
Cosa cura la genziana nella fitoterapia
Tra le tante piante utilizzate nella floroterapia la genziana è una delle meno conosciute, nonostante le sue indiscutibili proprietà terapiche. Scopriamo nel dettaglio come assumerla e a cosa ci può aiutare.
La Genziana maggiore, chiamata anche genzianella o Gentiana lutea L., è una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Gentianaceae. Si presenta con fiori a campanula, principalmente di colore giallo, riuniti in verticillastri sopra un paio di foglie opposte. La più ammirata è la genziana di Koch (detta pure Gentiana Kochiana) che con la sua corolla a calice, di colore azzurro intenso, ravviva i prati delle Alpi e dell’ Appennino. In Valtellina è particolarmente diffusa la genziana purpurea che presenta fiori delicatamente profumati e dal colore rosa scuro intenso. Ma la più diffusa, nonché la più raccolta ed utilizzata, rimane la variante gialla. La radice contiene principi attivi a azione eupeptica, tonica, depurativa. Per questo motivo è molto usata nella fabbricazione di liquori e in erboristeria.
Come spesso accade, in natura esistono diverse varietà di piante simili tra loro. In questo caso, è assolutamente sconsigliabile raccogliere questo vegetale se non si è assolutamente sicuri che sia una genziana. Questo perché esiste il Veratro album: l’elleboro bianco è una pianta altamente tossica per l’organismo umano e animale.
Genziana maggiore, proprietà e caratteristiche
Fitoterapia con Genziana, le origini
Utilizzo radice genziana
Effetti collaterali genziana
Conservazione radice di genziana
Genziana maggiore, proprietà e caratteristiche
Tornando a parlare della genziana, essa è tipica dell’Europa centro meridionale. Predilige quindi terreni poco umidi ed è diffusa in prati e alpeggi fino ai 2000 metri sopra il livello del mare. Oltre ai fiori, ha un caratteristico fusto lungo e robusto con foglie folte ed ovali alla base che tendono a diventare più piccole mano a mano che si sale ai fiori in cima. La radice è molto grande e spugnosa, con un odore dolciastro ed un sapore amarognolo. Non per nulla, essa è utilizzata come base per la maggioranza degli amari alpini. Essa viene raccolta in primavera o in autunno, ripulita dalla terra in eccesso, tagliata in pezzi ed essiccata al sole finché non diventa di colore giallo. Senza il processo di essicazione sarebbe impossibile consumarla, in quanto fresca rilascia una tossina altamente velenosa. Le sue proprietà fitoterapiche la rendono una pianta molto ricercata, tanto che in Italia la sua raccolta è stata vietata in molte regioni. In alternativa, è stata regolamentata da apposite leggi in altre, come del resto la raccolta di determinati funghi ed erbe selvatiche. Solamente chi ha l’apposita autorizzazione e licenza può cimentarsi al raccolto, sennò si rischiano sanzioni molto pesanti.
La radice è moto ambita in quanto si trova un principio attivo molto importante chiamato genziopicrina (il quale conferisce il tipico gusto amaro) e i principi attivi della amarogenzina, la sostanza più amara che si conosca. Pare che la combinazione delle due sostanze sia molto ambita per trattare la dispepsia, disturbi gastrointestinali, flatulenza, ipo-secrezione gastrica, febbre, anoressia e la disappetenza nei bambini.
Fitoterapia con Genziana, le origini
Le prime notizie dell’utilizzo della genziana si hanno da Plinio e Dioscoride. La Gentiana lutea veniva usata da Gentius, re dell’Illiria il quale gli ha dato il nome e per primo ne ha descritto le ottime qualità farmaceutiche. Il sovrano è stato il primo ad utilizzare la radice di genziana macerata e poi bollita per guarire da una febbre molto alta. Col passare del tempo, gli alchimisti curavano i morsi dei serpenti, le malattie epatiche e digestive e per le sue proprietà lassative e febbrifughe. I Romani poi la utilizzavano allo scopo di curare i disturbi dell’apparato digerente e per le proprietà vermifughe. L’erba di san Ladislao, dal nome del Re Ladislao d’Ungheria. Una leggenda che lo riguarda racconta che durante il suo governo il Regno fu colpito da un’epidemia di peste. Per sconfiggere questo flagello, essendo divulgatore della religione cristiana, il re pregò intensamente e il Signore si rivelò in sogno sotto forma di angelo. Gli ordinò di scagliare una freccia, la quale colpì una piantina di genziana. Grazie ad essa, il re e i suoi alchimisti riuscirono a guarire i sudditi dalla tremenda epidemia.
Durante il Medioevo diventò un valido antidoto contro i veleni in quanto purificava il fegato e fu utilizzata come cura contro la malaria. Infatti, negli orti medievali non mancavano mai genziana, salvia e assenzio.
Utilizzo radice genziana
Le radici di genziana, come gli esperti insegnano, vanno raccolte tra settembre e febbraio e tra il quarto e il settimo anno di età della pianta. Esse vanno pulite dalla terra spazzolandole bene con una spazzolina, come i funghi. Anch’esse non vanno mai lavate, bensì tagliate a piccoli pezzi e lasciate asciugare in un luogo asciutto e ventilato su un graticcio. Bisogna attendere che la radice diventi di un colore giallo per essere considerata sicura.
Effetti collaterali genziana
Attenzione, però: anche se si parla di rimedi naturali e fitoterapia, non è detto che la pianta non possa dare effetti collaterali e non abbia controindicazioni. In ogni caso e specialmente se si assumono farmaci o medicinali per disturbi digestivi, è meglio consultare il medico che, in collaborazione con un erborista, potrà elaborare una prescrizione delle dosi. Si raccomanda comunque di attenersi ai dosaggi consigliati dallo specialista. Da evitare assolutamente di assumere la genziana in caso di ipersensibilità accertata verso uno o più componenti e nei pazienti affetti da gastrite, ulcera peptica, iperacidità, ernia iatale e/o esofagite anche perché la sostanza fa aumentare la gastrolesività di erbe e farmaci. Per lo stesso motivo, le donne in stato di gravidanza e durante l’allattamento non devono entrare in contatto con la sostanza.
Bisogna tenere presente che un tempo non esistevano antibiotici od ospedali, e gli antichi si affidavano alle proprietà officinali delle piante e dei minerali trovati dagli alchimisti, i dottori dell’epoca (e considerati stregoni o maghi). Ad esempio, lo zaffiro ha molte similitudini con la genziana. La sua formazione avviene nelle rocce magmatiche contenenti molto alluminio oppure nelle rocce metamorfiche. Il colore blu-azzurro dipende dal ferro e dal titanio ed è simile a quello della genziana, ma l’elisir di radice di zaffiro pare curi le malattie dell’intestino quelle del sistema nervoso, tensioni e insonnia. Ottimo per le malattie della vista e il mal di testa, basta appoggiare la pietra sulla parte dolente.
Del resto, l’aspirina deriva dall’albero di salice ed è il medicinale da banco più acquistato e usato a livello mondiale per curare dei piccoli disturbi. Anche in questo caso, chi ha problemi digestivi e di stomaco non dovrebbe abusarne.
Conservazione radice di genziana
Si è parlato di come e quando si deve raccogliere questa preziosa radice, ma non come si conserva. Il metodo più usato e più sicuro è quello dell’essicazione, in quanto così diventa più facile dosare il prodotto e preparare anche la tisana di genziana o il liquore.
Quando ci si addentra su questa strada del liquore alla genziana, bisogna distinguere due ricette italiane. La prima è quella tipica abruzzese e la tradizionale del Trentino Alto Adige. La differenza è che quest’ultima risulta più complessa, in quanto non si utilizza il vino bianco, bensì si fabbrica un distillato. Considerando che ci vogliono anche appositi macchinari, è meglio optare per la preparazione di tisane e del liquore d’Abruzzo: bevibile, amarognolo ma comunque con diversi gradi alcolici.