salto tra due montagne

La dieta della tenacia: come imparare dai propri errori

Probabilmente ti sarà capitato di non sentirti determinato/a e/o di aver smarrito la motivazione e la tenacia per intraprendere un percorso ben strutturato e lineare che ti consentisse di raggiungere un particolare nonché desiderato obiettivo.

Iniziare una dieta, ad esempio, è un desiderio che potenzialmente accomuna molti di noi una volta rientrati dalle vacanze estive: è ben noto quanto settembre porti con sé non solo temperature ridotte di qualche grado ma anche una ricca lista di nuovi e ammirevoli propositi.

L’intenzione è forte così come la tenacia poiché si è spesso e già proiettati al risultato finale, alla visualizzazione astratta di una nuova versione di noi stessi.

Proiettarsi costantemente al giorno in cui l’obiettivo verrà raggiunto e concretizzato può potenzialmente e considerevolmente rappresentare una valida motivazione estrinseca.

L’idealizzazione del futuro obiettivo potrà considerarsi efficace, bastevole e soprattutto potrà garantire costanza al nostro percorso?

Nel caso in cui desiderassi approfondire e scoprire cosa probabilmente è accaduto al tuo percorso e quindi ad un eventuale e mancato raggiungimento del tuo obiettivo, ti invito alla lettura dell’articolo ed anche dei paragrafi successivi.

salto tra due montagne

 

La tenacia può determinarne il successo di una dieta

Nel caso in cui avessi già intrapreso una dieta che però hai abbandonato ancor prima di raggiungere il risultato auspicato, ti suggerisco di cominciare a porre in essere dei comportamenti funzionali alla disamina del perché.

Perché non sono riuscito/a a perdere peso? Interrogarsi e porsi in discussione rispetto alle cause scatenanti e predisponenti il mancato raggiungimento dell’obiettivo desiderato. Scoprire quale sia stata la causa dell’insuccesso può considerevolmente supportare un processo di consapevolezza rispetto al quale intraprendere azioni, abitudini e comportamenti più efficaci.

Ciò che spesso viene registrato e quindi con consapevolezza scoperto da chi sceglie di porre in esame le proprie azioni, è una severa e granitica assenza di stimoli motivazionali.

Fra questi, sicuramente, è possibile identificare la tenacia, la forza di volontà. Quanto ci siamo sentiti motivati nel momento in cui abbiamo scelto di intraprendere un percorso come quello di una dieta? Probabilmente poco perché, come ulteriore spiegazione, vi è quella di esser stati manchevoli nel considerare il periodo, il momento preciso nel quale la dieta è stata iniziata: un periodo già di forte stress, ad esempio, non è l’ideale per rivoluzionare le abitudini alimentari poiché esse richiedono costanza, pazienza e, per l’appunto, tenacia.

Molto spesso accade di desiderare un dimagrimento a tutti i costi, oltre i limiti fisiologici spaziali e temporali: l’organismo e la mente sono immersi in un loop innaturale e, soprattutto, poco funzionale all’obiettivo auspicato.

Divenire dunque consapevoli di essere manchevoli in tenacia, motivazione e forza di volontà può inficiare sì negativamente sulla dieta ma può al contempo ingenerare un circolo virtuoso di padronanza e di piena conoscenza delle proprie esigenze e delle richieste che il corpo e la mente avanzano.

Non essere spinti dalla tenacia e, quindi, da una sincera forza di volontà, simboleggia una puntuale e delicata condizione traducibile attraverso molteplici emozioni, sensazioni ed azioni: la mancata tenacia può ingenerare insoddisfazione, frustrazione e scarsa autostima poiché ci si attribuisce la colpa dell’insuccesso quando, in realtà, esso è generato da una carenza posta a monte del percorso.

La tenacia è una condizione di estrema cognizione dal momento in cui risiede nella funzionale consapevolezza dei propri limiti e delle proprie debolezze: la tenacia non è direttamente proporzionata, per quanto comunemente si possa considerare, alla forza ed alla resistenza fisica.

La tenacia è considerevolmente legata ed al contempo si lascia cingere dal valore della costanza poiché il valore motivazionale e funzionale della tenacia si esplica nel perdurare del tempo ed attraverso il raggiungimento di obiettivi posizionati lungo il proprio percorso di crescita personale.

La tenacia, ancora, è descrivibile come una potente forza ed emozione mentale: non può essere manipolata a proprio piacimento dal momento in cui si sceglie, desiderandolo, di divenire persone motivate, tenaci e predisposte al cambiamento. È un percorso, quello della crescita personale, che non si concretizza nell’immediato, esattamente come la tenacia: necessita di tempo e di consapevolezza bastevole tale per cui una persona possa scoprire il proprio potenziale, le proprie debolezze e quindi, ancora una volta ed ancora di più, le proprie potenzialità.

È nella consapevolezza che si posiziona la forza rivoluzionaria nonché generatrice della tenacia. Iniziare una dieta con una predisposizione mentale incentrata e strutturata sugli esclusivi valori della forza fisica e non mentale, della interiorizzazione a valle dell’obiettivo e non a monte, della ostentazione dei punti di forza considerando inaccettabili quelli di debolezza non infonde vitalità al motivo che ha smosso la persona ad intraprendere una dieta.

Ebbene sì, perché vi è una decisiva distinzione fra motivo e motivazione dal momento in cui, rispettivamente, ci si riferisce ad una predisposizione motivazionale estemporanea ed esauribile nel breve periodo; la motivazione possiede, invece, la forza di distribuirsi lungo ed attraverso tempi più ampi e distesi: la motivazione riesce ad esplicarsi, quando sinceramente percepita, con naturalezza, ingenerando nella persona una condizione di benessere psico-fisico.

Constatata dunque la principale nonché più comune causa del mancato dimagrimento, ovvero la non pervenuta tenacia, diviene significativamente funzionale presentarne anche modalità e suggerimenti mediante i quali riscoprire la celata forza di volontà, celata perché è insita in ognuno di noi. A volte accade di dimenticarsene e di ritenersi dunque responsabili di esiti negativi oppure di percepirsi come poco predisposti al sacrificio, al cambiamento ed alla determinazione: superfluo sostenere quanto la suddetta rappresenti una distorta percezione non solo della propria persona ma anche della realtà circostante, una distorsione che inevitabilmente si ripercuote sul divenire e sull’esito di un percorso.

Vedremo dunque, di seguito, quali potrebbero essere gli accorgimenti da porre in essere al fine di intraprendere e vivere con maggiore serenità sì un percorso di dieta ma qualunque percorso si desidera concretizzare al fine di raggiungere un obiettivo tanto desiderato.

 

Come divenire consapevoli della propria tenacia

Florentino Ariza, come narra Gabriel Garcia Marquez in L’amore ai tempi del colera, attende “51 anni, 9 mesi e 4 giorni, notti comprese”, prima di coronare il suo sogno d’amore.

Ciò che questo stralcio letterario nonché esemplificativo evidenzia con arguzia è la combinazione di elementi e condizioni che conferiscono efficacia alla tenacia: la perseveranza sperimentata oltre gli insuccessi e la resistenza percepita nei riguardi dello scorrere del tempo sono esemplificativo esempio di quanto la tenacia sia composita e descritta dalla perseveranza e dalla passione.

Pertanto, per divenire consapevoli della tenacia che risiede, potenzialmente, nelle nostre timide azioni diviene considerevolmente importante rivoluzionare il modo in cui alcuni comportamenti sono stati strutturati ed interiorizzati.

Ad esempio, porsi alla scoperta del mondo nella sua globale soggettività ti consentirà di metterti costantemente in gioco e quindi di scoprire il percorso che maggiormente ritieni appassionante e conforme alle tue attitudini. Ad esempio, potresti aver scoperto una forte passione per la cucina: come conciliarla con il desiderio di dimagrimento? Sperimentando, ad esempio, ricette maggiormente funzionali ai propri desideri alimentari.

Ulteriore suggerimento risulta essere quello di concedersi del tempo al fine di non esasperare comportamenti solo perché strumentalizzati e direzionati verso il dimagrimento prefissato. Concedersi tempo significa non solo conoscersi ma anche concedersi una pausa per ripartire con rinnovata energia: interrompere momentaneamente una dieta potrebbe apparire controproducente ma non se interiorizzata come possibilità di ritrovare un’omeostasi psichica dalla quale ripartire motivati.

tempo tiranno

 

Preservare aspettative realistiche può considerevolmente considerarsi un valido suggerimento da porre in essere al fine di corroborare il proprio essere tenaci. Sperimentare sincera passione nei riguardi di un’attività e percepire determinazione verso il raggiungimento dell’obiettivo non vanno assolutamente confusi con la smodata ricerca della perfezione: se da quest’ultima guidati si rischia di perdersi e di perdere passione e motivazione poiché, come affermato all’inizio, significherebbe essersi immaginati già al termine del percorso appena iniziato.

Le fragilità vanno accolte, i dubbi ascoltati e le pause concesse affinchè un obiettivo non solo sia raggiunto ma vissuto con passione, desiderio e benessere psico-fisico.

mela con buccia fa male

Quali sono gli alimenti senza fibre ?

Le fibre sono sostanze che si trovano naturalmente nelle piante e quindi nella frutta, ma anche verdura e grano. Seguire un regime alimentare con un limitato apporto di fibre dietetiche significa nutrirsi con cibi con poche fibre, allo scopo di rallentare i movimenti peristaltici.

Le persone che hanno bisogno di una dieta senza fibre sono soggetti che di solito hanno difficoltàdi digestione, associata a qualche problema intestinale. Ad esempio, dovrebbero assolutamente evitare di mangiare pasti ricchi di fibre dietetiche tutti coloro i quali soffrono di intestino irritabile e Morbo di Crohn, ma anche diverticolite. Si tratta di malattie insidiose e debilitante che, nel caso in cui il paziente non dovesse seguire con attenzione la lista dei cibi proibiti, potrebbe andare in contro a situazioni molto pericolose.

Nel caso specifico di persone afflitte da Crohn o da forme di colite ulcerosa molto acuta, mangiare un elevato quantitativo di fibre significherà, molto probabilmente, andare in contro ad un intervento chirurgico di colostomia.

In caso non si tratta di disturbi così gravi, potrà essere sufficiente seguire menù con poche fibre per periodi di tempo più limitati e quindi evitare di mangiare alimenti iperfibrosi per qualche settimana, giusto il tempo sufficiente per regalare al proprio intestino un po’ di tregua, aiutandolo a recuperare energie utili per i processi digestivi. Nelle situazioni più gravi sarà invece doveroso intraprendere una dieta senza scorie.

mela con buccia fa male

Le difficoltà per chi segue una dieta senza fibre

L’ostacolo maggiore per chi è costretto a questo tipo di rinunce a pranzo e a cena è quella di abituarsi a sentirsi sazio. L’assoluto divieto di lieviti e farinacei mette in crisi un paziente che, abituato ad un regime alimentare che facilmente riempiva lo stomaco, potrebbe convincersi di avere sempre fame.
Il rischio è che perda la pazienza e trasgredisca inserendo nel menù del giorno quello che non potrebbe o che mangi troppo e fuori pasto. In entrambi i casi sarebbe dannoso per l’intestino e le conseguenze psicologiche, legate ad un soggetto frustrato perchè insoddisfatto, non tarderebbero a farsi sentire.

Altro problema potrebbe essere quello di accentuare una stitichezza di fondo, perchè la mancanza di fibre nella cacca rischierebbe di indurirle e di rendere più complicata la fuoriuscita dal retto. Per ovviare a questo, il primo passo da fare è quello di aumentare contemporaneamente l’apporto di liquidi, anche per scongiurare il rischio di emorroidi.

Alcuni problemi in più li hanno i vegani a cui, quando si devono sottoporre a colonscopia, viene consigliato loro di seguire una specifica dieta senza fibre e quindi di fatto senza verdure. Non mangiando proteine animali, la prima cosa con cui potrebbero sostituire questa mancanza è il seitan, ma i dottori non hanno quasi mai animo vegan e difficilmente lo consigliano.
Di conseguenza, rimediano quasi sempre su patate bollite e lenticchie rosse decorticate, accompagnando il tutto con del riso brillato e nei casi dei palati più raffinati, centrifugando dei germogli di soia.

Evitare le fibre

Scongiurare che il corpo assimili grandi quantità di fibre non è molto facile, visto che un po’ tutti i piatti italiani contengono questi elementi. Basta leggere questo breve elenco per avere un quadro generale su cosa non si potrà mangiare quando si dovrà seguire una dieta povera di fibre.

Sarà il caso di dire addio a :

fritture , causa di irritazione dell’intestino
legumi, a causa dell’impossibilità di rimuoverne la buccia
cereali integrali
verdure filamentose e frutta con buccia
noci, semi e frutta secca
parti nervose della carne

Quello di cui avrà bisogno il corpo saranno :

  • proteine
  • liquidi
  • sali minerali
  • vitamine

Ogni dottore o nutrizionista bravo suggerirà, a seconda della persona e dello stato di salute dell’intestino, il quantitativo esatto di grammi di fibra che potrà assumere giornarlente, indicando quali sono i cibi senza fibra da comprare al supermercato.

Segue una lista più generale di cibi che si possono mangiare, al netto delle eventuali allergie che ognuno di noi può avere:

Prodotti a base di latte:

Consumo giornaliero massimo: 2 tazze. Nella lista rientrano, oltre al latte, di qualunque tipo, anche lo yogurt, i formaggi morbidi, creme e budini. In caso di formaggio stagionato, la quantità massima diaria è di massimo 45 grammi. Vanno necessariamente evitati i latticini che contengono all’interno noci, semi, frutta o verdura, perchè potrebbero interferire negativamente con l’intestino.

Pane e cereali privi di fibre

A tavola sarà consentito nutrirsi con pane bianco raffinato e fare una colazione con riso soffiato, fiocchi di mais o corn flakes, fiocchi di riso, senza incorrere in effetti negativi.

Verdure amiche senza fibre

In questo elenco dei cibi con piccole dosi di fibre, assolutamente digeribili anche da parte di un apparato intestinale danneggiato, rientrano:

Cetrioli e zucchine. Abbiate sempre la premura di consumare cetriolini e zucchine solo dopo averli ben puliti e privati dei semi. L’insalata andrebbe evitata, ma in piccole quantità e saltuariamente potrebbe non creare pericoli alle mucose gastriche e sforzare troppo l’intestino.

Occhio invece a vegetali come melanzane, fagioli, asparagi e carote, a meno che non decidiate deliberatamente di stare male ed accettare l’idea di avere dolorosissimi crampi allo stomaco.

In casi eccezionali potremmo bollire anche carote e patate, assicurandoci di spolparli e mangiare solo la parte liquida.

cetriolo senza fibre

Frutta senza fibre

Sarà consentito consumare succhi di frutta, a patto di assicurarsi che non contengano la buccia. Nel caso decidessimo di preparare da soli una bibita alla frutta, si preferisca il centrifugato al frullato, perche polpa, filamenti e semi non devono mai entrare nella nostra bocca.

Un frutto particolarmente utile per ottimizzare il metabolismo è la mela, a patto di pelarla con cura, sarà molto utile alla causa.
Altri fruttini che possono essere mangiati senza temere difficoltà intestinali sono le albicocche, le banane, il melone giallo, l’anguria, le mele cotogne e susine. Il linea di massima sarà meglio mangiare frutta matura e non acerba se non vogliamo sforzare il nostro stomaco e rendergli più difficile la digestione.

Dolci

Durante l’arco della giornata, anche quando siamo al ristorante e vogliamo concederci qualcosa di buono e sfizioso, dovremo fare un bel sospiro, prima di realizzare che non possiamo assolutamente ordinare ne soprattutto mangiare dolci. Meglio pensare alla nostra idratazione e bere a fine pasto un po’ di acqua e limone, per non gravare sui processi digestivi.
E’ importante infatti ridurre il più possibile il livello di zuccheri nel sangue quando si segue una dieta anti-fibre.
Qualora infatti questo regime alimentare provochi degli effetti indesiderati come un’accentuata stanchezza e apatia, meglio consultare un nutrizionista, onde ricevere degli specifici apporti, come integratori naturali, onde ovviare a queste spiacevoli conseguenze.

Dottore o dietologo

La disputa è notevole, visto che da un lato c’è chi pensa che il dietologo si interessi soltanto del peso e della forma del nostro corpo, dall’altro c’è chi teme di affidarsi in dottori che, quando si parla di cibo, possano interpretare in maniera eccessivamente soggettiva il problema e trovare dei rimedi soltanto parziali.
Se volete ascoltare un parere autorevole, meglio affidarsi a qualcuno che è a metà strada e che senza pregiudizi pseudo scientifici possa avere una visione più globale sui cibi che fanno bene al nostro corpo, a seconda delle specificità di ognuno, come suggerisce la lettura delle iridi o come ci ha insegnato il bravissimo Veronesi.

dattero nell'alimentazione

Datteri fanno bene o fanno ingrassare ?

I datteri sono uno tra i frutti secchi più genuini e si rivela un alleato insuperabile per il nostro intestino. Impariamo a consumarli nella modalità migliore e quando vanno mangiati perchè non risultino indigesti.

I datteri sono originari dell’Africa e dell’Asia occidentale e non a caso, i principali produttori al Mondo sono Istraele, soprattutto nella varietà Medjoul, la Tunisia e l’Iran. Sono talmente presenti nella cultura araba da avere un nome differente, a seconda della tipologia di frutto, dei colori e quindi del grado di maturazione. I datteri della Tunisia vantano diverse proprietà come vitamine del gruppo A e B, fibre minerali come il ferro, ma anche il calcio, lo zinco e il potassio, potendo contare su valori nutrizionali di tutto rispetto.

dattero nell'alimentazione

Si tratta di frutti gialli e zuccherini che rientrano nella famiglia dei carboidrati e hanno il pregio contenere pochi grassi e quindi di prestarsi molto bene al consumo anche in regime dietetico. La convinzione che i datteri facciano ingrassare è errata, anche se come per tutti i cibi, occorrerà non esagerare. Ricordiamo a tal proposito che i datteri secchi, ovvero quelli sottoposti ad essiccazione, presentano un apporto calorico maggiore di quelli freschi, perchè hanno una concentrazione maggiore di carboidrati al proprio interno. Ad ogni modo, come termine di confronto, basterà pensare che seppur i datteri contengano più calorie e più carboidrati dei fichi secchi, in realtà quantitativo di grassi in essi contenuti è notevolmente inferiore.

In virtù di questa caratteristica di leggerezza, i datteri sono spesso inseriti nelle ricette dei dolci di Natale, usandoli in alternativa dello zucchero per conferire dolcezza all’impasto e confezionare dolcetti ugualmente gustosi, sotto forma di un delizioso sciroppo.

Magari meglio mangiarli a colazione, perchè capaci di sopperire al bisogno energetico di una mattinata di studio o di lavoro o preferirli come spuntino a merenda, anziché mangiarli la sera, quando potrebbero essere meno digeribili, ma anche meno utili, visto che ci apprestiamo a dormire e il bisogno di apporto energetico risulta superfluo. Se proprio si vuole trasgredire a questa regola, fatelo solo l’ultimo dell’anno, ma i datteri vanno consumati di mattina presto, altrimenti il discorso cambia.

A parte il loro invidiabile gusto, i datteri possano vantare tra le proprietà di fare molto bene all’intestino. E’ noto come un consumo quotidiano di questi frutti possa:

  • migliorare la digestione,
  • regolare la funzionalità dell’intestino,
  • aumentare la salute complessiva dell’apparato intestinale.

Tra i vantaggi più importanti offerti dal mangiare i datteri vi è quello di aiutare chi soffre di diarrea a ritrovare regolarità nell’evacuazione e al contrario, chi soffre di stitichezza, ad aumentare la frequenza in bagno. Sembra abbastanza evidente come l’attitudine al consumo di datteri aiuterebbe a ritrovare la giusta regolarità intestinale, apportando benefici evidenti, anche in periodi relativamente brevi. Per aumentarne la qualità lassativa si dovrà lasciarli in ammollo per un’intera notte e quindi consumarli a colazione, la mattina seguente.

“W la palma da dattero “, può essere un motto per tutti i soggetti stitici che hanno constatato in prima persona i benefici riscontrati sul piano della costipazione intestinale, visto i progressi ottenuti nello stimolare la fuoriuscita della cacca.

Ai datteri spetta un ulteriore riconoscimento: quello di avere una notevole funzione digestiva. A seguito di un’abbuffata alimentare o di una cena eccessivamente pesante è consigliato introdurre nel corpo qualche dattero per creare una sorta di protezione per l’intestino e quindi scongiurare eventuali problemi associati a quello che abbiamo mangiato. Il dattero è un amico dei tessuti intestinali, perchè utile a limitare bruciori di stomaco o dolori addominali, tipici di chi ha mangiato troppo o male.

Prima di esagerare con le dosi, bisognerà tener presente del quantitativo di zuccheri contenuti e quindi consumarli con una certa attenzione, perchè possono risultare anche abbastanza calorici. Soprattutto i pazienti afflitti da diabete, o con preoccupanti valori glicemici, dovrebbero essere più cauti ed ascoltare il parere del proprio dottore, prima di introdurre tanti datteri nel proprio regime alimentare e quindi aumentare potenzialmente il quantitativo di zuccheri nel sangue.
Altra categoria di persone che dovrebbe essere molto cauto nella scelta di datteri a tavola è quella di chi ha un’intolleranza al nichel. In questo caso infatti potrebbero provocare effetti collaterali come irritazione al colon e acuti mal di pancia.

Per uno sguardo d’insieme più completo, si suggerisce di controllare anche le indicazioni che provengono dal proprio gruppo sanguigno, perchè non è detto che il nostro sangue li tolleri completamente, anche se anticipiamo che i soggetti che appartengono al gruppo 0 possono mangiarli senza problemi.

Mangiare meno fa bene

Mangiare meno non solo fa bene alla salute, ma secondo quanto rivelato da una recente scoperta scientifica, avrebbe anche numerosi effetti positivi che si ripercuotono sulla qualità della nostra vita quotidiana.

Come mangiare di meno: errori da non commettere
Perché si sceglie di non mangiare molto?
Si può mangiare poco e bene?
Quanto si dimagrisce non mangiando?

Primo fra tutti i benefici di questo approccio alimentare è una riduzione significativa dello stress, che rappresenta uno dei mali per antonomasia del nostro tempo moderno e così frenetico. Altri evidenti risvolti positivi sono l’aumento della resistenza fisica (il che torna a vantaggio di tutte quelle persone che praticano sport come la corsa, il nuoto, ecc.), una qualità del sonno più alta e una vita sessuale più soddisfacente -che non guasta mai-.

Per riuscire a raggiungere questo traguardo, non è necessario diminuire in modo drastico le porzioni: basta infatti ridurre le calorie ingerite di circa il 25% e seguire una dieta parca e frugale, povera di grassi, di salse e di creme, ma ricca di gusto e di tutti quei componenti utili per il buon funzionamento del nostro organismo.

mangiare meno fa bene

Non ci sono particolari requisiti per riuscire a ridurre l’assunzione alimentare quotidiana: è sufficiente seguire pochi trucchi, come ad esempio quello di iniziare il pasto bevendo un bicchiere d’acqua naturale, mettere sotto i denti verdure in abbondanza, pochi lo sanno, ma i vegetali sono degli ottimi riempitivi, anche se comunemente vengono etichettati come “leggeri”.
Si potrà assumere solo una manciata di carboidrati e di cereali e intraprendere abitudini più genuine che abbiano ripercussioni migliori sulla modalità di assunzione del cibo. Alcuni semplici moniti sono quelli di non mangiare mai dai sacchetti o dai contenitori e di evitare fare un giro di tutto il buffet prima di servirsi.

Come mangiare di meno: errori da non commettere

Il primo errore da non commettere se si desidera mangiare di meno per migliorare la forma fisica, la produttività sul lavoro o per un altro scopo è quello di dire “Massì, per stavolta faccio un’eccezione, dopotutto è Natale.”

Questa frase, in apparenza così innocua, spesso è l’anticamera di un circolo vizioso che comincia sempre con grandi abbuffate, continua con sensi di colpa (un esempio classico “Forse non era il caso di esagerare così tanto a Capodanno”), prosegue con diete drastiche o propositi che difficilmente si riesce a mantenere, per poi ricominciare daccapo in occasione di feste o di altri eventi in cui è presente una ricca tavola imbandita.

Un altro errore comune, che è l’esatto opposto del primo, è quello di diminuire in modo drastico le calorie da assumere, pensando di far bene al proprio corpo, senza la giusta informazione né tanto meno senza aver richiesto il parere del medico. In questo caso, oltre al rischio di incappare nelle patologie alimentari più insidiose, come la bulimia e l’anoressia, si mette a repentaglio anche la salute del nostro organismo, privandolo di sostanze nutritive preziose e senza le quali non è in grado di svolgere le sue funzioni al meglio.

Anche la convinzione (peraltro falsa) che se si mangia al ristorante o in casa di amici si perde di vista l’obiettivo rappresenta un errore da non commettere: è possibile infatti mangiare di meno riducendo le porzioni, oppure scegliendo pietanze a ridotto contenuto calorico, senza per questo rinunciare ai rapporti sociali o alle uscite in famiglia o in gruppo.

Per le donne che sono in dolce attesa, o che sognano di avere un figlio, attenzione anche a lasciarsi andare in gravidanza: sebbene sia normale avere le voglie, soprattutto se si sta aspettando un figlio maschio (in questo caso le gestanti tendono a mangiare di più a causa degli ormoni rilasciati dal nascituro), a meno di non volersi ritrovare con venti chili in più, è importante seguire le indicazioni fornite da un dietologo, anche nei nove mesi prenatali.

Gli sportivi invece, soprattutto dopo aver fatto uno sforzo intenso in palestra, dovrebbero evitare di mangiare troppo, perché al contrario di quello che si pensa (ovvero che dopo uno sforzo fisico sia consentito lasciarsi andare), in questo modo non solo si appesantiscono, ma riacquistano anche le calorie perse, rendendo vano l’allenamento fatto per aumentare la massa muscolare e perdere peso.

Sensazioni quando si decide di mangiare poco: quali sono le più comuni?

La prima sensazione che si prova quando si decide di mangiare poco, soprattutto se questa indicazione è arrivata da un dietologo o da un nutrizionista, prevede un senso di rassegnazione, seguito subito a ruota dalla paura di non farcela e di avere fame. Alcuni soggetti, in particolare durante i primi giorni, potrebbero provare anche una tensione nervosa crescente, stress e stanchezza: quest’ultimi sono tutti segnali che il corpo, almeno fino a quando non si abitua, invia al cervello per segnalare una diminuzione del cibo, quindi sono tutti normali e non devono suscitare eccessiva preoccupazione.

Per quanto riguarda la vergogna, ovvero la paura di farsi scoprire e del fatto che gli altri potrebbero giudicare questa scelta, è un’emozione meno diffusa e, di solito, la possiamo riscontrare nei pazienti che hanno poca autostima, e che per questo temono il giudizio di parenti o amici, o che in passato hanno sperimentato patologie alimentari come la bulimia e l’anoressia.

Sensazioni quando si è riusciti nell’impresa

Passati i primi momenti di paura, e una volta che si è riusciti ad abituare il proprio organismo al nuovo regime, si comincia a sperimentare un grande senso di soddisfazione nonché di fiducia nei propri mezzi. Non pochi soggetti hanno inoltre dichiarato di aver provato un forte senso di gratificazione personale, perché mangiando meno non solo sono riusciti a perdere diversi chili, ma anche ad entrare in quei vestiti che non andavano più bene o che desideravano da tempo.

Una dieta frugale apporta anche numerosi benefici sulla salute del cervello, primo tra tutti una maggiore lucidità e un aumento della capacità di fare ragionamenti logici: non per nulla i più grandi scienziati dell’antichità, come ad esempio Pitagora, seguivano un’alimentazione povera di grassi o consumavano piccole quantità di cibo.

Perché si sceglie di non mangiare molto?

Oltre che per il desiderio di seguire una dieta e di non farsi trovare impreparati per la prova costume, molti soggetti scelgono di non mangiare molto per protestare contro la società dei costumi (questo tipo di comportamento lo si trova soprattutto nei santoni indiani, negli eremiti o negli hippies), perché hanno una malattia (alcune patologie, come ad esempio il colon spastico, possono peggiorare con l’assunzione di determinati alimenti), perché soffrono di obesità e, per questa ragione, desiderano perdere qualche chilo prima di sottoporsi ad un eventuale intervento per impiantare un bypass gastrico.

meno cibo ma buono

Altro valido motivo è quello di mantenersi in salute. Molti ultracentenari, alcuni dei quali attualmente viventi in Sardegna, raccontano di essere riusciti a raggiungere questo traguardo invidiabile consumando olio extravergine d’oliva e prediligendo un menù a base di:

  • pesce azzurro,
  • ortaggi,
  • frutta secca,
  • carne magra locale
  • poco vino rosso.

Risultati simili sono stati eguagliati soltanto dai colleghi giapponesi, che mangiano tanto pesce, calamari, polipi, patate dolci, verdure e alghe, e dai greci, che con la loro dieta ricca di olio d’oliva, frutta, verdura, piatti poco elaborati e tisane alle erbe non solo sono i più longevi. Ambo le categorie presentano meno malattie cardiache, tumori e casi di demenza senile e di depressione), anche se nella maggior parte dei casi questo non avviene per una maggiore consapevolezza, ma perché non si dispone di molti soldi e, a causa delle ristrettezze economiche, sono costretti a risparmiare sulla spesa.

Altra ragione per cui le buone forchette limitano al massimo gli eccessi quando sono a tavola può essere perché hanno subito una forte delusione d’amore o sono vittime di un altro trauma psicologico, come una separazione o un lutto.

Si può mangiare poco e bene?

Sì, mangiare poco e bene è possibile. Un esempio ci arriva da un articolo scritto da Umberto Veronesi, celebre oncologo, mancato l’8 novembre 2016 alla veneranda età di novant’anni e fondatore dell’omonima associazione che sostiene la ricerca scientifica alimentare tesa a combattere le diverse forme di tumore, che ha sempre elogiato il regime alimentare dei nostri antenati contadini, caratterizzato da piatti semplici, ma estremamente genuini, perchè ricchi di elementi nutritivi di prima qualità, graditi tanto alle papille gustative, quanto all’intestino.

La popolazione contadina dell’Italia, e più in generale quella che viveva nei pressi del mar Mediterraneo, mangiava infatti poca carne, pesce in abbondanza se abitava vicino alle rive, cereali, pasta, legumi, frutta e verdura. Questa dieta, che al giorno d’oggi è conosciuta come dieta mediterranea, prevede un menu a base di verdura, mozzarella, gallette di riso, olio extravergine d’oliva, carne bianca, riso o farro, gamberi, salmone, petto di pollo, frutta, legumi e, raramente, anche pizza margherita.

Questi cibi, oltre ad essere contraddistinti da un costo molto basso e che non grava in maniera importante sul budget della famiglia, sono anche poco calorici e saziano molto di più.

Inoltre, soprattutto a livello psicologico, il pesce apporta molta soddisfazione, perché oltre ad essere ricco di omega 3 e di fosforo (due sostanze che aiutano lo studio e la concentrazione), è leggero ed è molto gustoso, anche quando viene condito soltanto da un filo d’olio extravergine d’oliva e da un po’ di prezzemolo.

La frutta e la verdura svolgono invece un altro ruolo molto importante: sono infatti utili non solo per prevenire la maggior parte delle malattie cardiovascolari, ma anche per combattere alcuni tipi di cancro, come ad esempio l’adenocarcinoma del colon.

Eppure tutto va fatto con il giusto criterio, rispettando quella che è la predisposizione del nostro organismo, spesso influenzata dalla tipologia del gruppo sanguigno e da intolleranze alimentari. Non è un caso se alcuni soggetti segnalino mal di pancia o indigestioni, anche dopo aver mangiato cibi apparentemente leggeri e freschi, ma senza aver tenuto conto della compatibilità di questi alimenti con il proprio gruppo sanguigno.

Poco e spesso o poco e basta?

La maggior parte dei dietologi consiglia di consumare cinque piccoli pasti al giorno, ma in alcuni casi, come ad esempio la necessità di eliminare tossine che possono risultare dannose per il nostro corpo, possono arrivare a suggerire il digiuno terapeutico.

Questo digiuno, che in genere viene prescritto da un esperto e praticato sotto l’attenta supervisione dello stesso, apporta molti effetti terapeutici e positivi, come una maggiore energia e vitalità e pensieri più leggeri.

Parlando proprio del digiuno, Umberto Veronesi nel suo libro La dieta del digiuno. Perdere peso e prevenire le malattie con la restrizione calorica (edito da Mondadori) affermò che dedicare un giorno alla settimana alla totale astensione dal cibo non solo aiuta a purificare il corpo e a sviluppare il carattere, ma protegge anche la salute dall’obesità e dalla sovranutrizione, due condizioni che, seppur diverse, impediscono in egual modo lo svolgimento corretto del proprio lavoro o di qualsiasi attività intellettuale.

Dopotutto, come affermava lo stesso Veronesi, “Avete già provato a meditare a stomaco pieno?”.

Quali sono infine gli effetti che il digiuno produce sul cervello?

L’apparato celebrale, sentendosi sfidato da questa nuova condizione, incrementa la produzione di proteine (come avviene durante uno sforzo fisico) e, in seguito, promuove la nascita di nuovi neuroni e di nuove connessioni. Ciò porta alla nascita di nuove cellule nervose, quindi ad un miglioramento generale del sistema nervoso, nonché alla produzione di un flusso di energia rinnovato a livello dei neuroni.

Il digiuno intermittente, promosso da Veronesi nel suo ultimo libro (pubblicato prima della sua morte), ha effetti ancora più sorprendenti. Secondo una ricerca fatta da un’équipe universitaria della California del Sud, non solo questa misura “estrema” sarebbe in grado di riparare i danni che possono subire le strutture cellulari, come il DNA, ma anche di migliorare le prestazioni cognitive negli anziani.

Quando mangiare poco?

Alcune persone, credendo di fare del bene al proprio corpo e di riuscire a raggiungere più in fretta il loro obiettivo di mangiare pochissimo, arrivano a saltare la colazione, il pranzo o la cena, o peggio ancora andare a letto senza mangiare nulla. Si tratta di un comportamento sbagliato e che, nella maggior parte dei casi, porta il corpo ad avere meno energia e quindi a vedere come “faticose” quelle attività che prima si svolgevano in modo normale e senza sentirsi eccessivamente affaticati.

Per questo motivo, quando si decide di mangiare poco cibo, è meglio non prendere iniziative personali, ma consultare un dietologo o un nutrizionista per chiedergli suggerimenti su come ridurre l’apporto calorico in modo efficace.

Opinione di chi pensa che mangiare poco non faccia dimagrire

Una giornalista, in un articolo apparso su Eurosalus il 4 aprile 2018, ha scritto che non solo ridurre in maniera eccessiva quello che si mangia è dannoso, ma con il protrarsi del tempo può rivelarsi una soluzione decisamente poco salutare.

Questo parere, sebbene in parte nasconda un fondo di verità, in realtà ad un’analisi più attenta risulta alquanto contraddittorio: difatti, se è vero che mangiare troppo poco può portare a riprendere i chili persi una volta che si ricomincia ad alimentarsi in modo normale, d’altra parte una dieta ipocalorica controllata e bilanciata (quindi meno calorie, ma non per questo meno nutrienti) può portare il soggetto a perdere i chili di troppo. Essere grassi è un problema, ma non avere le idee chiare su come risolvere la siturazione può essere persino più grave.

C’è anche da dire che, se i pareri dei contrari fossero veritieri fino in fondo, mangiare di meno forse non farebbe dimagrire, ma per contro aiuterebbe a prevenire la maggior parte delle malattie, a concentrarsi di più e a stare meglio.

Quanto si dimagrisce non mangiando?

A parte che questa pratica non dev’essere seguita in nessun caso, perché già dopo quattro giorni può provocare gravi problemi di salute, ma dopo una settimana si dovrebbe riscontrare una perdita di tre chili. Si tratta però di una perdita fittizia, perché una volta che si riprende a mangiare, si recupera il peso perso, a differenza invece del digiuno terapeutico, che prevede un’astinenza ragionata dal cibo, sotto controllo di un team di medici.

emorroidi disegno

Come far rientrare le emorroidi senza ricorrere a farmaci

Il problema delle emorroidi è purtroppo molto frequente e crea molto imbarazzo nel soggetto che ne è afflitto. Questa condizione di vergogna spinge il paziente colpito da questo disturbo a trovare una soluzione immediata che gli consenta di vivere la quotidianità in maniera più serena.

La prima cura tentata da ogni individuo che si accorge di avere le emorroidi interne è rappresentata da una crema, reperibile in farmacia o anche in erboristeria. Si tratta di un palliativo molto blando, che colpisce soltanto la superficie del problema e non lo affronta nel complesso.
La vasodilatazione venosa, associata alla perdita di sangue è un fenomeno così appariscente da non permettere a un paziente di esaminare il problema con lucidità e lo costringe a fare una scelta rapida, influenzata dal bisogno di far rientrare in tempi stretti le emorroidi.

emorroidi disegno

In fin dei conti l’utilità delle creme vasocostrittrici non è vana, perchè offre un sistema di cura super veloce che almeno impedisca al paziente di trovarsi nelle condizioni di sanguinare in pubblico o quando si è a lavoro. Ad ogni modo, per ovviare al fastidio legato alle emorroidi interne è meglio cercare un metodo naturale che possa portare benefici in un arco temporale maggiore.

I rimedi fitoterapici contro le emorrodi

Tra le soluzioni fitorerapiche migliori, utili a contrastare a monte il disturbo delle emorroidi vi è il macerato glicerico di ippocastano, da non confondere con la tintura madre. Il macerato è in grado di agire molto più in profondità ed è per questo che va preferito alla tintura madre. La posologia consigliata è quella di 40 gocce, da assumere per due volte nell’arco della giornata. Qualora la presenza di emorroidi fosse abbondante sarebbe auspicabile optare per un dosaggio maggiore, aumentando le assunzioni da 2 a 3. Se i dolori nella zona rettale sono percepiti come insostenibili sarebbe meglio tendere verso la seconda opzione.
Adottando questa cura si otterrà un restringimento venoso e pertanto un miglioramento effettivo.

Affiancare a questo sistema le pomate anti emorroidi e i cuscini a ciambella può alleviare i dolori, ma per un risultato ancora più efficacie sarebbe meglio seguire la cura fitoterapica, accompagnandola all’uso di questi oli:

  • neem,
  • olio di perico,
  • quello di girasole con aggiunta di ozono,

Impiegando questi oli si avrà la sanificazione della mucosa, disponendo una protezione ulteriore che ne preservi l’integrità. Si tratta di un modo assai valido per contenere l’irritazione rettale in atto.

Cosa mangiare con le emorroidi

Anche nel caso di questo disturbo sarà importante seguire una particolare dieta, visto che esiste una correlazione assai diretta tra quello che mangiamo e il manifestarsi di un prolasso. Essendo le terribili emorroidi la rappresentazione di un infiammazione e quindi di produzione di calore si dovranno evitare tutti quei cibi caldi o bollenti come ad esempio:

  • pomodori,
  • spezie,
  • peperoncino,
  • zenzero,
  • solanacee,
  • carni rosse,

Si tratta di alimenti che non vanno bene per chi ha le emorroidi o per tutti coloro i quali ne vogliano prevenirne la nascita. Va fatta particolare attenzione nell’assunzione dei nutrimenti presenti in questa lista quando fa caldo, ovvero in estate, quando le temperature ambientali aumentano e con loro anche i rischi di proliferazione di emorroidi nella zona anale.
Visto che le alterative nel menù giornaliero non mancano, soprattutto nella cultura gastronomica italiana, è buona regola cercare delle “alternative fredde” a questi cibi che fanno male al colon.

Non trattenere la cacca

Sembrerà strano ma una delle cause delle emorroidi è legata alla difficoltà di alcuni soggetti di evacuare regolarmente. Dovremmo impegnarci ad andare in bagno ogni qual volta ne sentiamo il bisogno, evitando di posticipare il momento, soltanto perchè proviamo disagio nel defecare in un gabinetto che non sia quello di casa o perchè occupati a sbrigare una faccenda più urgente. Non c’è nulla di più urgente ed importante di mantenere un intestino libero ed attivo ed è per questo che il Centro Heliantus punta molto sull’idrocolonterapia.
Avere paura di questa pratica è davvero esagerato, visto che viene utilizzata una specula impiegata solitamente per i bambini ed è prassi del centro quella di spalmare una crema anestetica per chi teme di provare dolori.
Se l’osteopatia lavora difatto sulle vertebre e sulla parte venosa, l’idrocolon è in grado di lavorare per sgonfiare le emorroidi a partire dal riequilibrio generale dell’organismo.

 

LIBERATI DALLE EMORROIDI CON L’IDROCOLONTERAPIA

 

Anche delle feci eccessivamente dure possono creare costipazione e pertanto si consiglia l’uso di fermenti lattici che possano ottimizzare il passaggio delle feci, oppure l’uso di cuticola di psillio, affinchè di regolarizzi il movimento intestinale.

Se si è alla ricerca di altri rimedi super naturali che tengano in scacco le emorroidi si potrebbe puntare su malva e piantaggine, ovvero erbe spontanee che si trovano abitualmente nelle campagne italiane. In questo caso le due piante selvatiche andrebbero tenute in ammollo in acqua calda per 10 minuti circa e andrebbero usate per tamponare la zona infiammata, ovvero quella vicino all’ano, consentendo la decongestione di quell’area.
Queste erbe leniscono l’infiammazione in corso soltanto se consumate fresche. Si sottolinea come utilizzarle in versione “secca”, acquistandole in erboristeria non garantisce affatto gli stessi risultati positivi. Stesso discorso va fatto quando si ricorre all’aloe vera che è risultata molto più efficacie quando prelevata direttamente da pianta e non sotto forma di crema o pomata.

Per mantenere un controllo adeguato della situazione ed evitare pesanti ricadute, si potrebbe aiutare il proprio corpo bevendo regolarmente tisane, con funzione disinfettante e rilassante nei confronti del colon. Tra gli ingredienti più appropriati da utilizzare negli infusi si consiglia la mamelide e la vite rossa.

rabbino yiddish in crisi

Santo cibo e gruppi sanguigni

Seguire i precetti religiosi e le tradizioni culinarie legate alla nostra cultura non è sempre positivo per il nostro intestino. Impariamo a distinguere l’importanza dei rituali da quello che fa più bene al nostro corpo, in base al nostro gruppo sanguigno di appartenenza.
Anche alcune pietanze, universalmente riconosciute come sane e genuine possono creare delle difficoltà nella digestione o diventare la causa di vere e proprie malattie, se il tipo di gruppo sanguigno a cui apparteniamo le riconosce come avverse.
rabbino yiddish in crisi

L’esempio del rabbino Jacop

All’interno di uno dei testi di Peter D’Adamo che consiglio di leggere, intitolato “l’alimentazione su misura” viene messo molto ben in evidenza questo problema. Onde comprendere meglio il funzionamento della lectina e gli effetti che può avere il suo assorbimento da parte dell’organismo, mi piacerebbe parlavi della storia del rabbino Jacob, ovvero di uno dei tanti pazienti curati dal dottor D’Adamo attraverso la dieta dei gruppi sanguigni.
La situazione medica dell’uomo religioso era alquanto grave, considerato che soffriva di diabete da svariati anni e che la sua glicemia non reagiva più alle cure a base di insulina. Inoltre, negli ultimi anni era stata vittima di una paralisi parziale, a causa di ictus, causa dell’acutizzarsi di un forte e continuo dolore alle gambe, che lo costringeva in un letto.
Questa condizione di salute lo costringeva ad un riposo forzato, rendendogli impossibile camminare  con scioltezza e a piacimento.
Appariva evidente che il rabbino Jacop presentasse evidenti problemi di circolazione, presenti anche prima di essere stato colpito da ictus.
Al di là dell’aspetto religioso, la prima informazione che il dottore aveva interesse a conoscere riguardava la tipologia dei cibi che assumeva quotidianamente e le sue abitudini di vita.

Cibo nella tradizione ebraica

Secondo la cultura del popolo yiddish, il cibo ricopre un ruolo essenziale e dovrà essere sempre in sintonia con quello ribadito a livello religioso. Dall’analisi introduttiva, volta a sapere che cosa mangiasse ogni giorno e quali attività svolgesse, erano emersi alcuni dati interessanti.

  • Mangiava spesso gli stessi cibi, per sentirsi maggiormente in sintonia con le preferenze espresse dalla sua fede religiosa ed evitare la tentazione di desidare altri alimenti.
  • Mangiava grandi quantità di pollo lesso.
  • Si nutriva spesso con cholent, ovvero un tipo di pasta realizzata da una base di fagioli.
  • Si nutriva di frequente con kasha, ovvero un’altra tipologia di pasta, derivata dal grano saraceno, a cui veniva aggiunto solitamente grasso di pollo ed una cipolla tritata sino ad ottenere un’unica “pappina”.

La cosa più inquietante del condimento tipico della kasha è che viene spesso spalmato su di una fetta di pane e servito ai bambini ebrei per fare merenda.

Quando troppa spiritualità fa male al colon

L’aspetto più grave della dieta del rabbino era legata al fatto che questi pochi pasti, eccessivamente pesanti, soprattutto per un uomo della sua età, venissero preparati quasi ogni giorno. Questo accadeva a causa dell’assoluta devozione del rabbino nei confronti della preghiera, a cui dedicava così tanto tempo, da non sentire la necessità di mangiare altri cibi.
Essere così radicali fa male alle pareti intestinali e questo vale per tutte le persone, anche atee. Il fatto poi che il rabbino Jacob avesse un sangue del gruppo B rendeva ancora più evidente il “conflitto interiore” creato dai cibi di cui normalmente si nutriva.
L’origine più probabile dell’ictus poteva dipendere proprio dall’agglutinazione delle cellule, a causa delle lectine, presenti in notevoli quantità nel pollo, grano saraceno e fagioli che circolavano nel sangue del rabbino.
Allo stesso tempo, le stesse lectine, potevano essere considerate le responsabili dell’immunità rispetto all’azione dell’insulina, condizione che aveva aggravato la situazione diabetica dell’uomo di chiesa.
Nell’antico testamento si parla moltissimo di pasti e di alimentazione, sottolineandone la valenza all’interno della vita spirituale di ognuno di noi. Vi sono regole abbastanza ferree all’interno della dottrina yiddish, al punto da impedire che ad esempio latticini e carne possano essere persino cucinati nella stessa padella, seppur in giorni differenti.
Ci sarebbe da chiedersi però se questa religione, ma più in generale qualunque tipologia di fede, sia così attenta alle diete e alla salute dei propri fedeli, alla stregua di quanto sembri esserlo nell’indicar loro la strada della salvezza, una volta deceduti.

E’ più importante raggiungere la beatitudine nell’aldilà che imparare che cosa mangiare per vivere oggi, più in salute su questa terra?

Forse il rabbino questa lezione dovrebbe averla imparata, considerato che, dopo aver seguito il nuovo regime alimentare, suggerito dal dottore, ha potuto riscontrare grandi progressi.
Dopo aver seguito la dieta del gruppo sanguigno B, per un arco di tempo di soli 8 mesi, Jacob ha recuperato la funzionalità del sistema circolatorio, al punto da ritornare a camminare senza problemi, riuscendo nuovamente a curare il diabete attraverso farmaci ipoglicemizzanti, somministrabili per via orale.
Il regime alimentare che aveva intrapreso lo aveva finalmente aiutato a mantenere i livelli di diabete sotto controllo.
L’aspetto più interessante di tutta questa storia è che la dieta che gli era stata consigliata non gli impediva di andare contro le indicazioni del vecchio testamento, ovvero il testo sacro di riferimento per tutto il popolo istraeliano.

Quale dieta è stata più adatta al gruppo B?

  • E’ stato suggerito di aumentare la varietà dei piatti da consumare nell’arco della settimana;
  • sostituire pollo con agnello, pesce o tacchino;
  • consumare la kasha sono il sabato (giorno sacro per gli ebrei ortodossi) e il resto degli altri giorni settimanali il riso o il miglio;
  • cambiare la varietà di fagioli con cui veniva preparato il cholent;
  • integrazione dell’alimentazione con vitamine e preparati di erbe.

Anche io ho riscontrato i vantaggi di indicare una dieta personalizzata ai miei pazienti, riscontrando il duplice vantaggio di:

  1. riuscire ad assecondare i gusti in cucina di chi mi contatta per recuperare la funzionalità;
  2. riscontrare maggiori tassi di successo da parte di soggetti ancora più motivati a seguire la dieta personalizzata in base al proprio gruppo del sangue, perchè reputano le indicazioni alimentari fornite, assolutamente non restrittive.

E’ possibile “sostituire” un pasto con un altro, probabilmente anche più gustoso ed ottenere risultati sui pazienti anche migliori.

Se sei interessato a conoscere quale potrebbe essere la tua dieta più indicata, in base alle tue preferenze a tavola e quelle che sono le indicazioni suggerite dal tuo sangue:

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semi in una ciotola

Mangiare senza scorie alimentari

Le fibre sono le componenti principali delle piante. Le fibre dietetiche si trovano un po’ in tutti gli alimenti
che mangiamo quotidianamente, dalla frutta alla verdura.

Quando si decide di seguire una dieta con poche fibre si sceglie quindi di assumere solo qui cibi con un quantitativo di fibre ridotto.

 

 

Questa caratteristica garantirà a chi seguirà un regime alimentare di questa natura di introdurre nell’intestino degli elementi molto più facili da digerire.

I pasti a base di fibre sono infatti tra le cause principali di disturbi tipici del colon, come la diarrea, il meteorismo e l’infiammazione delle mucose gastriche.

Perchè seguire una dieta priva di fibre?

Sono svariate le ragioni che spingono gli individui a intraprendere scelte alimentari più drastiche, come quelle legate al rifiuto netto dei piatti con fibre.

Non si tratta soltanto di un modo per dimagrire, in quanto il “perdere peso” sarà una conseguenza indiretta di una digestione più lenta, di un intestino più riposato, che ha meno possibilità di andare sottosforzo.

Un regime alimentare a bassissimo contenuto di fibre va bene per:

  • arginare le infiammazioni legate alla sindrome dell’ intestino irritabile
  • lenire la sofferenza da diverticoli
  • confrastare gli effetti negativi della malattia di Crohn
  • guarire dai sintomi della colite ulcerosa

Alcune situazioni particolari possono obbligare i soggetti a intraprendere queste scelte in cucina, come nel caso di persone sottoposte a colonstomia.

Trattandosi di una tra operazioni chirurgiche più delicate, sotto il piano delle ripercussioni emotive che possono coinvolgere il soggetto, rinunciare alle fibre vegetali nel menù non rappresenta quindi il sacrificio più
grande.

Altre volte una brevissima dieta con assenza di fibre è necessaria per pulire l’intestino e concedergli un certo periodo di riposo, prima di poter permettere al paziente di ritornare a mangiare quello che si desidera.

Colesterolo

Quando dalle analisi del sangue emerge un eccesso di colesterolo nei vasi, una delle prime contromosse suggerite dal dietologo, ma anche dal cardiologo è quella di iniziare ad eliminare gli alimenti con molte fibre dalla nostra dieta settimanale. Si tratta di un rimedio veloce e abbastanza rodato per contrastare gli accumuli di grassi saturi nel sangue, a patto di essere costanti e rigorosi.

Non possiamo autonomamente decidere che cosa mangiare e cosa no. La definizione dell’elenco dei cibi che sarà possibile consumare spetterà principalmente al nutrizionista, sotto stretta collaborazione di un dottore gastroenterologo e non andrà mai presa sotto gamba.

Ciò nonostante, la composizione degli alimenti la conosciamo, avendo suggerito nel corso di anni a numerosi pazienti d’idrocolonterapia che cosa era più corretto mangiare in quella condizione.

Molto spesso, per garantire maggiori benefici ad un percorso d’ idrocolonterapia si seguirà una dieta senza scorie alimentari, per abituare l’organismo a ripulirsi, soprattutto quando l’infiammazione delle pareti intestinali ha raggiunto livelli molto elevati.

Pertanto, speriamo di fare cosa gradita ai lettori di Heliantus, lasciando qualche indicazione di massima su come nutrirsi in questi casi.

Gli alimenti con scorie

Per iniziare a vivere meglio, occorrerà conoscere l’elenco di quei cibi ricchi di scorie, dai quali dovremo imparare irrimediabilmente a stare alla larga.

Si tratta di pasti spesso deliziosi a cui, almeno in un primo momento, avremo difficoltà a rinunciare. Eppure con la giusta pratica e una buona dose di volontà, se l’obiettivo è migliorare le condizioni del colon, sarà facile convincersi che non possiamo mangiare queste pietanze.

Anche se la lista dei prodotti con scorie alimentari è molto più lunga, a titolo semplicistico, cerchiamo di riassumere i cibi inqueste categorie:

  • fagioli
  • legumi
  • verdure crude come sedano o finocchi
  • succhi di frutta e frutti con buccia (specie quella più pelosa, come nel caso di pesche),
  • i tessuti nervosi delle carni animali
  • noci e semenze
  • pasta o riso integrale

Possiamo vivere senza fibre?

Nessun nutrizionista sarà mai così scellerato da rispondere di sì. Esiste un quantitativo diario necessario per garantire al corpo il corretto svolgimento delle proprie funzioni.

Alla stregua dei sali minerali, delle proteine e delle vitamine, per crescere in salute bisognerebbe integrare nella dieta senza fibre, un quantitativo minimo di fibre, pari a circa 13 grammi.

Cosa potremo inserire in una dieta povera di fibre?

Fermo restando che certi alimenti potrebbero favorire l’infiammazione del colon e andrebbero assunti con moderazione, sino ad interromperne la somministrazione, qualora gli effetti fossero particolarmente spiacevoli,
ecco alcuni esempi di “sostituti delle fibre”.

Anche se quelle che seguono sono le indicazioni di massima per chi intende seguire una dieta senza scorie, ma non vuole rinunciare ai latticini, si precisa come il Centro Heliantus sia assolutamente contrario al consumo di prodotti contenenti caseina e frumento, in ogni sua forma.


Latticini
: la giusta quantità di latte per chi non vuole seguire una dieta di fibre, senza rinunciare a questa bevanda tipica della colazione, sarebbe pari a 2 tazze. Queste tazzine potrebbero contenere yogurt, formaggio bianco cremoso e persino un budino. Per limitare conseguenze negative più accentuate sarebbe auspicabile mantenersi attorno ai 50 grammi di prodotti a base di latte al giorno.

Anche se più saporiti, si sconsiglia di scegliere latticini contenenti noci, frutta secca o semi, come nel caso degli buonissimi yogurt con semi di zucca che però potrebbero fare molto male al nostro debole intestino.

Per quanto riguarda il companatico, potremmo sostituirlo con prodotti di panificazione più raffinata o con gallette di mais, forse meno gustose, ma desisamente più salutari se lo scopo resta ridurre l’apporto di fibre, anche a colazione.

Per quel che riguarda le verdure, esistono alcune varietà che potranno essere consumate anche senza cucinarle, come ad esempio la lattuga, i cetrioli e le zucchine.

In questo caso sarà d’obbligo seguire qualche indicazione in più onde evitare che piccoli peccati di gola possano compromettere il nostro percorso di guarigione e influire negativamente nella ricerca delle ricette senza scorie.

E’ per questa ragione che appare importantissimo eliminare ogni traccia di seme o residuo di scorza da tutto quello che mangiamo, essendo questi i due componenti che contengono più fibre in assoluto. Con un po’ di attenzione in più riusciremo a continuare a mangiare le cucurbitacee estive senza rischiare pericolose fughe in cerca di un bagno dove poter evacuare.

Verdure senza scorie

Non potrebbe esistere alcuna dieta se non vi fossero presenti dei vegetali.
In quanto sostenitori della cultura vegan e della filosofia vegetariana non possiamo che appoggiare il consumo di questiprodotti.

Anche se le verdure che hanno le fibre possono fare molto male, esistono vegetali che, se ben cucinati e mangiati lessi, al vapore, dopo averli privati dei semi, non causano danni al nostro colon.

Ecco l’elenco delle verdure da considerare utili se si ha la necessità di mangiare senza scorie alimentari:

  • zucca viola,
  • spinaci,
  • melanzana,
  • patate,
  • fagioli verdi,
  • asparagi,
  • carote,
  • barbabietola,

Non perdete d’occhio l’obiettivo di sentirvi bene e regolarizzare la peristalsi e imparate, di conseguenza, ad evitare tutte le ricette che contengono i pomodori o anche solo la salsa con semi.

Frutta senza scorie

ananas in campo aperto

Per migliorare la qualità della frutta di cui ci nutriremo sarebbe auspicabile acquistare un estrattore, in grado di separare perfettamente le fibre dalla polpa vera e propria.

Gli stessi succhi di frutta in vendita nei supermercati non sono immuni a pericoli, perchè potrebbero contenere alti tassi di buccia e quindi di fibra. Impariamo a leggere l’etichetta o meglio ancora, a preparare da soli dei gustosi succhi da estrarre, in modo da essere sicuri di quello che mettiamo tra i denti.

La frutta che possiamo mangiare anche cruda è:

l’albicocca, la banana, il melone arancione, il melone giallo, la regina dell’estate per antonomasia (l’anguria), la papaya e le prugne, a patto che siano molto mature.

Tra i frutti più zuccherini e con molte fibre, che non possiamo consumare,citiamo:

l’ananas, i fichi freschi e i fioroni.

Proteine consentite

Tutti i prodotti a base di carne o di pesce, a patto che non contengano filamenti, nervetti o ampie sezioni con cartilagine. Evitate di eccedere con i condimenti. Ogni salsina o miscela di spezie con soffritto potrebbe essere il colpo di grazia per l’intestino e divenire la causa diretta di quelle scorie intestinali che i centri d’idrocolonterapia come Heliantus tanto combattono.

Evitate qualunque condimento piccante, a partire dal peperoncino, sino a comprendere l’uso di zenzero, essenziale per la preparazione di numerosissimi piatti asiatici.

Che cosa si può bere in una dieta priva di fibre

Se il paziente soffre di diarrea è consigliabile mantenere ben idratato il corpo e quindi preferire la scelta di acqua naturale, meglio se vitalizzata, al posto di bibite eccitanti, come il caffè o contenenti alcool, come il
vino.

Si precisa che non tutti gli individui reagiscono in maniera speculare difronte ad un regime dietetico a basso contenuto di fibre. Qualora si optasse per questa strada diventa essenziale il ruolo di un medico che possa controllare i valori principali del sangue, onde assicurarsi che tutto stia filando per il meglio.

Qualora si riscontrassero delle carenze vitaminiche, sarà compito del dottore quello di consigliare l’assunzione di un integratore multi-vitaminico, onde compensare eventuali deficit.

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Metabolismo, lectine e gruppo sanguigno

disegno-metabolismo-ciboMolte persone si approcciano alla dieta in base ai gruppi sanguigni con lo scopo dichiarato di voler perdere peso. Il nostro punto di vista, su cui vorremmo far riflettere anche i lettori, è che i benefici legati a scelte alimentari realizzate in funzione della classe di sangue vanno ben oltre i vantaggi prettamente estetici.
Guardarsi allo specchio e contemplare la propria silhouette è molto gratificante sul momento, ma sapere quanto bene possa apportare una dieta incentrata sul gruppo sanguigno, nel lungo periodo, dovrebbe rappresentare lo stimolo più grande per proseguire questo percorso di salute.
Le trasformazioni che si verificano a livello di metabolismo da parte di chi raggiunge questo tipo di consapevolezza in cucina sono a dir poco sorprendenti.
Lo stimolo a dimagrire, dovrebbe partire infatti da un desiderio molto più concreto e ammirevole rispetto al “perdere un po’ di pancetta”.
L’obesità è la principale causa di un disordine a livello di ormoni che stravolge l’equilibrio del processo metabolico. Uno degli effetti più diretti dell’accumulo di lipidi è la resistenza all’insulina, creando le premesse per una condizione di grave patologia in cui le cellule adipose non sembrano essere più governate dall’ormone pancreatico, risultando quasi “impazzite”.
Lo scenario auto rappresentato dall’uomo obeso conduce ad una progressiva insulinoresistenza che spingerà il corpo a produrre sempre più insulina, per compensare questa “resistenza”. Per un soggetto grasso, in fase già avanzata, non è più possibile controllare in maniera efficiente il livello di zuccheri presenti nel sangue, aggravando ancora più la condizione di salute.
Ma il risvolto ancor più negativo resta un altro, ovvero il verificarsi di un grave blocco nel metabolismo.
Possiamo immaginare che, in questa situazione, l’accumulo di grasso sull’addome e nelle zone del corpo più sensibili ad ingrassare, sarà un fatto scontato. Cibi contenenti zucchero e amido in grandi quantità contribuiranno ad aumentare il girovita, in tempi sempre più rapidi.

Quali sono i cibi che aumentano la resistenza all’insulina?

Di sicuro, se abbiamo un regime alimentare caratterizzato dalla grande presenza di lectine gli effetti di insulinoresistenza potrebbero essere amplificati.
Parte di queste lectine infatti condizionano la percezione dei tessuti recettori, presenti sulle cellule adipose, simulando gli effetti dell’insulina. E’ come se consigliassero alla cellula di non bruciare più i grassi e iniziare a fare incetta di calorie, creando ulteriori strati adiposi.
Per questa ragione bisognerà valutare accuratamente le lecnine non compatibili con la nostra classe di sangue, altrimenti sarà molto probabile dover affrontare i problemi legati al sovrappeso.
Volendo dare informazioni più dettagliate, si ricorda come la resistenza all’insulina sia molto frequente tra i non portatori di antigeni nelle secrezioni. In questo caso, il logorio del processo di conversione dei trigliciridi, provocherà una riduzione della velocità di metabolizzazione del cibo.

Perchè non seguire una dieta a restrizione calorica?

Per prima cosa, perchè se si cerca di dimagrire in fretta attraverso una drastica riduzione delle calorie quotidiane i muscoli possono indebolirsi, indipendentemente dal fatto di svolgere o meno degli esercizi ginnici. Se da un lato è innegabile come svolgere una regolare attività motoria possa migliorare il tono muscolare, dall’altro lato sottoporsi ad un programma per dimagrire i fianchi, basato su una dieta ipocalorica, della durata di almeno 2 settimane, può danneggiare in maniera considerevole il fisico.
Anzichè fare una dieta esageratamente restrittiva, atta a recuperare il peso ideale, mangiare in maniera equilibrata, ma rispettando le indicazioni provenienti dal proprio gruppo sanguigno, garantisce un recupero del peso forma più veloce.
La dieta dei gruppi sanguigni può essere vista come un metodo più naturale per perdere peso.
Alla faccia di necessita di integratori e pastiglie per dimagrire o tenta la strada delle tisane dimagranti, coloro i quali optano per un regime alimentare basato sul gruppo del sangue, potenzierà i tessuti attivi, con sommi benefici per tutto il metabolismo basale.

cibi-metabolismo-veloce

Il dramma degli obesi

La fatica di dimagrire diventa doppia quando si è “messa su un po’ di pancia”, perchè diviene più difficile ristabilire l’equilibrio perduto, essendo mutato il nostro stesso metabolismo.

Tra le criticità più diffuse quando si è sovrappeso, che inficiano le funzioni del metabolismo ricordiamo:

  • l’attivazione dell’ormone tiroideo,
  • la produzione degli ormoni dello stress e i livelli degli ormoni sessali,
  • dell’ormone della crescita
  • e dell’insulina

Non è certo un caso se quando si analizzano i livelli di insulina negli obesi si osservano delle concentrazioni sempre più alte della media. Questo dato è ancora più allarmante quando si parla di obesità infantile.

Chi soffre di obesità dimostra di possedere una regolazione del metabolismo dell’energia differente.
Gli aspetti su cui è più opportuno soffermarsi sono due:

  • la resistenza ala leptina
  • e la resistenza al cortisolo

Essere obesi favorisce un certo grado di resistenza alla leptina. Si tratta di un ormone che interagisce con l’ippotalamo, allo scopo di regolare la mole di grasso accumulato, la capacità di bruciarlo per produrre energia e far capire al corpo se si è sazi o meno.
Diversi studi confermano che l’aumento eccessivo del peso corporeo aumenta i livelli di leptina e di insulina nel sangue, fatto che spiegherebbe la più alta incidenza di infarti e malattie cardiovascolari e diabete tra i pazienti con grave obesità.

Essere obesi induce una resistenza maggiore al cortisolo. I tessuti grassi aumentano il rifornimento di nuovo cortisolo e questo facilita la produzione di cortisone che allo stesso tempo accresce la secrezione di ACTH e mantiene stimolata la corteccia surrenale.
Come è noto più alti sono i livelli di cortisolo, maggiori sono i rischi di accumulare adipe, alimentando nei fatti un pericoloso circolo vizioso che spinge il paziente nel tunnel dell’obesità duratura. Inoltre il cortisolo sembrerebbe far aumentare la voglia di cibo, a causa di un’associazione negativa con la leptina.
Si tratta di un rischio ancora più concreto per coloro che appartangono ai gruppi A e B, i cui livelli di questo ormone sono già maggiori che in altri individui.

La sindrome X

Si tratta di un disturbo che è in realtà il risultato di un insieme di problemi metabolici come:

  • l’alta glicemia,
  • la resistenza all’insulina,
  • i livelli alti di trigliceridi,
  • i valori più elevati di colesterolo LDL (detto colesterolo “cattivo”)

Si ritiene che tutte queste problematiche a livello di sangue, che hanno il minimo comune denominatore in comune nella resistenza all’insulina, possano facilitare l’insorgere del diabete di tipo 2, dell’aterosclerosi e delle malattie cardiovascolari.
E’ per questa ragione che il rischio cardiovascolare cambia in relazione del gruppo sanguigno d’appartenenza.

clistere-per-dimagrire

Dimagrire con un clistere

clistere-per-dimagrireDimagrire oggi è un sogno (o quasi un’ossessione) per molte persone. Tanti sarebbero disposti ad ogni tipo di praticare per poter perdere peso rapidamente e senza fare fatica. Uno degli ultimi metodi per dimagrire del quale si è parlato è quello del clistere.

Come ben si sa, il clistere consiste in quella procedure per la quale vengono inserite delle soluzioni liquide nel retto e nel colon, per mezzo di un piccolo tubo di plastica che viene introdotto nell’ano. Il clistere avrebbe lo scopo, fisiologico, di pulire l’organismo, oppure di avere un effetto lassativo, motivo per cui questa procedura viene usata contro la stitichezza quando essa si traduca in un disturbo molto grave.

In altri casi, il clistere è veramente terapeutico, e vengono somministrate delle sostanze medicamentose per esempio per curare ulcere locali.
In altri casi ancora, i clisteri invece sono diagnostici, e vengono usati per l’esame radiografico del colon.
Negli ultimi tempi si sta diffondendo la moda di usare il clistere per metodi che sono al di là delle prescrizioni terapeutiche e mediche, cioè per perdere peso.

Si tratta di una pratica però non completamente sana.
Probabilmente al diffondersi di questa tendenza hanno contribuito anche delle news su celebrità e divi che hanno usato questo metodo per perdere più chili possibile in poco tempo. Perdere chilogrammi attraverso questa pratica può essere molto pericoloso in quanto tale processo farebbe disidratare velocemente il nostro corpo.
Usando questo escamotage per perdere peso si rischierebbe di compromettere la salute dell’organismo. Infatti con questo metodo semplificato di depurazione del corpo si perdono moltissimi liquidi dall’organismo e si corre il rischio di andare incontro alla disidratazione.

La perdita di peso dopo l’uso del clistere è del tutto fisiologica, dovuta al calo di liquidi del corpo e non certo alla perdita della massa grassa. Inoltre si torna a prendere peso molto più velocemente: basta alimentarsi senza un particolare regime e non fare attività fisica per riprendere il peso di prima.

Sicuramente quindi dimagrire con il clistere è possibile, nel senso che gli effetti di questa pratica possono essere apprezzati velocemente, ma non è consigliabile, perché non si tratta di una perdita di peso sana, duratura e giusta. Per perdere peso, meglio calibrare una vita sana, un’alimentazione adeguata e attività fisica.
Un metodo per dimagrire più efficace e non pericoloso per l’organismo è l’idrocolonterapia.

Dimagrire con l’idrocolon è possibile

L’idrocolonterapia consiste in una pratica per cui si permette la pulizia dell’intestino, per mezzo di moderni e sofisticati apparecchi. Questa pratica permette di pulire dall’interno l’intestino, eliminano i gas, le tossine, e tutte le scorie che si trovano in questa zona del nostro corpo troppo spesso trascurata.

Liberando il fisico dai fecalomi e dalle tossine, questa pratica può aiutare a liberarsi di tanti problemi, come addome gonfio, o meteorismo, favorendo il ritorno normale al peso forma di una donna.
Si ricorda però che l’idrocolonterapia fa dimagrire, ma per garantire risultati ancora più evidenti, dovrà essere abbinata ad un’alimentazione sana con molta frutta e verdura. La prova costume non si supera con una semplice camminata, ma tramite l’irrigazione del colon sarà certamente più semplice.

La depurazione profonda del corpo permette di rimuovere le tossine depositate tra le anse dell’intestino e quindi dimagrire in maniera piuttosto veloce, efficace e semplice. Senza necessariamente doversi privare dei piaceri della tavola e del buon cibo, come accade con delle diete ultra sbilanciate che non fanno altro che “confondere” la flora batterica.

Non solo, ma tra i benefici maggiori sul piano dell’estetica femminile, l’idrocolonterapia può vantare anche di essere un ottimo rimedio contro la cellulite, ovvero quel fastidioso disturbo estetico che consiste in accumuli di grasso sotto la pelle e che possono causare dei problemi estetici a tutte le donne.

Questa pratica, pulendo i residui che si trovano nel colon, aiuta anche a migliorare la salute della zona dell’addome e a ridurre il gonfiore addominale. In questo modo si ottiene un risultato completo: la pulizia del corpo, la bellezza della pelle, la salute dell’intestino ed il miglioramento dello stato di gonfiore all’addome.

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Come vincere la prova costume con l’idrocolonterapia

E’ possibile eseguire l’idroconterapia per dimagrire, eppure l’aspetto che dovrebbe motivare il pubblico a fare l’idrocolonterapia è la possibilità di depurarsi. Anche se con l’arrivo del caldo può diventare uno strumento essenziale per perdere peso ed avere una pelle più bella, vorremmo far sottolineare altri punti a favore dell’idrocolon.

 


Oggi parleremo sì di come la pulizia del colon possa far diventare più magri, ma evidenzieremo anche gli altri aspetti positivi di un trattamento di questa natura. Assicuriamo che l’idrocolon fa dimagrire veramente, anche se l’aspetto a cui siamo più interessati sono tutte le altre conseguenze positive generate da questa pratica.

Ripulirsi dentro può far bene al fisico, ma alla stregua di tante altre azioni che possiamo mettere in atto per migliorare il nostro girovita. La prova costume è ogni giorno, quando ci guardiamo allo specchio e l’interesse ad apparire più atletiche ci spingerà a scegliere varie trade per dimagrire, come ad esempio lo jogging o varie attività sportive. Sono altre però le ragioni che dovrebbero spingere a scegliere l’idrocolonterapia come miglior metodo dimagrante.

Come diventare magre e toniche e diventare la reginetta della spiaggia

Riuscire a perdere grasso e rendere il corpo più scolpito può rendere la tua immagine migliore agli altri, ma anche aumentare l’autostima in sè e il piacere di stare con gli altri senza imbarazzo. Esistono moltissimi metodi per dimagrire ed essere più belle, ma ci si rende sempre più conto che molti di questi si rivelano inefficaci nel lungo periodo. Emerge con sempre maggiore importanza come attenzione ai cibi, tipologia del gruppo sanguigno e studio delle intolleranze alimentari possono influenzare in nostro benessere fisico.

Non si può pensare che sia soltanto il cibo a determinare se siamo magri o grassi. Esiste un complesso di fattori che influisce sul nostro umore quando ci alziamo la mattina e che ci permette di svolgere al meglio i nostri impegni quotidiani. Non tutti noi riusciamo a sintetizzare le sostanze che provengono dai cibi, nello stesso modo.

Anche mangiando lo stesso pasto ci sono soggetti che lo metabolizzeranno in poco tempo e altri individui per cui la digestione durerà molto più tempo. Non è affatto detto che mangiare la stessa pietanza porti agli stessi benefici. Abbiamo tutti una forma di colon differente, che facilita o meno la peristalsi e non tutti possiamo vantare la presenza di una flora batterica in forma. Tutte queste differenze intestinali, si traducono in una maggiore o minore predisposizione ad ingrassare, a causa di una difficoltà latente nell’espellere le tossine dal nostro corpo. Si comprende come scegliere la disintossicazione intestinale per dimagrire possa permettere anche a quegli intestini pigri, di liberarsi senza problemi e di conseguenza far perdere peso al soggetto.

Non sai ancora in che consiste un lavaggio dell’intestino? Ascolta i consigli della dottoressa Rosa Angela Racanelli e impara anche tu come purificarsi con l’idrocolon può essere meglio che seguire una rigida dieta.

Pulizia del corpo: lo specchio nel nostro intestino

In Inghilterra e in Usa sono tantissime le modelle e donne dello spettacolo che si sottopongono a sedute d’idrocolonterapia per mantenersi in forma ed essere avvenenti. In Italia, questa pratica per purificare il corpo dall’interno non ha ancora raggiunto gli stessi sviluppi, anche se attrici e noti volti della televisione non fanno mistero di essere innamorati della sensazione di pulizia assoluta e di leggerrezza che solo l’ idrocolonterapia può offrire.

La maggiore consapevolezza verso la natura olistica del nostro corpo non ci può più costringere ad una visione vetusta e per certi versi bigotta, come quella che secondo la quale si pensava ogni organo come ad un elemento a sè stante.

L’importanza sempre maggiore suscitata dalla medicina asiatica anche in Europa e le possibilità di cura aperte dalle medicine alternative come l’agopuntura o la fitoterapia, ha dato sempre più credito a chi considera il corpo come un sistema unico, in cui ciascun elemento esercita il proprio ruolo per un fine comune: il benessere. In questa ottica è molto più facile capire tutti i vantaggi che giacciono dietro al lavoro di irrigazione del colon.

Sottoporsi a colon terapia equivale ad una cura di bellezza e dimagrante assieme.

I vantaggi rispetto ad una dieta tradizionale

I sistemi più diffusi per dimagrire velocemente e accelerare il metabolismo sono tanti sono tanti e anche validi, ma non sempre si ha il tempo sufficiente per raggiungere questo traguardo, perchè manca la costanza o si perde l’obiettivo di vista, a causa di motivi contingenti.

  • camminare fa dimagrire; questo è vero, ma ragioni di lavoro e gli impegni famigliari, limitano al massimo le nostre uscite a piedi.
  • esercizi per dimagrire; si tratta di un altro ottimo sistema per perdere i chili in eccesso, ma andare in palestra mette spesso in imbarazzo le donne, che non amano essere guardate e giudicate per la propria corporatura “fuori tono”.
  • la pressoterapia fa dimagrire; anche in questo caso si tratta di uno strumento credibile, ma non tutte le famiglie dispongono delle risorse economiche per sostenere questa spesa.

La pulizia interna del corpo è un sistema che funziona per snellire e rassodare il corpo nei punti più strategici perchè è il frutto di componenti importantissime: l’acqua, come elemento purificatore, il lavaggio intestinale, come pratica comune sviluppata anche da popolazioni antiche come Egizi e Sumeri e il massaggio intestinale, che spesso segue ogni visita per idrocolon.
Questi fattori, assolutamente naturali, sono la migliore garanzia che l’idrocolonterapia faccia dimagrire in modo naturale, senza alcun effetto collaterale.

I desideri di bellezza delle donne

pancia-piattaAbbiamo cercato di riassumere tutto quello che di buono si può raggiungere attraverso l’irrigazione intestina. Le donne sono un po’ ossessionate dalla taglia 42 e da cosa occorre per superare a pieni voti la prova costume. Noi de Centro Heliantus non vogliamo illudere nessuno che voglia perdere 40 chilogrammi in un mese, ma cercheremo di essere più obiettivi possibili e descrivere quali obiettivi si possono raggiungere praticando un serie di lavaggi del colon, tramite appositi macchinari e seguiti dalle nostre esperte operatrici d’idrocolon.

Quando si parla di aspetto fisico e di sentirsi meglio, un centro d’idrocolonterapia può fare moltissimo per aiutarti, ma occorrerà ugualmente la giusta dose di impegno e di volontà da parte del paziente che ha deciso questo percorso di dimagrimento.

  • Avere un pelle splendida. Come cantavano gli Afterhours negli anni ’90, tutte le signore sognano di avere una pelle splendida. Il lavaggio attraverso il colon rimuove muffe e funghi all’interno, migliorando di conseguenza l’elasticità della pelle del corpo, viso compreso.
  • Unghie resistenti. La pratica dell’idrocolon è capace di migliorare lo stato della struttura semitrasparente che caratterizza la parte finale delle nostre mani. Grande punto di orgoglio per molte donne, curare le proprie unghie e averle sempre belle e forti, al punto da poterle disegnare, come tanto va di moda con la nail art, è un must di ogni donna che vuole sentirsi bella.
  • Pancia sgonfia. Si tratta uno dei tormentoni maggiori nelle persone di sesso femminile, ma anche di quelle di sesso maschile, ragione che spinge svariati soggetti a regimi alimentari limitanti, nella speranza di perdere quella massa adiposa localizzata sull’addome. Uno dei primi effetti dell’idrocol terapia è proprio quello di ritrovarsi una pancia piatta, segno che qualcosa di molto dannoso è stato finalmente espulso dal corpo.
  • Capelli più lucidi. Motivo di vanto quasi tutte le signorine e signore più attempate è la lucentezza del cuoio capelluto. Indipendentemente dall’usare uno shampoo più aggressivo di un altro, un trattamento idro dimagrante può servire a trasformare in meglio lo stato del manto capelluto. Drastica riduzione delle doppie punte, lunghezze più resistenti e un colore assai più vivo, sono solo alcune delle conseguenze più positive di un’azione pulente dell’intestino. In molti casi, le pazienti donna segnalano anche una maggiore lucentezza negli occhi, una rinnovata profondità nello sguardo che consente loro più acquisire ulteriore fascino nei confronti degli uomini.

Altri traguardi raggiungibili con l’idrocolon sono:

una valida terapia alla candida, ovvero un problema molto ricorrente tra le donne, come quello della perdita di peso;
una efficacie terapia anti brufoli, quando si parla di pelle splendida, si allude ad un miglioramento cellulare tale da ridurre drasticamente il numero di foruncoli sulla cute, con effetti positivi sull’estetica della persona.

I vantaggi rispetto ad un clistere per dimagrire

Attraverso il lavaggio del colon riusciremo ad avere dei benefici a livello di tutti gli organi. I 50-60 litri immessi nell’organismo garantiranno la raggiunta di obiettivi irraggiungibili con un semplice clistere purificativo al caffè, impiegato per perdere peso.

Con l’idrocolonterapia non si va a svuotare semplicemente il colon, come avverrebbe ingerendo una soluzione a base di sale, ma avverrà un lavaggio che attraversa tutti i vasi sanguigni e linfatici, drenando gli organi dalla testa ai pieni. Reintroducendo tutti questi litri nell’organismo sarà possibile scrostare gli scarti alimentari depositati negli anni, ma anche “rieducare” il corpo, offrendogli delle informazioni “pulite” e quindi un’ottima base per essere in salute. Depurare l’intestino è un ottimo investimento per la salute, non solo per essere più magri.

Se hai scelto anche tu di ritrovare la linea ed vivere con maggiore gratificazione il tuo corpo, chiedi maggiorni informazioni sulla idrocolonterapia per dimagrire.

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