Ossessione stitichezza: curarla con il buon senso
La stipsi è uno tra i problemi più diffusi nella nostra società, in grado di creare gravi ripercussioni sulla nostra vita privata. Se consideriamo questo disturbo intestinale a livello mondiale scopriremo come ogni 3 persone vi è almeno una che ha sofferto di stitichezza nella vita. In questo caso non parliamo di stitichezza cronica, ma di episodi saltuari, tali da creare disagi sì, ma senza scombussolare particolarmente le esistenze di chi ne è afflitto.
I soggetti che soffrono di stitichezza persistente, che significa considerare quel gruppo di persone che evacua una volta ogni 3 giorni, per almeno 1/3 dell’anno solare, rappresentano il 6% della popolazione italiana.
Sono dati abbastanza allarmanti, tanto da aumentare l’interesse verso la figura del proctologo e nei confronti dei trattamenti in grado di facilitare l’espulsione di materiale fecale e ripristinare una certa regolarità nell’andare in bagno. In poche parole l’attenzione su come combattere la stitichezza è sempre maggiore.
Al di là del tipo di stitichezza che può interessare un individuo (rettale o colica), si nota come sempre più persone siano ossessionate dall’impossibilità di defecare feci solide senza difficoltà, al punto da entrare in una specie di paranoia che spinge loro a drammatizzare su questo accaduto.
Quando un soggetto continua a pensare alla stipsi, continuando a sperimentare svariati sistemi per risolverla, spesso anche in contrasto tra loro, si assiste ad una deriva psicologica del problema che coinvolge l’intestino, inducendo molti dottori a etichettare questa condizione medica come “stitichezza metamentale”.
Si tratterebbe di un meccanismo degenerativo che indurrebbe la persona stitica a connotare con maggiore gravosità il proprio stato di salute, sino a percorrere percorsi di autocommiserazione senza via d’uscita.
I sintomi della stitichezza metamentale
Esistono alcuni segnali che possono facilitare la diagnosi di questo problema, non solo da parte di un medico, ma anche da parte degli amici e dei parenti più vicini. Sono proprio loro il gruppo di persone maggiormente coinvolto (e penalizzato) dal comportamento ossessivo del soggetto malato, ma anche coloro i quali possono aiutarli a correggere questo aspetto emotivo e quindi a “sbloccarsi” anche sul piano fisico, sino a sconfiggere tale difficoltà.
La sintomatologia principale è costituita da :
- attitudine a frequenti ricerche sul web alla ricerca delle cause e di quello che può curare la loro stitichezza. Se ad esempio attraverso una colonscopia dovesse emergere una presenza di leucociti superiore alla media, è plausibile aspettarsi che pensino di avere sicuramente dei parassiti intestinali come la tenia;
- ricerca costante di monopolizzare la conversazione con gli altri parlando dei propri problemi di salute, sottolineando una volta l’infiammazione all’intestino, un’altra volta fantomatiche criticità epatiche;
- tentativi plurimi di curarsi in maniera diversa, sperimentando ogni tecnica per fare la cacca di cui si ha conoscenza, da colleghi, forum o gruppi di discussione Facebook;
- ferma convinzione di assistere impotenti al decadimento complessivo del proprio organismo e percezione di accusare disturbi a 360° gradi (non solo nell’area del colon);
- ci si improvvisa dottori, trovando dei collegamenti senza alcuna apparenza scientifica; è il caso di persone che si considerano ex bulimici, anche senza che riuscissero a vomitare quello che mangiavano, convinti di avere nel colon delle incrostazioni da cibo ataviche, causa del loro malessere;
- incapacità di giudicare con lucidità la propria condizione e lo stato mentale di conflittualità che stanno vivendo. Anche durante le conversazioni, quando altri interlocutori provano a sottolineare la natura più psicologica del problema tendono a chiudersi a guscio, reagendo con sdegno, sino a violente repliche;
- tendenza alla logorrea e mancata abilità nell’argomentare un discorso in maniera organica e chiara, senza commettere errori di pronuncia o grammaticali;
- convinzione di non poter mai più fare le vacanze, perchè diventerebbe insopportabile il pensiero costante di trovare un modo per fare la cacca e interrogarsi di continuo sulla durata di questa “astinenza da gabinetto”.
Ho provato di tutto, dalla yucca all’idrocolonterapia
Come abbiamo visto, una delle caratteristiche più evidenti di chi soffre di questa forma di stipsi è quella di essere ricorsi ad ogni mezzo per recuperare il benessere perduto, da quelli meno probabili come strane posizioni yoga quando si fa la cacca, a quelli solitamente affidabili, come nel caso dell’idrocolonterapia.
Perchè se è vero che c’è una buona fetta di pazienti donna che utilizzano l’idrocolonterapia per dimagrire, è vero anche che questa pratica risulta una marcia in più rispetto al clistere evacuativo, nei casi in cui si desiderasse scaricare nuovamente le feci con regolarità e ripristinare la flora batterica patogena, spesso responsabile di questa difficoltà nel metabolismo.
Accade così che, anche se sono molte le opinioni positive nei confronti del trattamento d’idrocolonterapia, nel caso specifico dello stitico metamentale, l’angoscia per un male che teme incurabile, lo spinge ad affrontare questa terapia con negatività o senza il dovuto rigore.
L’irrigazione attraverso il colon infatti può funzionare a un soggetto per ritornare a defecare, consentendo la rimozione delle feci incastrate nell’intestino, potenziale focolaio di fenomeni di disbiosi, a patto di aiutarsi attraverso una alimentazione adeguata e di seguire un ciclo completo di sedute.
Esistono persone che si fermano a sole 2 sedute e pretendono di combattere definitivamente la stitichezza, quando sono invece necessarie almeno 6 o 8, a seconda della gravità dei casi.
Nel momento in cui oggi, dopo tanti anni di propaganda negativa, anche strutture universalmente riconosciute come centri di benessere, del calibro di spa e luoghi termali, hanno riconosciuto la forza curativa dell’idrocolon per contrastare la stipsi, solo una fissazione mentale cronica, può negare gli effetti negativi di questo trattamento.
C’è persino qualche utente che, confortato dai risultati soddisfacenti, decide di farsi costruire da un idraulico un macchinario specifico che consenta di replicare lo stesso tipo di lavaggio intestinale anche quando si è in casa.
Ad ogni modo si tratta di stravaganze, perchè i successi a cui alludevamo sono ottenibili solo in un Centro specializzato.
Ad ogni modo, sui pazienti stitici di cui ci stiamo occupando in questo articolo davvero l’idrocolon non ha effetti, così come ogni altro metodo atto al recupero della fisiologica flora batterica intestinale che ci garantisce di vivere bene e in perfetta salute
Colui che vive così intensamente il dramma della propria stipsi non riesce a guardare altro colore che il nero e senza neanche accorgersene, si rifugia spesso in cibi proibiti per chi intraprende un percorso di disintossicazione intestinale, quali ad esempio i dolci.
Gli zuccheri sono difficili da smaltire per un organismo che ha superato i 30 anni d’età e si rivelano uno tra i maggiori responsabili dell’accumulo di tossine tra le pareti intestinali. Eppure non è raro che chi soffre di stipsi psicologica reagisca alla frustrazione di non vedere dei miglioramenti e di continuare ad avere gravi difficoltà nel liberarsi dalla cacca, assumendo ogni tanto torte e pasticcini.
Questa maniacale ricerca di zuccheri è assolutamente negativo e contrasta con tutto quello che può essere il beneficio derivato da una pulizia intestinale, mediante getto d’acqua tiepida nel retto.
In questi casi si è soliti parlare di cura del gamberetto, onde sottolineare come al tentativo virtuoso di intraprendere una cura sensata, corrispondono dei tremendi passi falsi, in grado di inficiare qualunque effetto positivo sullo stato di benessere personale.
Cause di questa stitichezza
Abbiamo provato a tracciare un identikit abbastanza preciso di chi continua a torturarsi il cervello perchè non riesce a fare una cacca solida con una certa frequenza e senza provare dolori atroci. Abbiamo isolato alcune delle ragioni primarie del perchè un utente possa vivere questo trauma, arrivando alla conclusione che:
- sia disperato dal fatto di continuare a trovare grandi ostacoli nella fuoriuscita fecale e dall’assistere all’uscita saltuaria di fetidi rivoli di liquido marrone scuro dal proprio ano;
- continui ad agitarsi perchè non trova nessun dottore o naturopata esperto in grado di proporgli un sistema che funzioni per arginare la stitichezza;
- il pensiero delle feci sciolte e il ricordo degli atroci dolori associati all’occlusione intestinale mina la sua stabilità mentale, inducendolo in un circolo vizioso di insonnia-debolezza-peggioramento del problema;
- la sfortuna di aver avuto qualche altro problema a livello fisico e di pensare ad esempio come il mal di denti o l’infiammazione alla schiena siano il sintomo di qualcosa di estremamente grave, a volte dal loro punto di vista riconducibile alla presenza di un tumore;
Come si cura questa stitichezza
Abbandonata l’idea di riuscire a curare un malessere mentale con qualcosa di fisico, è inutile insistere con rimedi casalinghi di quart’ordine, come può essere quello dell’aglio tritato inserito nell’orifizio anale assieme all’acqua per tentare di ammazzare i batteri nell’intestino e ridurre l’infiammazione. Neanche l’assunzione di semi di lino sembra poter risolvere la problematica, rendendo da stitichezza ancora più ostinata nel lungo periodo.
Cosa fare per curarla?
E’ fuori dubbio che si può curare una stitichezza a livello mentale soltanto convincendo il paziente che si tratta di un disturbo emotivo. Più tempo il soggetto sopporta questa condizione di disagio, più probabilità ci sono che a lungo andare accetti inconsapevolmente di dover vivere in questo modo.
Gli amici dovrebbero imparare ad essere più comprensivi nei confronti delle sue bizzarre teorie sul perchè sono diventati stitici e su come ritorneranno a defecare tranquillamente.
Chi vive affianco dei soggetti stitici metamentali deve armarsi di pazienza, ma allo stesso tempo sdrammatizzare le situazioni più dure, spingendo il focus della questione sulla certezza che gran parte del problema abbia sede nella mente. I risultati ottenibili possono risultare decisamente superiori a quelli che si ottengono con le classiche bustine per stimolare la cacca.
In questo senso, coinvolgere l’utente in attività di gruppo, come dei giochi da tavola in grado di svagare la propria mente, come ad esempio Dixit, sono un rimedio sicuro per distogliere il soggetto da quel pensiero ricorrente e vincere i problemi di stitichezza per vie secondarie.
Se proprio non riuscite a farlo partecipare a nessuno sport di squadra, perchè convinto che ogni sforzo fisico può aggravare l’intensità dell’infiammazione, cercate almeno di farlo uscire anche con persone che non conosce bene. Questo stratagemma ridurrà le possibilità che il soggetto accentri ancora una volta le attenzioni su di lui e su i suoi problemi fisici, perchè meno in confidenza con gli altri interlocutori.
In questo modo dimostrerà di essere più propenso all’ascolto, imparando anche a sentire la voce degli altri, senza necessariamente ammorbarli con la sciagurata stitichezza.
Quando passa?
Solo quando si è lavorato adeguatamente sul piano mentale, comprendendo che aiutare la propria psiche significherà offrire un contributo responsabile all’intestino, senza la necessità assoluta di compresse o soluzioni lassative. Raggiunta questo tipo di consapevolezza potremo iniziare a curare la dieta, introducendo grandi quantitativi di frutta matura e verdure ben cotte, assicurandoci di fornire il corretto quantitativo d’acqua e quindi l’idratazione necessaria per farci stare bene.