Le conseguenze di avere paura di fare la cacca da piccoli

Il passaggio dal pannolino al vasino, per un bambino, è una tappa fondamentale della sua crescita. Mamma e papà devono fare molta attenzione a questa tappa, onde evitare conseguenze pesanti in età adulta. Sembra incredibile, eppure sono tanti i bimbi che si rifiutano di defecare e molte mamme si chiedono se sia il caso o meno di consultare il pediatra o lo psicologo allo scopo di stabilire se sia una fase normale o se dietro ci siano problemi più gravi.

Perché si ha paura di fare la cacca?

paura di bambino

Perché i bambini trattengono la cacca
Conseguenze del non defecare
Come togliere il pannolino al bambino con serenità
Cacca addosso, i rimedi

Perché i bambini trattengono la cacca

Il passare dal pannolino al vasino è una delle tappe più difficili che un genitore si troverà ad affrontare. Anche per il piccolo non è certo uno scherzo, tanto che è perfettamente normale che abbia un atteggiamento di totale rifiuto verso questa pratica, un po’ per pigrizia (farla nel pannolino è più facile, tanto c’è mamma o papà pronti a cambiarlo), un po’ perché hanno paura di farla nel vuoto. Si crede che il passaggio al vasetto in vista dell’ingresso alla scuola materna e per una corretta crescita sia indispensabile.

Spesso, però, alcuni atteggiamenti derisori da parte degli adulti inducono l’infante a trattenere la pupù o avere difficoltà a fare i bisogni nel suo vasino. Il bisogno di fare la cacca viene riconosciuto dai bambini, salvo alcune eccezioni dovute a patologie mediche. Ad esempio, il bambino piange disperato di fronte allo stimolo e si rifiuta di rilasciarla semplicemente a causa di una o più ragadi anali, dolorose e fastidiose, per fare un esempio. Si sa che i bimbi sono capricciosi e non sopportano il dolore e tendono ad evitare i fastidi, saltando direttamente l’ostacolo.  Però, quando si tratta di fastidi a livello psicologico o di veri e propri traumi, i problemi si raddoppiano.  Per questo, prima di prendere appuntamento con uno psicologo infantile, è meglio attenersi ai consigli del proprio pediatra di fiducia, in quanto si possono lanciare degli allarmi infondati basati su statistiche anche improbabili.

 

La paura delle feci e degli escrementi propri ed altrui, nota come Scatofobia o Coprofobia, può essere la causa del perché ci si rifiuta di defecare anche in età adulta. Viene anche confusa con la Catisofobia, ovvero la paura di sedersi. In realtà, le fobie possono essere collegate e hanno più o meno le stesse cause fisiche, mentre sono diverse dal punto di vista psicologico. Ogni fobia è legata a uno scompenso emotivo. Ogni essere umano ha bisogno di creare una relazione con il mondo esterno e ha bisogno di stimoli e di elementi per nutrirsi e dissetarsi, altrimenti non si può sopravvivere. Ovviamente, gli alimenti e i liquidi che entrano nel nostro organismo vengono elaborati, per poi espellere il superfluo.

Questa semplice legge naturale, per alcune persone equivale a una perdita. I bambini piccoli, specie con carenze di affetto, estendono alla pipì e alla cacca una specie di possesso di qualcosa di valore, accentuata dall’interesse di mamma e papà. Del resto, i medici suggeriscono di controllare le feci del neonato per capire se sia in salute. Il bimbo può usare la defecazione come oggetto di scambio: fai la cacca e ti compro il gelato/ il giochino. Un tempo, si risolveva il capriccio con due sculacciate, ora invece si è scoperto che il trattenere la popò significa anche trattenere le emozioni più intime, non cedere alla pressione e illudersi di essere autosufficiente senza il supporto del mondo esterno e che il bambino ha già dall’infanzia una scarsa autostima, per questo manifesta conflitto, incomprensioni e risentimento verso i familiari o un adulto in particolare in questo modo. Anche se significa farsi i bisogni addosso.

Conseguenze del non defecare

Si stima che molti infanti abusati psicologicamente e/o fisicamente abbiano questo problema sia per il dolore proveniente dalle ferite degli sfinteri, sia perché prova vergogna e disagio.

Lo stesso risultato si ottiene se insegnanti, genitori o adulti che hanno un certo peso nell’educazione del bambino lo rimproverano quando se la fa addosso. Per paura, la prima reazione è quella di trattenere le feci anche per giorni interi, con conseguenze molto pericolose. La prima è senza dubbio la stitichezza, poi subentrano infezioni date da batteri e virus che proliferano nell’intestino. In età adulta si può estendere a disordini alimentari come bulimia e anoressia, oltre che avere delle conseguenze molto pesanti oltre a dolore e gonfiore addominale e sensazione di intestino pieno.

Ad esempio, si può essere soggetti a un intestino facilmente irritabile, a emorroidi, a sanguinamento rettale, fistole anali, a patologie a determinati organi interni e soprattutto stipsi cronica, casi di polipi al colon e al retto che si possono tramutare in cancro vero e proprio. Il trattenere le feci è più facile che non l’urina, ma questa pratica fa sì che i ristagni di esse nell’intestino e nel retto formino una massa talmente dura che la normale azione del colon non è sufficiente per espellerla. Questo disturbo si chiama fecaloma ed è frequente nei bambini e negli anziani. In casi gravissimi, si ricorre a un intervento ospedaliero d’urgenza, ma prima si tenta di ammorbidire la massa facendo assumere al paziente dell’olio minerale per via orale o rettale, con un clistere di pulizia, a patto che si sconfigga la paura. Una volta ammorbidito le scorie, si procede alla rottura e alla rimozione di buona parte della cacca indurita inserendo una o due dita nell’ano, o con una peretta apposita, meno invasiva e traumatica (specie per i bambini molto piccoli).

Come togliere il pannolino al bambino con serenità

Come già detto, è fondamentale che il passaggio tra pannolino usa e getta e vasino/wc sia più sereno possibile e senza traumi. Prima di tutto, bisogna capire se il bimbo sia pronto per questa fase, quindi si consiglia di alternare i due strumenti, magari nelle uscite fargli tenere il pannolino, mentre a casa si può procedere prima con i pannolini mutandina e poi solo con le mutandine, ma se si vede che il pannolino rimane asciutto, è meglio eliminarlo anche per le uscite. Il bambino si dimostra pronto quando si nota che segue i genitori o gli adulti quando vanno in bagno e dimostra particolare curiosità riguardo al water. Se non si vuole prendere il vasino, esistono anche dei riduttori per wc, così da facilitare il passaggio successivo.

SI può far trovare al bambino dei libri illustrati o dei giochi in bagno, in modo che sia invogliato ad andare per giocare. Il genitore o chi per lui, ogni ora, dovrà proporre con tono entusiasta di andare a fare la pipì o la popò a cadenza regolare e non domandargli mai se gli scappa, altrimenti riceverà un secco no come risposta. Inutile far sparire il pannolino da un giorno all’altro, specie in concomitanza con il primo giorno di scuola o la nascita del fratellino accampando la scusa che ormai è grande. Sarebbe controproducente e indurrebbe ad alimentare le sue insicurezze e la paura di fare la cacca nel vuoto. Incidenti di percorso capitano anche agli adulti, quindi vietato umiliare il bambino per qualche goccia di pipì o per la popò fatta addosso, anzi. Bisogna incoraggiarlo e soprattutto gratificarlo qualora riesca a farla nel vasino o nel wc con parole e piccoli premi. Per stimolarlo ancora di più, si può leggere insieme a lui delle favole o dei libri per bambini che trattano dell’argomento, facendogli capire che senza la cacca, non ci sarebbe neanche vita, visto che è un ottimo concime.

Cacca addosso, i rimedi

I bambini possono farsela addosso, ma anche gli anziani possono provare questo timore e sentire disagio. L’anzianità porta delle conseguenze, come indebolimento della prostata e dei muscoli pelvici e anali, quindi la minzione e la defecazione può risultare incontrollabile dal soggetto, il quale può sviluppare un meccanismo di difesa e non fare la popò per giorni. Sia per i bambini che tendono a soffrire di encopresi, sia per gli adulti, il sentirsi in colpa per l’insudiciamento della biancheria comporta una forte riduzione dell’autostima con conseguente isolamento e depressione, oppure una eccessiva dipendenza dagli altri, uno scarso controllo dell’aggressività ed episodi di ansia e frustrazione per il cattivo odore e per l’impossibilità di socializzare per paura di essere denigrati e giudicati.

Ovviamente, solo un terapista qualificato può guidare il paziente verso la risoluzione di questo problema, ma in genere, in assenza di impedimenti fisici, la terapia si basa su quattro linee base. La prima è scegliere una dieta adeguata per impedire di fare troppo la cacca e superare l’ossessione della stitichezza e gli episodi di cacca addosso. Si accompagna a un trattamento farmacologico basato sull’usare clisteri, supposte o lassativi specifici, o rimedi naturali come somministrare sciroppo di lattulosio, prugne o crusca nel latte, qualora cii si trova a che fare con bambini molto piccoli o anziani debilitati. Inoltre, si aiuta il paziente ad acquisire una regolarità nella sua vita quotidiana, come dei ritmi alimentari regolari, sonno e una buona igiene personale, nonché si introduce anche l’attività fisica. Infine, la fase di addestramento, ovvero l’apprendere dei metodi di comportamento per riconoscere lo stimolo defecatorio e correre a farla nel vasino o nel gabinetto.

Tutto questo affiancato a un intervento cognitivo per controllare i problemi emotivi e modificare gli atteggiamenti distruttivi, come trattenere le feci da parte del soggetto, o atteggiamenti denigratori di familiari e conoscenti. In questo caso la collaborazione è fondamentale per riacquisire l’autostima perduta, per gestire le proprie emozioni e socializzare senza paura. Diventa frustrante non andare a cena fuori o in campeggio, o semplicemente a fare una passeggiata per paura di emanare cattivo odore e di sentirsi bagnati e con una chiazza marrone sul sedere.

Del resto, personalità di spicco come Paula Radcliffe, maratoneta, ha battuto ogni record alla maratona del 2005 a Londra, ma tutto il mondo l’ha vista mentre la faceva in mondovisione, poi, come se nulla fosse, ha continuato a correre. Lei è stata colpita dalla diarrea del corridore, un disturbo causato dalla troppa adrenalina o qualcosa che si è mangiato stimola il bisogno. Lei era in vantaggio ed è riuscita perlomeno a raggiungere il bordo strada e farla. E, per quanto riguarda gli italiani, anche se non sono atleti, AstroSamantha e Nicola Parmitano sono diventati famosi per aver partecipato alle missioni spaziali, ma anche perché l’hanno fatta nelle loro tute, altrimenti in assenza di gravità, gli escrementi sarebbero in orbita e in bella mostra per tutta la durata della missione spaziale.