei pargoletti verso alcuni alimenti, si amplificano a tal punto da apparire difficili da combattere.
Di fronte al rifiuto di un piatto, per esempio, troppo condito o sofisticato per i gusti del bambino, un genitore può accusare una certa difficoltà nel gestire la situazione a tavola.
Anche un papà e una mamma possono aver chiaro nella testa che cosa è giusto far mangiare al proprio bimbo con autismo lieve, è molto più difficile costringere il figlio ad assumere più verdura o a finire il pasto lasciato nel piatto.
Se i capricci in cucina sono un gran classico per tutti i bambini e un modo abbastanza genuino per rivendicare la propria libertà, attraverso scelte alimentari perentorie, quando si è genitori di bambini con autismo, diventa tutto più difficile. Obbligare un bambino che grida o si dimena, perchè non vuole mangiare quello che ha preparato la mamma, è una vera e propria tortura e bisogna ricorrere a degli espedienti precisi per convincere il proprio pargoletto che quello che mangia gli farà bene.

Alimentazione selettiva e altri comportamenti tipici

I bambini che soffrono di autismo manifestano dei comportamenti comuni quando sono seduti a tavola e si apprestano a pranzare o a cenare.
Uno degli aspetti che fanno più soffrire i famigliari che vivono con soggetti afflitti da autismo infantile è legato all’attitudine di tutti gli autistici a mangiare da soli.
Quello che dovrebbe essere il momento per antonomasia della convivialità e della condivisione di pensieri ed esperienze, viene categoricamente bocciato e visto con maniera ostile.
La piccola creatura con problemi d’autismo preferisce allontanarsi dal gruppo dei conviviali e consumare in maniera solitaria il pasto.
Questo comportamento, piuttosto comune nel Mondo animale, lascia intuire la portata degli squilibri di personalità che spesso caratterizza questo tipo di pazienti.

Altre situazioni tipiche che potrebbero verificarsi quando un bambino autistico è a pranzo sono tutte riconducibili ai sintomi dell’alimentazione selettiva.
Si tratta di un disturbo abbastanza diffuso tra i ragazzi in fase preadolescenziale che però, con il passare degli anni, tende a regredire, sino a scomparire. Si parla di alimentazione selettiva transitoria, quando questa particolare condizione perdura per brevi periodi della vita.
L’esasperazione della selettività quando si sceglie che cosa mangiare diventa un tratto tipico dei comportamenti autistici, specie tra i bambini.
Le situazioni tipiche che possono crearsi quando è il momento dei pasti sono le seguenti:

  • rifiuto drastico di mangiare cibi più sani (preferenza verso hamburger e patatine fritte)
  • assunzione di pietanza solo se del colore preferito (generalmente i bimbi con deficit dello spettro autistico tendono a preferire i piatti in cui il giallo è dominante e manifestano diffidenza o vero e proprio disgusto verso i cibi verde scuro.
  • Un ragazzo autistico è tendenzialmente avverso a sperimentare nuovi sapori e provare ricette innovative. Essendo tipo abbastanza abitudinario, è molto raro che coloro i quali vivono il dramma dell’autismo possano avere piacere nell’introdurre nell’intestino piatti che non hanno mai provato sinora. Avendo una percezione molto accentuata del gusto, e più in generale dei sensi, è verosimile che di fronte ad una specialità di pesce mai sperimentata sino allora, possano reagire con disgusto e nausea.
  • Un altro dato ricorrente nelle persone con autismo è legato alla perenne distrazione nel momento dei pasti. Chi è autistico riesce difficilmente a concentrarsi su quello che mangia e tende ad allontanarsi dalla tavola per fare altro. Ogni input viene considerato valido e importante rispetto al consumare un qualunque genere alimentare.
  • Anche la lentezza nel masticare il cibo e nell’ultimare un piatto servito a tavola sono ascrivibili tra le attitudine tipiche dei bimbi autistici. Quello che in altri bambini può essere visto come un comportamento ammirevole, atto a facilitare la digestione, se portato avanti da bimbi con questo problema, rivela tutta l’anomalia di questo male.

Infine un paio di consigli che ci sentiamo di offrire ai genitori di figli che hanno l’autismo sono:

  1. fate ogni possibile sforzo affinchè il marmocchio mangi a tavola con tutti. Non accettate che possa consumare il cibo da solo. Il pasto è un momento di confronto, estremamente importante perchè riproduce in piccolo quello che accade nella società.
  2. cercate di nascondere i cibi che fanno bene, ma che non piacciono a vostro figlio, all’interno di pietanze a loro gradite. Questo piccolo “trucco” consentirà loro di avvicinarsi a nuovi gusti e allargare i propri orizzonti mentali.ù

 

La dieta per bambini autistici

Quello che risalta più agli occhi quando si osserva il regime alimentare di bambini autistici è l’antipatia verso bocconi a base di verdure. Sarà per via del colore o per un gusto considerato poco rilevante, ma di conseguenza, l’apporto di fibre per gli autistici è ridotto ai minimi termini.
Vegetali a foglia verde, ricchi di sostanza di fibre appaiono praticamente inesistenti nelle diete di queste persone.

La carenza di verdure nell’alimentazione dei bimbi autistici può avere effetti sulla loro salute?

Molto probabilmente sì. Ancor prima di parlare di vaccino esavalente ed eventuali collegamenti con la manifestazione di fenomeni autistici, dovremmo infatti capire se una dieta squilibrata possa favorire il manifestarsi di questo disturbo nei comportamenti sociali e anche affettivi.
Sono molti gli esperti d’autismo infantile che sottolineano l’importanza di riconoscere se un cibo fa bene o fa male al proprio fanciullo.
Tra gli aspetti più interessanti di queste analisi vi è la necessità di eliminare il frumento e i prodotti di origine vaccina.

Più che di autismo e vaccini, dovremmo iniziare a parlare del nesso tra autismo e latte vaccino.

I cibi a base di latte non fanno bene ai bambini autistici

Ecco un elenco sintetico di quelli che sono i cibi a base di latte di mucca:

Formaggi, scamorze, latte, stracciatella, besciamella, ricotta,

La caseina, dopo i 4 anni di vita, fa male all’intestino, soprattutto nel caso di bambini con autismo, anche lieve. E’ per questo motivo che dovremmo escludere dalla loro dieta qualunque forma di prodotto derivato dal latte di vacca.

Che cosa utilizzare in sostituzione del latte?

Sono tanti i prodotti che possono essere utilizzati, primi tra tutti il latte di soia e quello di avena, ancora più ricco di fibre. Vivere senza latte di mucca non soltanto è possibile, ma risulterà anche più salutare.

Altro cibo proibito, da non integrare nella dieta dei bambini autistici è il frumento. Lo crede anche il dott. Antonucci, esperto in autismo infantile, che ritiene che il grano sia il principale responsabile delle infiammazioni intestinali, suggerendo di essere molto attenti ad escluderlo dalla tavola, se vogliamo aiutare a guarire un giovane autistico.
Il consiglio di chi ha studiato l’autismo dal punto di vista olistico è quello di interrompere il consumo di:

prodotti di panificazione, pizze, impasti per dolci,

Con che cosa si può sostituire il frumento?

Come nel caso del latte di origine vaccina, anche il frumento potrà essere rimpiazzato nella dieta per autistici con dei sostituti decisamente più genuini e compatibili con il colon ipo-sensibile di chi è classificato come soggetto autistico.
Tra le soluzioni alimentari che presentano i vantaggi più grandi ci sono i cereali. Impariamo quindi a preparare buone ricette a base di orzo o di riso, ma evitiamo le gallette di riso, che possono aumentare in poco tempo i valori de glicemia. Riscopriamo l’antico sapore del grano saraceno o del farro e di sicuro riusciremo a dare colore e sapore alle preparazioni culinarie.
Altri piatti ugualmente validi saranno quelli a base del tipico cereale cileno, ovvero la quinoa, deliziosa in combinazione di verdure come piselli e zucchine.

Gli autistici possono mangiare tutta la frutta?

Sì, ma soltanto se si tratta di frutta fresca di stagione e tenendo in considerazione delle specificità legate al proprio gruppo sanguigno.
Risulta fondamentale conoscere il gruppo del sangue prima di iniziare una corretta dieta contro l’autismo.
Heliantus, da sempre convinta che sia necessario capire chi siamo, dal punto di vista genetico, prima di iniziare una dieta efficacie, ha da sempre integrato l’analisi iridologica e le sedute d’idrocolonterapia con suggerimenti alimentari legati al gruppo sanguigno d’appartenenza.

E’ per questo che in questo articolo, abbiamo deciso di ricordare quella che è la frutta migliore per il vostro organismo, a seconda se appartenete al gruppo A, al gruppo B, o al gruppo O o AB.

GRUPPO SANGUIGNO FRUTTA BENEFICA INDIFFERENTE DA EVITARE
Gruppo 0 Banana, mirtilli, ciliegie, prugne, fico (secco e fresco), prugne (secche e fresche), guava, succo d’ananas, mango, succo di ciegia nera Albicocca, kaki, ananas, kumuat, anguria, lampone, bacca di sambuco, lime, carambola, limone, dattero, mela cotogna, fico d’india, mela, sidro, fragola, melagrana, frutto dell’albero del pane, melone, melone di Spagna, pesca, mirtilli rossi, pompelmo, mora selvatica, ribes (nero, rosso), nettarina, uva, papaia, uva passa, pera, uva spina Arance, more, cocomero, noce di cocco, latte di cocco, kiwi, pera asiatica, mandarini,
Gruppo A Albicocca, limone, ananas, mirtillo, prugna, mora, ciliegia, pompelmo, fico fresco o secco, prugne secche, lime, succo di ciliegia nera Nguria, cocomero, bacca di sambuco, datteri, caco, fichi d’india, carambola, fragola, nettarine, guava, pera, kiwi, pera asiatica, kumquat pesca, lampone, ribes nero e rosso, sidro, mela, mela cotogna, succo di mirtillo rosso, melagrana, uva, melone, uva spina, melone di Spagna, uvetta, mora selvatica Arancia, mango, banana, noce di cocco, mandarini, papaia
Gruppo B Ananas, papaia, anguria, prugna, banana, uva, mirtilli rossi Albicocca, mela cotogna, arancia, mela, sidro, bacca di sambuco, melone, ciliegia, mirtilli, dattero, mora selvatica, fico fresco e secco, more, fragola, nettarina, pera, guava, pera asiatica, kiwi, pesca, kumquat, pompelmo, lampone, prugna secca, lime, ribes nero e rosso, mandrini, uva essiccata, uva spina, mango Caco, melagrana carambola, noce di cocco, fico d’India
 Gruppo AB Ananas, mirtilli rossi, anguria, pompelmo, ciliegia, pompelmo, fico fresco e secco, prugna, kiwi, uva, limone, uva spina Albicocca, mirtilli, bacche di sambuco, more, cocomero, nettarina, dattero, papaia, fragola, pera, pesca, kumquat, prgna essiccata, lmapone, ribes, lime, mandarino, succo di pmpelmok, mela, melone, uvetta Arancia, manco, banana, mela cotogna, caco, melograno, carambola, mora selvatica, guava, noce di cocco

A prima vista notiamo con il cocco sia poco assimilabile, un po’ da tutti i gruppi sanguigni e che anche le arance andrebbero bandite dalla tavola, ad eccezione delle persone con sangue di tipo B.

Dobbiamo uscire dall’ottica che esista una dieta valida per tutti, così come non esistono dei regimi alimentari universali che funzionano con tutti i bimbi autistici.
Si ricorda come ogni gruppo del sangue abbia una propria predisposizione agli zuccheri.

Il gruppo zero possiede ad esempio un unico bastoncino sul globulo, che termina con uno zucchero, detto fucosio.
Al bastoncino del gruppo A è collegato una testina con un altro zucchero, detto N-acetilgalattosamina.
Al gruppo sanguigno B invece è attaccato al bastoncino fucosio la D-galattosmina.
Il gruppo AB presenza invece sia N-acetilgalattosamina che D-galattosmina.

Di fatto, quando arriva un alimento non riconosciuto da queste “antenne” naturali, che operano nel sistema circolatorio, avviene una precipitazione di sostanze, dette lectine.

Quando l’organismo di un bambino autistico non riconosce questi precipitati, reagisce in tanti modi differenti (febbre, infiammazioni, creazioni di muffe, allergie..ecc), portando all’asfissia.
Quello che accade è molto simile alla condizione di rivestire il cibo che introduciamo nell’esofago con delle buste di plastica.

La dottoressa Rosa Ancela Racanelli non smetterà mai di chiederlo ai suoi pazienti:

“perchè non volete che nel mare finiscano buste di plastica e invece siete disposti ad accettarle nel vostro corpo?”

Se anche tu sei tra coloro i quali vogliono rompere questo circolo vizioso che porta all’asfissia e intraprendere una dieta basata sul gruppo sanguigno o sapere cosa far mangiare ai propri figli autistici, contatta la dottoressa Racanelli, in stretto contatto con il dottor Antonucci.

Esistono tantissimi probiotici naturali e qualità di fiori di Bach che possono aiutarli.

 

CONTATTA ORA LA DOTTORESSA

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Metabolismo, lectine e gruppo sanguigno

disegno-metabolismo-ciboMolte persone si approcciano alla dieta in base ai gruppi sanguigni con lo scopo dichiarato di voler perdere peso. Il nostro punto di vista, su cui vorremmo far riflettere anche i lettori, è che i benefici legati a scelte alimentari realizzate in funzione della classe di sangue vanno ben oltre i vantaggi prettamente estetici.
Guardarsi allo specchio e contemplare la propria silhouette è molto gratificante sul momento, ma sapere quanto bene possa apportare una dieta incentrata sul gruppo sanguigno, nel lungo periodo, dovrebbe rappresentare lo stimolo più grande per proseguire questo percorso di salute.
Le trasformazioni che si verificano a livello di metabolismo da parte di chi raggiunge questo tipo di consapevolezza in cucina sono a dir poco sorprendenti.
Lo stimolo a dimagrire, dovrebbe partire infatti da un desiderio molto più concreto e ammirevole rispetto al “perdere un po’ di pancetta”.
L’obesità è la principale causa di un disordine a livello di ormoni che stravolge l’equilibrio del processo metabolico. Uno degli effetti più diretti dell’accumulo di lipidi è la resistenza all’insulina, creando le premesse per una condizione di grave patologia in cui le cellule adipose non sembrano essere più governate dall’ormone pancreatico, risultando quasi “impazzite”.
Lo scenario auto rappresentato dall’uomo obeso conduce ad una progressiva insulinoresistenza che spingerà il corpo a produrre sempre più insulina, per compensare questa “resistenza”. Per un soggetto grasso, in fase già avanzata, non è più possibile controllare in maniera efficiente il livello di zuccheri presenti nel sangue, aggravando ancora più la condizione di salute.
Ma il risvolto ancor più negativo resta un altro, ovvero il verificarsi di un grave blocco nel metabolismo.
Possiamo immaginare che, in questa situazione, l’accumulo di grasso sull’addome e nelle zone del corpo più sensibili ad ingrassare, sarà un fatto scontato. Cibi contenenti zucchero e amido in grandi quantità contribuiranno ad aumentare il girovita, in tempi sempre più rapidi.

Quali sono i cibi che aumentano la resistenza all’insulina?

Di sicuro, se abbiamo un regime alimentare caratterizzato dalla grande presenza di lectine gli effetti di insulinoresistenza potrebbero essere amplificati.
Parte di queste lectine infatti condizionano la percezione dei tessuti recettori, presenti sulle cellule adipose, simulando gli effetti dell’insulina. E’ come se consigliassero alla cellula di non bruciare più i grassi e iniziare a fare incetta di calorie, creando ulteriori strati adiposi.
Per questa ragione bisognerà valutare accuratamente le lecnine non compatibili con la nostra classe di sangue, altrimenti sarà molto probabile dover affrontare i problemi legati al sovrappeso.
Volendo dare informazioni più dettagliate, si ricorda come la resistenza all’insulina sia molto frequente tra i non portatori di antigeni nelle secrezioni. In questo caso, il logorio del processo di conversione dei trigliciridi, provocherà una riduzione della velocità di metabolizzazione del cibo.

Perchè non seguire una dieta a restrizione calorica?

Per prima cosa, perchè se si cerca di dimagrire in fretta attraverso una drastica riduzione delle calorie quotidiane i muscoli possono indebolirsi, indipendentemente dal fatto di svolgere o meno degli esercizi ginnici. Se da un lato è innegabile come svolgere una regolare attività motoria possa migliorare il tono muscolare, dall’altro lato sottoporsi ad un programma per dimagrire i fianchi, basato su una dieta ipocalorica, della durata di almeno 2 settimane, può danneggiare in maniera considerevole il fisico.
Anzichè fare una dieta esageratamente restrittiva, atta a recuperare il peso ideale, mangiare in maniera equilibrata, ma rispettando le indicazioni provenienti dal proprio gruppo sanguigno, garantisce un recupero del peso forma più veloce.
La dieta dei gruppi sanguigni può essere vista come un metodo più naturale per perdere peso.
Alla faccia di necessita di integratori e pastiglie per dimagrire o tenta la strada delle tisane dimagranti, coloro i quali optano per un regime alimentare basato sul gruppo del sangue, potenzierà i tessuti attivi, con sommi benefici per tutto il metabolismo basale.

cibi-metabolismo-veloce

Il dramma degli obesi

La fatica di dimagrire diventa doppia quando si è “messa su un po’ di pancia”, perchè diviene più difficile ristabilire l’equilibrio perduto, essendo mutato il nostro stesso metabolismo.

Tra le criticità più diffuse quando si è sovrappeso, che inficiano le funzioni del metabolismo ricordiamo:

  • l’attivazione dell’ormone tiroideo,
  • la produzione degli ormoni dello stress e i livelli degli ormoni sessali,
  • dell’ormone della crescita
  • e dell’insulina

Non è certo un caso se quando si analizzano i livelli di insulina negli obesi si osservano delle concentrazioni sempre più alte della media. Questo dato è ancora più allarmante quando si parla di obesità infantile.

Chi soffre di obesità dimostra di possedere una regolazione del metabolismo dell’energia differente.
Gli aspetti su cui è più opportuno soffermarsi sono due:

  • la resistenza ala leptina
  • e la resistenza al cortisolo

Essere obesi favorisce un certo grado di resistenza alla leptina. Si tratta di un ormone che interagisce con l’ippotalamo, allo scopo di regolare la mole di grasso accumulato, la capacità di bruciarlo per produrre energia e far capire al corpo se si è sazi o meno.
Diversi studi confermano che l’aumento eccessivo del peso corporeo aumenta i livelli di leptina e di insulina nel sangue, fatto che spiegherebbe la più alta incidenza di infarti e malattie cardiovascolari e diabete tra i pazienti con grave obesità.

Essere obesi induce una resistenza maggiore al cortisolo. I tessuti grassi aumentano il rifornimento di nuovo cortisolo e questo facilita la produzione di cortisone che allo stesso tempo accresce la secrezione di ACTH e mantiene stimolata la corteccia surrenale.
Come è noto più alti sono i livelli di cortisolo, maggiori sono i rischi di accumulare adipe, alimentando nei fatti un pericoloso circolo vizioso che spinge il paziente nel tunnel dell’obesità duratura. Inoltre il cortisolo sembrerebbe far aumentare la voglia di cibo, a causa di un’associazione negativa con la leptina.
Si tratta di un rischio ancora più concreto per coloro che appartangono ai gruppi A e B, i cui livelli di questo ormone sono già maggiori che in altri individui.

La sindrome X

Si tratta di un disturbo che è in realtà il risultato di un insieme di problemi metabolici come:

  • l’alta glicemia,
  • la resistenza all’insulina,
  • i livelli alti di trigliceridi,
  • i valori più elevati di colesterolo LDL (detto colesterolo “cattivo”)

Si ritiene che tutte queste problematiche a livello di sangue, che hanno il minimo comune denominatore in comune nella resistenza all’insulina, possano facilitare l’insorgere del diabete di tipo 2, dell’aterosclerosi e delle malattie cardiovascolari.
E’ per questa ragione che il rischio cardiovascolare cambia in relazione del gruppo sanguigno d’appartenenza.

infezione sul bordo degli occhi

I segni sull’iride: caratteristica o malattia?

L’iride è facilmente individuabile come la parte colorata dell’occhio che circonda la pupilla. Dal punto di vista scientifico è una membrana contrattile che si pone al di sopra della cornea e delimita la camera anteriore dell’occhio e la camera posteriore. In base all’intensità della luce, può dilatarsi e quindi allargarsi, quando è più buio o restringendosi, in presenza di luce.

Iride occhio: patologie

infezione sul bordo degli occhiLe patologie che colpiscono l’occhio, e in particolare l’iride, possono essere numerose.
È possibile che si manifesti la policoria, cioè la presenza di più pupille.

Questo genere di malattia può essere congenita oppure acquisita, di solito a seguito ad un trauma.
L’iridociclite, invece, è un’infiammazione oculare dovuta a infezioni batteriche o parassitarie, mentre l’irite è un’infiammazione dell’iride caratterizzata dall’arrossamento degli occhi, sensibilità alla luce, lacrimazione. Esistono infezioni degli occhi più o meno gravi, che sarebbe opportuno conoscere onde rischiare di peggiorare la situazione.

Macchie sull’iride

In caso di presenza di macchie sull’iride, le cause potrebbero essere diverse.
Onde non creare eccessivi allarmismi, si precisa come spesso possa rivelarsi qualcosa del tutto naturale, riconducibile o a un eccesso di pigmentazione, presente fin dalla nascita e di cui un soggetto potrebbe accorgersi solo in un secondo momento.

In ogni caso, quando si nota una macchia più scura è sempre meglio consultare un oculista, eventualmente con conoscenze d’iridolgogia, in modo tale da ottenere una corretta valutazione della situazione.
Un’altra possibile causa delle maculazioni oculari potrebbe essere l’ifema. In questo caso si noterà una macchia scura, situata nella parte più bassa dell’iride. Questa anomalia si formerà a causa della presenza di sangue, generata da una contusione o da un trauma.

In alcuni casi l’ifema può essere dovuto ad un’uveite di origine virale, come ad esempio nel caso di herpes zoster. Se le macchie scure nell’iride andassero a coprire anche parte della pupilla, potrebbero verificarsi dei disturbi visivi. Generalmente gli ifemi tendono a sparire da soli, solo in casi rari può essere necessario ricorrere ad un intervento chirurgico.

Iride occhio: le malattie

Tra le patologie che possono colpire l’iride e che si manifestano attraverso la presenza di macchiette colorate sull’iride vi è il melanoma. A questo proposito deve essere precisato che il melanoma oculare, nella fase iniziale, non presenta particolari sintomi, proprio per questo spesso la diagnosi risulta spesso tardiva. Accade di fatto che le macchie si presentano all’interno dell’iride quando la patologia è già in fase avanzata.

Insieme a questa macchia scura si presentano anche altri sintomi, come ad esempio una visione sfocata, la sensazione che vi siano sempre delle luci lampeggianti, la perdita parziale della vista o un cambiamento dei contorni dell’iride. In questi casi più gravi, si parlerà di melanoma oculare e potrà essere curato solo mediante intervento chirurgico che, in molti casi, non permetterà ugualmente il recupero totale della vista.

Glaucoma pigmentario
Si tratta di una patologia legata al rilascio di eccessivo pigmento da parte delle cellule dell’iride. Il pigmento, una volta liberato, viene convogliato con l’umor acqueo nella zona dell’angolo irido-corneale, con una conseguente atrofia dell’iride. Il glaucoma pigmentario genera così un aumento della pressione intraoculare, con probabile perdita funzionale del campo visivo.

Le macchie dell’iride nell’iridologia

Quelle analizzate sino a questo momento sono le principali patologie che portano ad una modifica dell’aspetto dell’iride.
Si noti come l’iridologia individui anche altri tipi correlazioni tra l’aspetto dell’iride e la salute del soggetto, collegando la presenza di cripte, spasmelli o altri segni iridei, allo stato di salute dell’intestino o degli altri organi.

Anche se l’iridologia non viene considerata mai una branca diretta della medicina, è vero anche che gode di una certa notorietà, in virtù delle sue origini molto antiche.
Si suppone che, già ai tempi degli antichi Egizi e dell’impero cinese venivano realizzate osservazioni dell’iride, allo scopo di valutare lo stato di salute generale della persona. Attraverso manoscritti storici si è venuti a conoscenza del fatto che questa tecnica veniva utilizzata già da Ippocrate, ovvero, niente poco di meno che, il padre della medicina moderna.

Le conferme sul fatto che l’iridologia funzioni, derivano anche dal fatto che numerosi medici utilizzino l’investigazione iridologica come tecnica diagnostica da associare alle tecniche tradizionali. Attraverso questi strumenti interdisciplinari è possibile diagnosticare patologie che non colpiscono semplicemente l’occhio, ma anche diverse parti dell’organismo.

L’iridologia si basa sul principio che vi sia uno stretto rapporto tra occhio e cervello in quanto gli occhi sono strettamente connessi al sistema nervoso centrale.
Partendo da questo assunto, è possibile asserire che ogni alterazione organica viene comunicata dal cervello all’occhio attraverso cambiamenti nervosi che provocano macchie nell’iride. Seguendo questa logica, all’occhio destro è associato ad organi e tessuti che si trovano nel lato destro del corpo, mentre l’occhio sinistro alla parte corrispondente.

Come avviene l’analisi delle malattie e dei segni sull’iride

L’esame dell’iride viene eseguito con l’iridoscopio, un particolare strumento che permette di rilevare la trama dell’iride e quindi evidenziare la presenza di macchie e sfumature di colore. La predisposizione a determinate patologie può essere connessa alla maggiore presenza di macchie colorate, in una specifica sezione dell’occhio.

Ad esempio, un iride di colore blu manifesterebbe una certa predisposizione a patologie all’apparato respiratorio, mentre se fosse caratterizzata da macule colore marrone, si potrebbe dedurre che si tratti di problemi digestivi.
In linea di massima, ad una trama più fitta, corrisponde un miglior livello di salute, invece quando è più larga e diradata, il paziente potrebbe essere afflitto di una patologie.
Dalla natura dei disturbi dipenderà anche l’aspetto dell’iride.

Se questo appare lucido potrà essere considerato un segnale di buona salute, se, invece, risulterà più opaco, potrebbe essere il sintomo di difficoltà alimentari ed evidenziare la necessità del soggetto di depurarsi al più presto, a causa di un accumulo di tossine.

 

Capire le malattie con una mappa iridologica

Lo strumento utilizzato dagli iridologi per definire la corrispondenza tra segno sull’iride e criticità a livello della salute è la lettura della mappa iridologica.
Secondo questa illustrazione, l’occhio viene diviso in dodici settori e sei anelli concentrici.
Ognuno degli anelli fa riferimento ad una differente parte del corpo.
A cominciare dal primo anello, più vicino alla pupilla, corrisponderà lo stomaco, seguono dall’interno, verso l’esterno dell’occhio:

  • intestino,
  • cuore,
  • ghiandole surrenali,
  • muscoli,
  • apparato osseo,
  • epidermide.

Il punto esatto in cui compaiono macchie sull’iride è utile ad individuare il distretto del corpo in cui vi sono patologie.

rappresentazione catena cromosomica

Macchie colorate nell’iride. Tutta genetica?

 


Assolutamente no. Saremo pure di parte, ma le macchie nelle iridi, nere o di altri colori, rappresentano un segno che qualcosa non funziona dentro noi.
Gli occhi non sono soltanto la risposta più diretta delle nostre emozioni o lo strumento attraverso il quale sedurre altre persone. Attraverso l’investigazione iridologica rivelano la loro natura più misteriosa: quella di fare previsioni sulla nostra salute.

Da questo punto di vista, notare delle macchie oculari su iridi o una sclera blu può indicarci che è arrivato il momento per voltare pagina nella nostra vita e cercare di addrizzare il tiro, prima di pregiudicare in maniera cronica il nostro benessere.

Descrizione dell’iride

L’iride è la parte colorata dell’occhio, la zona dove si incontrano cornea e cristallino. Il senso della vista e la capacità di vedere e mettere a fuoco un oggetto è reso possibile dalla presenza di tanti piccoli muscoletti che rendono più grande o più piccola la pupilla, in funzione della quantità di luce che colpisce l’occhio. E’ questa straordinaria capacità, specifica delle iridi, che consente di non andare a sbattere al buio, anche in presenza di una fonte luminosa limitata.

Che ci sia tanta luce o pochissima illuminazione non rappresenta un problema per l’uomo (come per molti altri predatori), visto che sfrutterà questa sua abilità per moversi, senza alcun pericolo.
Discorso diverso se si avesse una delle gravi patologie oculari che potrebbero affliggere ognuno di noi, come nel caso di neurofibromatosi  o delle cosiddette “mosche negli occhi”.

Questi disturbi visivi, assumono la forma di macchie nere che inficiano il corretto funzionamento del sistema iridologico.
All’interno di questo testo però vorremmo focalizzarci sulle macule negli occhi di origine naturale, come segnale che qualche organo non sta funzionando correttamente.

Dove possono trovarsi le macule oculari?

In questo caso la macchia oculare, di dimensioni e pigmentazione variabile, potrà caratterizzare tanto l’occhio destro, quanto l’occhio di sinistro, occupando una qualsiasi porzione. Ogni mappa iridologica viene divisa in 12 sezioni, dette “ore” e ricordano visivamente molto da vicino il bersaglio del gioco delle freccette. Allo stesso tempo, ciascuno dei 2 occhi, sarà contraddistinto da 7 anelli di diverse misure che abbracceranno la pupilla, allargandosi verso l’esterno dell’iride.

Grazie agli studi di Jensen possiamo contare oggi sullo studio di accurate mappe d’iridologia, mediante le quali riconoscere quale organo è danneggiato, in relazione a dove è localizzata la macchia nell’iride.

Volendo offrire una indicazione di massima e dimostrare quanti disturbi e malattie possiamo diagnosticare attraverso questo metodo diagnostico, ricordiamo a quali organi interni corrispondano eventuali macule presenti.

Occhio sinistro:
1  cervello, cervelletto, orecchio
2  bulbo, ipofisi, laringe, faringe
3  esofago, tiroide, braccia, spalle
4  ghiandole mammarie, polmoni, bronchi, stato delle costole
5  stomaco
6  insieme al 5, fegato vescica colon
7  appendicite, reni, ghiandole, surrenali
8  utero o prostata, ovaie o testicoli
9  bacino e vescica
10 pelle, muscoli
11 sangue
12 linfa, sistema fibro-legamentoso

Attraverso i segni dell’occhio destro è possibile comprendere la condizione di salute di:

1 cervello, cervelletto, orecchio
2 bulbo, ipofisi,, laringe, faringe
3 esofago, tiroide, braccia, spalle
4 seno, polmoni, bronchi, costole
5 intestino
6 fegato, vescica e colon
7 appendicite, reni, ghiandole, surrenali
8 utero o prostata, ovaie o testicoli
9 bacino e apparato vescicale
10 pelle, sistema muscolare
11 sangue
12 linfa, sistema fibro-legamentoso

Sarà attraverso lo studio dei segni espressivi che si trovano sulla parte colorata dell’occhio, che riusciremo a capire il perchè si trovi una macchia nell’occhio. Questo particolare approccio di diagnosi viene definito da molti studiosi dello spettro visivo con il termine di “semiotica iridologica“, per sottolineare la rilevanza diretta tra segno e fenomeno.

Perchè si creano delle macchie colorate sul’iride?

Anche se, come abbiamo già precisato, i pigmenti dell’iride colorati possono essere il risultato di caratteristiche ereditarie, le cause di tali anomalie cromatiche sono quasi sempre legate all’alimentazione. I pigmenti delle iridi colorate sono i segni che abbiamo accumulato un eccessivo quantitativo di tossine nel corpo.

La pessima qualità del cibo a cui sottoponiamo il nostro corpo non è l’unico modo con cui intossichiamo il corpo. Anche delle prolungate degenze ospedaliere, caratterizzate dal consumo abbondante di farmaci, può provocare la tossiemia, come pure altre situazioni contestuali che potrebbero verificarsi nella nostra vita.
Esistono cause secondarie che possono influire sulla colorazione e quindi sulla creazione di macchie cromatiche come ad esempio:

la vicinanza con complessi industriali altamente inquinanti. Vivere in città piene di smog, in cui il pulviscolo atmosferico viaggia libero e indisturbato, provoca l’intossicazione del fisico, attraverso la semplice respirazione.

fumare sigarette e tabacco. Non è vero che le sigarette rullate facciano meno male di quelle vendute in pacchetto. Si tratta di fonti dirette di tossine, caratterizzate da sostanze negative per la nostra salute. Di conseguenza, eventuali degenerazioni del colori delle iridi potrebbero indicare la necessità di cambiare stile di vita e smettere con il vizio del fumo.

Dieta sbilanciata, incentrata su carboidrati e grassi saturi. Si parla di cosiddetto cibo spazzatura per sottolineare la tendenza ad introdurre elevate quantità di cibo qualitativamente scadente e quindi a soffocare l’intestino con scorie alimentari che non si riesce più ad espellere e che tendono pertanto a sedimentare.

E se fosse una malattia?

Una delle prime reazioni che ha un paziente quando scorge delle macchie gialle, rosse o dei puntini verdi nell’iride, che era convinto di non avere, è quella di pensare a qualcosa di terribile.
Assistere ad una degenerazione cromatica di questo tipo fa spesso supporre di avere una patologia grave, eppure, sapendo quali sono le reali cause che l’hanno determinata, dovremmo essere felici che il nostro corpo riesca a comunicare uno stato di difficoltà o di debolezza attraverso gli occhi.

E se fosse una ferita nell’occhio?

Ce ne accorgeremmo subito. La maggior parte delle volte non vi è alcun tipo di lesione e il fatto che vediamo perfettamente rappresenta la prova concreta che i nostri occhi stanno bene.
Per accorgersi che non si tratta di una ferita basterà cercare di mettere a fuoco un oggetto prima vicino e poi lontano.
Se non riscontrassimo alcun tipo di problemi visivi alla retina, il problema sarebbe da cercare altrove.
Quello che non funziona riguarda invece ad un livello più “nascosto” e interessa generalmente il nostro metabolismo e l’intossicazione del tubo digerente.

Le macchie possono cambiare forma e colore ?

Assolutamente sì. Si tratta di un punto fondamentale della teoria su cui verte l’iridologia, che spiega come queste sfumature del colore possono allargarsi o restringersi a seconda delle azioni che intraprenderemo.
Noi non siamo dei buoni osservatori e anche se il più delle volte crediamo che la tinta delle nostre iridi sia sempre la stessa, in realtà cambia costantemente, in ogni momento della nostra vita.

Possono esserci degli eventi traumatici però in grado di velocizzare questa trasformazione cromatica e rendere più evidenti questi riflessi colorati o anche opacizzazioni. Queste maculaioni non hanno un aspetto standard, ma presentano una forma irregolare. Possono avere svariate dimensioni, dalle più grandi, a quelle più piccole.
Ad ogni modo, non parleremo mai di “macchie definitive”, ma solo di manifestazioni temporanee, che sottolineano come qualcosa non funzioni negli organi.

Il ruolo dell’iridologo è quello di interpretare che cosa rappresentano questi segni e che cosa significherebbe quel cambio di densità dei colori, facendo ricorso ad una mappa iridologica.
Una volta determinato quali sostanze eliminare dalla dieta e quali comportamenti salutari attuare nella dieta il paziente dovrà mettere in pratica i consigli provenienti dal professionista che ha letto le iridi.

Se il soggetto sarà scrupoloso e diligente, sarà facile assistere alla scomparsa parziale o totale di questi strani segni colorati sulle iridi.
Assistere all’eliminazione di queste maculazioni rappresenta la prova concreta che siamo riusciti a disintossicare il corpo.
Uno tra i sistemi più rapidi per ripulire l’organismo dagli scarti alimentari depositati sul colon e più in generale dalle tossine, è quello del lavaggio intestinale, a mezzo dell’idrocolonterapia.

Quali sono i colori più presenti in queste macchie?

Si distinguono, in linea generale, ben 4 classi di colori, a seconda del pigmento che prevale sugli altri.

Color giallo. Molti iridologi definiscono queste conformazioni “macchie di uroseina”, perchè legate alla ritenzione di acido urico. Rappresentano il sentore che qualcosa non funziona a livello di apparato urinario, segno che i reni funzionano male e che non compiono adeguatamente la loro azione di filtraggio. Anche un’alimentazione in cui vi è un’eccessiva presenza di uova potrebbe essere il motivo della formazione di macule gialle negli occhi, che fanno spesso parlare di iridi gialle.

Color rosso. Segno di un sistema sanguigno compromesso. Potrebbe trattarsi di deficienze del pancreas o di una debolezza del fegato che porterebbero delle conseguenze negative a livello del sangue.

Color marrone. Segnale abbastanza chiaro di un disturbo a livello epatico, soprattutto quando, assieme a macchie marroni, sono presenti alcune striature rossastre.

Color nero. Vengono spesso etichettate come “macchie di melanina”. Tra tutte le colorazioni che potrebbero interessare l’iride, quella nera sarebbe la più grave, perchè indicherebbe un accumulo reiterato di tossine, molto difficile da rimuovere con una semplice dieta.
Sono questi i casi in cui un lavaggio epatico potrebbe risultare risolutivo. Ad ogni modo occorre non farsi prendere dal panico e valutare con un iridologo esperto che cosa fare e quali ulteriori analisi attuare, visto che potrebbe trattarsi persino di un tumore.

Gradi di intossicazione

A seconda della conformazione assunta da queste macchie colorate nelle iridi è possibile distinguere in quale stadio d’intossicazione ci si trovi.

Fusi e ovali. Quando si nota una presenza più scura in corrispondenza degli organi e una divisione più accentuata delle fibre dell’iride, si potrebbe trattare di una caratteristica genetica. Se un papà e un nonno hanno avuto delle

Nuvole o bande bianche o giallognole. Quando si osserva una compressione delle fibre nervose sulle iridi, è in corso un’infiammazione molto intensa nell’organismo.

Linee e macchie scure. Quando questi elementi si trovano in prossimità di organi ben definiti, sulla mappa iridologica, è probabile che sia in atto una intossicazione acuta nell’area interessata.

Segni e punti neri, anche piccolissimi. Sono il segnale che le fibrille superficiali delle iridi siano gravemente compromesse. Sarebbe realmente il caso di preoccuparsi.

Il vocabolario dell’iridologo

Esistono delle parole specifiche, utilizzate da chi lavora in questo ambito, per indicare una specifica macchia, caratterizzata da una forma particolare. Tra le più utilizzate, ricordiamo:

  • raggi solari: dei taglietti radiali;
  • spasmelli: detti anche archi da stress, di forma lineare circolare, simile a dei fusi. Indicano un malfunzionamento del sistema nervoso e a livello dei muscoli volontari;
  • Lunetta Gerontoxon: un anello opacizzato biancastro, collocato all’esterno dell’iride;
  • Macchie tossiniche e nubi tossiche: delle specie di nebulose che rendono difficile l’individuazione netta delle iridi e dei loro contorni;
  • Puntini neri;
  • Capelli: fibre chiare e ondulate, che partono dal collaretto e si protraggono verso i bordi. Segnalano disfunzioni a livello del sistema nervoso autonomo (SNA).
  • Cripte: piccole lesioni tendenti al nero del tessuto iridologico, a forma di rombo. Possono avere sia origine genetica che strutturale.

Alcune curiosità sulle macchie iridee

Esistono persone senza segni nelle iridi?

No. Gli iridologi hanno soltanto degli strumenti che permettono l’osservazione più approfondita di quello che accade negli occhi, ma tutte le persone del Mondo, uomini o donne, adulti o bambini, posseggono spasmenelli o macchie tossiniche.
E’ vero però che gli yogi o tutti coloro i quali intraprendono un percorso spirituale più profondo risultano avere iridi alquanto “pulite”, a testimonianza di come la pulizia dello spirito possa in parte influenzare anche quella dei nostri organi interni.

donna con occhi azzurri

Anche chi ha gli occhi azzurri ha le macchie?

Si, anche se risulta più difficile da osservare, perchè si tratta di soggetti in cui non può avvenire la formazione del pigmento melanico ed è resa più difficile la distinzione di tutte le fasi di accumulo di tossine. Accade che nei soggetti con gli occhi azzurri ci si accorga di una disfunzione, soltanto quando l’iride si appanna del tutto, risultando più difficile anticipare la diagnosi.

Come reagisce l’iride ad un intervento chirurgico?

In modo anomalo. Quando viene fatta un’anestesia, il sistema simpatico non comunica nulla di strano all’iride, poichè la sensazione nervosa viene sublimata del tutto. Per questo motivo, coloro i quali sono stati protagonisti di un incidente stradale o si sono sottoposti ad un’operazione sotto anestesia parziale o totale, presentano delle iridi piuttosto “pulite” da questa informazione.

Che cosa significa quando la macchia è sulla sclera?

Vi è una mappa specifica, in grado di determinare a quale problema corrispondano determinati segni impressi sulla parte bianca dell’occhio. Si tratta di competenze differenti, non a caso esiste una distinzione tra iridologia e sclerologia.

In conclusione

Se volete capire che cosa c’è dietro una macchia dell’iride non possiamo suggerire altro che prenotare una visita d’iridologia. Per maggiore  completezza sull’argomento, ci preme sottolineare come lo studio delle iridi abbia il difetto di non rendersi conto dei casi più lievi. Gli occhi riescono a comunicare i problemi più gravi e quelli più imminenti da contrastare.
Inoltre, non trattandosi di una scienza assoluta, non vi sarà mai un unico pensiero.
L’iridologia può essere definita a tutti gli effetti una disciplina in divenire, di cui nessuno conosce ancora tutto sull’argomento.
Per questa ragione, rivolgersi a dei professionisti esperti, che operano da oltre venti anni, presso Centri specialistici, si rivela molto importante per buona riuscita della diagnosi iridologica.

 

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foto della australia dallo spazio

I Fiori australiani funzionano ?

La fitoterapia è una scienza antica, il suo nome deriva dal greco ed è composto da due parti: phytón (pianta) e therapéia (cura), quindi si tratta di una tecnica che prevede la cura con l’uso di piante officinali da cui è possibile ricavare preziosi metaboliti come i fenoli, polifenoli, tannini, flavonoidi, saponine, oli essenziali.

 

 

Anche se si è soliti collegare il lavoro del fitoterapista alla somministrazione di fiori di bach, molti tra questi specialisti, hanno potuto constatare la maggiore “energia” dei fiori australiani, soprattutto nella cura di determinate problematiche.

Fitoterapia e fiori australiani

La continua ricerca nel campo della natura, ha spinto molti fitoterapisti italiani, tra cui la dottoressa Rosa Angela Racanelli, a sperimentare anche le potenzialità delle florescenze provenienti dall’Australia.
L’oceania infatti è tutto quanto più di maestoso e potente possiamo immaginare. Chi restringe la conoscenza di questo vastissimo territorio al mero simbolo del canguro, non ha la minima idea di che cosa possa rappresentare l’Australia.
La ricca vegetazione australiana caratterizzata dalla presenza di numerose specie floreali, conservate grazie anche all’isolamento dal resto del mondo, ha permesso, tra l’altro, l’affermarsi di due repertori di fiori. Il primo è rappresentato dagli Australian Bush Flowers di White, il secondo rappresentato dalle Living Essences dei coniugi Barnao.
La storia di questi fiori è decisamente molto antica.
Entrambi i repertori hanno origini aborigene. Gli aborigeni, infatti, erano soliti mangiare i fiori commestibili al fine di trarne beneficio assorbendo tutti i i principi essenziali dei fiori,  mentre per quelli non commestibili celebravano dei veri e propri riti, la cui finalità era quella di assorbire le vibrazioni terapeutiche dei fiori.

Australian Bush Flowers

Il primo repertorio è Australian Bush Flowers si contraddistingue per la presenza di varietà appartenenti alla boscaglia selvaggia ed è caratterizzato dall’uso di essenze aromatiche spontanee come l’eucalipto. Pioniere di questa tradizione è stato Ian White che sostiene la funzione determinante dei fiori nella crescita emotiva e spirituale.
White è un naturopata che sostiene che le patologie siano il sintomo di uno squilibrio emotivo dovuto al mancato contatto tra la persona e il suo spirito.
Ingerendo le essenze dei fiori sarà possibile immettere nel sistema circolatorio l’essenza, questa si muove verso i meridiani per arrivare fino ai chakra dove le energie vengono riequilibrate.
Molto importante è anche il rito con cui si preparano le essenze secondo la teoria di Ian White, infatti, sarà necessario raccogliere i fiori necessariamente nel loro stesso habitat naturale: i boschi. Successivamente saranno immessi in una bacinella di vetro piena d’acqua, affinchè possano rilasciare le loro essenze. Una volta trascorse 2-3 ore, l’acqua raccolta sarà nuovamente filtrata e pronta per essere utilizzata.

Fitoterapia con fiori australiani e Living Essences

I coniugi Barnao hanno condotto la loro ricerca di essenze floreali che potessero avere effetto terapeutico partendo dalla floriterapia di Bach, che è probabilmente la più conosciuta al mondo. Alle teorie dei fiori di Bach hanno quindi aggiunto le tradizioni degli aborigeni, in particolare del popolo Nyoongah, che era solito impiegare rimedi floreali per curare fastidi di varia entità.
La novità introdotta dalla scuola dei coniugi Barnao consiste nell’utilizzare contemporaneamente i fiori australiani e l’agopuntura. A loro si deve l’elaborazione delle Floral Acu Maps, cioè delle corrispondenze tra essenze floreali e punti utilizzati per l’agopuntura. Le essenze vengono quindi applicate in punti corrispondenti ai vari disturbi come la sindrome pre-mestruale, lo stress, disturbi digestivi, risultando straordinariamente efficaci per guarire da questi specifici malesseri.
Tra le importanti applicazioni della floriterapia con fiori australiani vi è anche la terapia del dolore, che riuscirebbe a raggiungere gli stessi effetti della morfina, senza però manifestare i suoi effetti collaterali, alquanto “impegnativi”, sul piano fisico e psicologico.

I fiori australiani servono o no ?

I fiori australiani utilizzati per la fitoterapia sono circa 70 ed hanno tutti diverse funzioni. Deve essere sottolineato che in commercio presso le erboristerie si trovano le gocce di fiori australiani, ma soltanto uno studio approfondito del paziente e l’individuazione di una “soluzione su misura”, può consentire di ottenere effetti benefici ancora più importanti.
I fitoterapisti che lavorano specificatamente con i fiori d’Australia possono offrire un contributo notevole a coloro i quali con le medicine tradizionali non sono riusciti ad ottenere i risultati sperati.
Molti sostengono che i fiori australiani funzionano se le miscele utilizzate non contengono oltre sette fiori, anche se, alcuni dottori, sostengono che sarebbe preferibile fermarsi a cinque.
Essenziale è comunque conoscere il paziente, studiare la sua iride e tratte le proprie deduzioni in relazione all’analisi del gruppo sanguigno.

Quali le florescenze più di moda?

Tra i fiori australiani più usati vi è la Yellow Cowslip Orchid, o semplicemente Caladenia flava, un’orchidea di colore giallo che aiuta ad avere una maggiore apertura mentale, favorisce la socializzazione, l’interesse verso il prossimo, dona acutezza mentale.
L’Alpine Mint Bush, invece, è un fiore consigliato a chi per lavoro o per motivi personali si occupa molto degli altri, ad esempio si occupa di assistenza a persone anziane, malate. Questo rimedio proveniente dalla natura aiuterebbe a rivitalizzare e a dare nuova energia.
In linea di massima, per chi soffre di ansia e/o attacchi di panico il fiore australiano che funziona è Grey Spider Flower, o Grevillea buxifolia , che viene usato anche per le donne che hanno il terrore del parto.
Ad ogni modo solo uno studio personalizzato potrà suggerire le giuste proporzioni e la miscela ideale per raggiungere il proprio scopo.

Continuando la rassegna di che cosa possono curare questi fiori, cerchiamo di offrire altri consigli a coloro i quali si sentono un po’ fiacchi e scarichi a lavoro.
In caso di stanchezza fisica il rimedio giusto con i fiori australiani è la Macrocarpa: una specie di eucalipto che rinvigorisce e aumenta la resistenza fisica.
Se invece si vive un momento di confusione e non si riescono a prendere decisioni importanti il fiore adatto il Paw Paw, un piccolo fiore che dona la capacità di focalizzare il problema, dare lucidità e quindi capacità di sbrogliare la matassa.
Il Flanner  Flower è un fiore che aiuta a ritrovare equilibrio tra corpo e mente e in particolare aiuta chi non è a proprio agio con la propria sfera intima e vive dei blocchi nei rapporti fisici con gli altri.
Permette di ritrovare sensibilità al contatto fisico, una mancanza di cui soffrono molte più persone di quelle che possiamo pensare, soprattutto in una società che tende all’alienazione sociale.

Altro problema dei nostri tempi è invece l’emarginazione dai gruppi sociali e la sensazione di sentirsi soli. Anche in questo caso la soluzione potrebbe venire direttamente dal continente australiano. Coloro i quali sono psicologicamente più fragili e vivono momenti difficili, potrebbero invece migliorare la propria condizione emotiva, attraverso il fiore  Sidney Rose.
Questi sono solo alcuni di fiori australiani che funzionano se usati nel modo giusto, ma se avrete piacere di approfondire l’argomento, potrete contattare in ogni momento la dottoressa Racanelli.

Chiedi un consiglio alla dottoressa

Il ruolo del fitoterapista

Per avere delle composizioni ideali a risolvere i propri problemi è bene affidarsi ad un fitoterapeuta che, dopo aver esaminato le problematiche della persona, troverà la giusta alchimia tra i vari elementi fitoterapici per dare un aiuto concreto.
Questo professionista non vive di conoscenze studiate on line, ma puà vantare lauree importanti, come quella in Farmacia, in Chimica, Tecnologie Farmaceutiche o Scienze Biologiche.
Compito del fitoterapeuta è realizzare le preparazioni galeniche e officinali tenendo in considerazione le caratteristiche e le esigenze del paziente, facendo riferimento al Formulario nazionale della farmacopea ufficiale (FU), che indica metodologia di corretta conservazione dei principi ed essenze, dosi, scadenza.
Questa metodologia permette ad ogni paziente di sentirsi più sicuro della terapia a cui si sottoporrà.
Per questa stessa ragione è buona regola chiedere quali riconoscimenti possegga il fitoterapista a cui ci rivolgeremo, prima di prenotare un incontro e farci indicare i fiori australiani più adatti.

occhio verde opinione

Iridologo: tra opinioni discordanti e certezze

La valenza scientifica dell’iridologia, una medicina alternativa che si propone di determinare le cause dei disturbi attraverso l’osservazione dell’iride, non è stata ancora dimostrata del tutto.
Eppure da un lato le teorie su cui si basa questa disciplina diagnostica sono molto interessanti e dettagliate, dall’altro la grande mole di riscontri e risultati ottenuti sui pazienti sottoposti a visita iridologica, si osserva un aumento dell’interesse verso il Mondo delle iridi.
La delusione avuta da tanti pazienti da parte delle tecniche di diagnosi tradizionali contribuisce ad alimentare la fiducia verso l’irideologia e la sclerologia.
Non è un caso se oggi molti specialisti, regolarmente laureati in medicina, farmaceutica, biologia che applicano questa metodica con successo.
Il numero delle persone soddisfatte, che possono esprimere un’opinione positiva dopo un consulto con un iridologo, aumenta e questo non può che far bene alla società, oltre che alla medicina stessa.
A conferma del valore nozionistico di chi lavora come iridologo, si sottolinea come molti corsi di formazione per diventare iridologi richiedono il precedente conseguimento di lauree in medicina.
A fronte di queste considerazioni iniziali, vediamo i giudizi di coloro i quali hanno già deciso di sottoporsi ad una lettura dell’iride.

Opinione sull’iridologo: meglio se laureato

occhio verde opinioneLe opinioni sull’iridologo sono abbastanza contrastanti, c’è chi parla di ciarlatani e chi, invece, ritiene siano professionisti seri e qualificati in grado di aiutare a curare in modo naturale molti disturbi. Chi si avvicina a questa metodica si sente maggiormente al sicuro se sa che il professionista ha anche altre lauree, in questo caso infatti, il consulto non si esaurisce in un’osservazione dell’iride, ma è supportato da solide basi scientifiche date dalla formazione complessiva del professionista.
Ci si accorge della competenza di uno specialista d’iridologia, quando affiancherà all’osservazione delle mappe iridologiche, anche lo studio del gruppo sanguigno, evidenziando anche eventuali anomalie sulla superficie della sclera.
Bisognerebbe essere molto più ottimisti quando si parla di un’iridologa e non approcciarsi alla sua metodologia come se si stesse prenotando una consulenza d’amore con il mago Otelma!
I feedback dei pazienti che hanno avuto modo di interfacciarsi con la dottoressa Racanelli parlano chiaro e andando sulla pagina Facebook del Centro Heliantus è possibile leggere delle recensioni sempre ottime, valutate con 5 stelle.

D’altronde se svariati uomini e donne di scienza si fidano di questa tecnica di diagnosi, molto probabilmente una valenza scientifica esiste…

Gli scettici, invece, basano le loro opinioni sugli iridologi e la loro affidabilità sul fatto che si tratta di una pratica non riconosciuta in Italia e non sovvenzionata e quindi hanno paura di dover sostenere costi elevati per una medicina che in realtà potrebbe essere anche una truffa.

A questo proposito però è bene sottolineare che le metodiche con cui il Sistema Sanitario riconosce la valenza di una pratica sono diverse da paese a paese. La Russia, da cui hanno origine molto iridologi di fama mondiale, riconosce la possibilità di diagnosi basata sull’osservazione dell’iride al punto che le spese da sostenere sono a carico del Servizio Sanitario Pubblico. D’altronde il fatto che in Italia le medicine alternative, tra cui l’iridologia, non siano vietate, conferma che non ci siano delle vere e proprie controindicazioni.
Si consideri anche il fatto che l’iridologo non prescriva farmaci, ma indichi quella che può essere l’alimentazione corretta, necessari per superare i propri problemi e i cambiamenti che andrebbero operati nella vita quotidiana, per ristabilire un equilibrio fisico e mentale.
La considerazione generale è che l’operato di un’iridologa esperta possa far guardare lo stesso problema di salute sotto un altro punto di vista, aumentando le possibilità di guarire, perchè scoprirà, attraverso un check up delle iridi, quale alimentazione offrire al corpo per stare bene.

Altro aspetto che non va trascurato quando si forma un’opinione negativa su l’iridologia senza conoscerla direttamente, ma solo per “sentito dire”, è il fatto che iridologi e medici tradizionali non siano sembre in contrasto tra loro.
Non sono rari i casi in cui individuando un disturbo, un iridologo possa consigliare il dottore a cui rivolgersi, sottolineando come esista un rispetto tra le 2 categorie e le competenze di queste figure professionali.
Sfatiamo l’opione che la medicina tradizionale guardi in malomodo l’iridologia e che un’operatrice di un centro olistico che investiga sulle iridi sarà necessariamente contraria a qualunque tipo di trattamento medico, indipendentemente dalla specifica situazione.

Effetto placebo?

Molte opinioni sugli iridologi parlano di effetto placebo legato ai consigli spesso riguardanti l’alimentazione dati dai professionisti, mentre altre sono estremamente positive, sottolineando come dopo la visita iridologica sia avvenuta una vera e propria svolta nella propria vita.
Le critiche sull’iridologo spesso sono negative perché questo professionista in molti casi parla di una predisposizione a determinate patologie, senza realizzare degli esami clinici. Questo tipo di approccio diagnostico potrebbe sì spaventare, ma non può precludere un soggetto dall’idea che l’organismo comunichi tutto quello di cui ha bisogno mediante gli occhi.

Le iridi costituiscono la migliore colonscopia che si possa realizzare.

Solo chi si è sottoposto a sedute d’iridologia per anni può testimoniare, con i propri occhi, come i cambiamenti adottati nel regime nutrizionale abbiano portato delle trasformazioni anche a livello di iride destra e sinistra.
La prevenzione, come si evidenzia in questi casi, può valere molto più di una visita specialistica presso uno studio medico, oltre ad avere, nel caso specifico di un test iridologico, un prezzo decisamente più economico.
Come si vede, l’opinione comune che vuole che l’iridologia sia molto costosa, non risponde affatto a verità.

Come per tutte le novità nel campo del benessere e della salute, vale il consiglio di cercare professionisti seri, che lavorano all’interno di una struttura riconosciuta e affidabile da almeno 10 anni.
Difficile che se un iridologo non avesse dimostrato nel corso del tempo di possedere le qualità necessarie per svolgere questo lavoro, possa continuare ad operare nella stessa sede, potendo contare su un pubblico sempre maggiore e fermamente convinto delle sue capacità.

Allo stesso tempo si suggerisce pure di verificare di persona come lavora, senza lasciarsi influenzare da opinioni negative o positive sull’iridologo espresse da altri.

Un feedback sugli strumenti di diagnosi

Nell’esercizio della professione, ogni buon iridologo si avvarrà dell’aiuto di un iridoscopio. Si tratta di uno strumento che garantisce alte prestazioni, in grado di osservare l’iride in maniera dettagliata e di valutarne tutte le variazioni cromatiche.
Comprendere quale tipo di iridoscopio possiede il Centro d’iridologia a cui vi rivolgerete può contribuire ad avere un giudizio più pertinente sulla valenza del professionista, visto che possedere uno strumento scadente impatterà sull’esito dell’ingrandimento dell’iride e quindi sulla stessa lettura.
Molte le persone purtroppo, dopo aver eseguito una visita dall’iridologo, evidentemente  spaventate da quello ipotizzato dal professionista, si sono affrettate quindi ad andare presso un centro ospedaliero per eseguire esami radiografici più approfonditi ed “empirici”. Hanno così contastato come il parere espresso dall’iridologo fosse corretto, rivalutando completamente l’opinione che avevano sull’iridologia e più in generale verso la medicina alternativa.
Bisognerebbe imparare ad essere più cauti nei giudizi, soprattutto ora che con i forum on line e i gruppi di discussione sui social network è possibile non solo smascherare facilmente chi pratica come iridologo senza alcuna esperienza o competenza, ma anche rovinare la reputazione di altri professionisti che hanno avuto solo la colpa di essere stati eccessivamente schietti nella loro diagnosi.

Prima di prendersela con gli iridologi, dovremmo in fondo prendercela con noi stessi e le nostre scelte alimentari sbagliate.